Provengo da una famiglia nella quale il caffè si beve con la frequenza dell'acqua. Se esistesse un sistema per quantificare il numero di frasi ripetute più spesso da una persona nel corso della propria vita, nel caso di mia madre probabilmente risulterebbe essere: - Vuoi un caffè? -. I miei genitori abitano in un paese di provincia, in una casa a piano terra che si affaccia sull'ingresso di una corte. Capita di frequente che la gente che passa lì davanti li saluti dalla finestra o dal cancelletto aperto. E altrettanto spesso loro li invitano a entrare. Per un caffè, s'intende. Ricordo che da ragazzino, quando frequentavo il liceo a Pavia, ero il primo ad alzarsi in famiglia. Dovevo prendere un treno molto presto, credo alle sette. Mia madre si alzava con me, facevamo colazione insieme e prendeva il primo caffè della sua giornata. Poi era il turno di mio padre che andava al lavoro e di nuovo ne beveva una tazza con lui. Quando si alzava mia sorella per andare alle medie in paese era già il momento di una terza tazza. E non erano ancora le otto del mattino. Questo per dire quale predisposizione genetica abbia ereditato.
Bere caffè è stata, per anni, una delle abitudini più frequenti e naturali della mia vita. A casa e fuori. Durante l'università studiavo con una compagna di corsi che aveva solo una grossa moka da sei tazze: ce la bevevamo tutta noi due, almeno tre volte al giorno. Cioè l'equivalente di nove tazze a testa. A volte finivo io la quantità che lei lasciava nella moka.
All'estero soffro la mancanza del caffè italiano in maniera imbarazzante. Me ne lamento di continuo, pur consapevole del rischio di provincialità che questa ammissione comporta. Ricordo ancora la fitta di gioia assoluta che ho provato un pomeriggio per le strade di Tokyo quando mi sono imbattuto casualmente in un bar con il logo "Segafredo". Trovare un vero espresso all'altro capo del mondo, dopo giorni che non ne bevevo, mi era parso miracoloso. A Istanbul, dove si beve ovviamente solo quel terribile caffè turco, mi facevo almeno una volta al giorno un viaggio di cinque fermate di tram pur di raggiungere un localino dove avevo scoperto esserci una macchinetta Nespresso, che dell'espresso italiano almeno ricorda forma e sostanza.
Per me il caffè è la bevanda privilegiata e non ha orari. Sentire qualcuno che già a metà pomeriggio ammette di non poter bere caffè perché rischia di restare sveglio di notte mi appare assurdo quanto qualcuno che dichiari di indossare un giubbotto imbottito ad agosto per stare al caldo in novembre. Non riesco neppure a immaginare una relazione tra due eventi tanto distanti nel tempo: quante volte ho bevuto un caffè alle undici di sera per poi magari coricarmi a mezzanotte, e senza alcun problema.
Questa è stata la mia vita fino a poco tempo fa.
Da alcuni mesi succede invece uno spaventoso fenomeno: che il mio fisico comincia a risentirne. Mi sono reso conto, e con un certo sbalordimento, che se ne bevo più di tre tazze al giorno accuso una certa nausea. In alcuni casi, se ho ecceduto il giorno precedente, il fastidio è così accentuato che devo evitare di berne per l'intera giornata successiva. E' il mio stesso corpo che me lo richiede, ne sono consapevole. Ciò non toglie che mi appaia come una forzatura spaventosa e del tutto innaturale. Trovarmi in pausa al bar a metà mattina, mentre tutti ordinano un caffè, e io devo limitarmi a una minerale, o una spremuta, ha dell'irreale. Capisco che il mio stomaco mi manda segnali in questo senso, ma il mio cervello non riesce a farsene una ragione. Vedo gli altri accostare la tazzina fumante alla bocca e provo un'invidia quasi inesprimibile.
Mi chiedo se questa condizione sia transitoria o definitiva. Se io abbia ormai raggiunto un limite fisico di assorbimento caffeina oltre il quale non è più possibile eccedere. Non lo so, non ho conoscenza scientifiche a riguardo, non riesco a capirlo. Però ho compreso quale configurazione potrebbe assumere l'inferno per me: un luogo dove tutti bevono caffè, mentre a me è precluso.
P.S. Mi consola sapere di non essere il solo ad avere simili ossessioni. C'è chi ci dedica addirittura un blog.
Credo che Dante farebbe un girone specifico per i caffeinomani come te. Io, ai tempi dei turni di notte, campavo con 6 o 7 caffè di quell'orribile macchinetta automatica...riscoprire il gusto di un espresso fatto come si deve mi regalava una gran gioia.
RispondiEliminaCuriosità: meglio quallo della moka o l'espresso? Negli ultimi anni sembra scoppiata la moda della macchina per l'espresso@home, ma secondo me il caffè della classica moka Bialetti ha un fascino tutto suo. E' bello sentire il rumore del caffè che sale, l'aroma...mmm, mi sa che vado in pausa!
A me è successa la stessa cosa, circa 4/5 anni fa (ho 43 anni); non riesco più a bere troppo caffè e -- ahimé -- se lo bevo dopo le 16 faccio fatica ad addormentarmi di sera, mentre invece una volta potevo tranquillamente spararmi il caffè ristrettissimo di mia zia anche dopo cena.
RispondiEliminaMatt, succede anche me...o è l'età o siamo incinti!
RispondiEliminaun abbraccio Ria
Oh, no, questa è tra le mie paure peggiori: infatti anche per me la vita è stata scandita dai caffè, e anche io ci ho dedicato un blog, che si chiama, appunto, Tazzina di caffè (http://eccomimi.blogspot.com/). :)
RispondiEliminaho dovuto bermi un caffè per gustarmi al meglio il post!!!
RispondiEliminaspero sinceramente che sia una cosa passeggera; io anche all'estero mi riempio di caffè e, a differenza tua, godo anche del caffè turco, di quello lungo americano e persino di quello di cicoria che ho trovato solo in bosnia: beh nulla a che vedere con il nostro (espresso, moka, espresso@home ecc.), ma io snza caffè... non so, non riesco neppure a formulare la frase.
incrocio le dita...
Ciao Matteo!
RispondiEliminaSono nuovo di qui - conosco la tua narrativa, ma ho pensato: "Visto che Internet ci permette di fare tutto - o quasi - perchè non conoscere meglio questa penna, così che diventi anche una persona?" :-)
Tieniti pronto, prontissimo: io ODIO il caffè.
Ho 23 anni, e credo che in tutta la mia vita avrò bevuto caffè ... vediamo ... dunque ... più o meno ... credo non più di qualche centinaio di volte. :D
Hai timore di me, ammettilo!
Scusate.
RispondiEliminaConsapevole dello choc che stavo per procurarti, ho dimenticato di scrivere il mio concetto di caffè.
Il caffè, per me, è un atto sociale.
Lo prendo di rado, ma fisso quando si tratta di cene in compagnia, magari a casa, d'inverno, davanti al camino ... C'è chi rolla la sigaretta e chi beve caffè!
Ecco. Trovo pessimo il gusto - a meno che non metta 2 cucchiai di zucchero - ma vale la pena pur di socializzare! :D
bello questo post, anche io vivo un simile rapporto con il caffè..
RispondiEliminaNon si può mica odiare il caffè! A me scorre nelle vene al posto del sangue! Ho crisi di astinenza da caffeina. Quando vado all'estero la prima cosa che cerco è starbucks.
RispondiEliminaio bevo il latte "nero" la mattina e senza zucchero e me lo godo quel momento. e tutti mi guardano come se "fossi" un gay che fa all'amore con il bicchiere. nonostante questo rituale, sono un fanatico del te!
RispondiEliminaMi è successa la stessa cosa: ad un certo punto della mia vita è scattata l'intolleranza alla caffeina, ormai irreversibile.
RispondiEliminaAnni fa iniziavo la giornata con una moka da 3 e ne bevevo qualche altro qui e là.
Adesso anche il tiramisu mi dà fastidio!
Gli effetti di una tazzina d caffé? Tachicardia, sudorazione, mal di stomaco, a volte anche nausea a sentirne soltanto l'odore.
Confermo: invecchiando è successo questo. Non si torna indietro :-(
Il mio livello è quattro al giorno: il più importante appena sveglio; prima metà della mattinata, con i colleghi; dopo pranzo, anche questo piuttosto importante; seconda metà del pomeriggio, per reggere decentemente fino al letto. Poi, nonostante riesca anche io a dormire benissimo pur avendo preso un caffè dopo cena, di solito evito, a meno che non mi aspettino serate da after hour :) e allora sono cinque.
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