Certe idee sono irresistibili, vanno rubate.
Sul blog letterario Galleycat ho scoperto che la scrittrice americana Mary Robinette Kowall si è fatta promotrice di un’iniziativa a favore della corrispondenza postale. Nel mese di febbraio ha lanciato il “Month of letters challenge”, sfidando i partecipanti a seguirla nell’impresa di staccare la spina per un mese da internet e di tornare ad affidare i messaggi alla posta tradizionale (lettere, cartoline, telegrammi), per riscoprire e rivalutare il piacere della corrispondenza fisica. L’iniziativa è affascinante e lodevole, ma non è questa l’idea che vorrei rubarle. La vera intuizione da parte dell’autrice è stata di chiedere ai suoi lettori di scrivere non a lei, quanto a Jane, la protagonista del suo ultimo romanzo. In cambio si è impegnata a rispondere a suo nome. Un bellissimo modo per creare un rapporto con i lettori (scambiarsi lettere scritte a mano) e per esplorare un personaggio fittizio, andando ben oltre i confini di un romanzo. Prima o poi giuro che lo faccio anch’io.
Notevole...
RispondiEliminaE' un'idea notevole.
Solo una cosa: non sono d'accordo sull'idea che lei possa rispondere a nome di Jane. Se risponde qualcuno al posto di un personaggio di cui ho scritto io, io compreso!, sarà un falso. Solo se risponde davvero il personaggio di cui ho scritto io sarà realtà.
A che indirIzzo ti scrivo? :)
RispondiEliminaImmagino che l'anonimo intendesse rivolgersi a Matteo BB... :)
RispondiEliminaSarebbe interessante. Ma toglimi una curiosità: saresti ancora in grado di rispondere come il te di Generations of love?
RispondiEliminaA me andrebbe anche bene se mi rispondessi a nome del Gruista di Generation of Love.
RispondiEliminaAnzi, se mi rispondesse proprio il Gruista pure meglio (sebbene sia passato qualche anno e con l'età...). :)
PS. Matteo, perché non provi a togliere il fastidiosissimo codice captcha che ci chiede di dirgli se siamo dei robot ogni volta che commentiamo? Basta seguire le istruzioni che ho scritto qui: http://inwonderchat.blogspot.com/2012/02/come-eliminare-la-parola-di-verifica.html
Beh, il me di Generations of love era il me ventenne. Mi basterebbe essere solo un po' più naif nelle risposte...
RispondiEliminaIo a vent'anni non ero più naif.
RispondiEliminaA tratti, in certe cose, ero addirittura più scafato.
Però, Matteo, potrebbe essere interessante già solo riscrivere il commento come se avessi vent'anni.
Queste stesse righe le avrei scritte così - e perdonami l'esercizio di stile...
non m'interessa un cazzo di essere naif. mi interessa sapere che colore hanno le cose, qual'è il loro gusto. mi interessa sapere se il tizio che mi leggerà tra quindici anni avrà meno capelli di me, o più chili; mi interessa sapere solo se ricorderà le cose che sto pensando ora, se ricorderà che odiava le macchine veloci, amava il profumo naturale delle donne, odiava quelle coppie che non si guardano in faccia per non dirsi E ora.
(Scusate. In certe cose facevo ridere, a 20 anni; in certe cose faccio ridere ora. Ma il me 20enne ringrazia).
RispondiEliminaNo dai, il tocco naif non basta.
RispondiEliminaScommetto che ti inventeresti qualcosa per far trasparire la differenza a livello di sogni, aspettative, punto di vista sul mondo....e musica!
Dici che gli anni cancellano il nostro "io sognatore" per lasciare spazio e una versione di noi più disillusa?