venerdì 9 gennaio 2015

“COME LEGGONO GLI SCRITTORI” (17) - ROSELLA POSTORINO


L'ultimo romanzo di Rosella Postorino è "Il corpo docile" (Einaudi).

1 - Tutti soffrono del “blocco dello scrittore” prima o poi, ma ti è mai capitato il “blocco del lettore”? Se accade come ti comporti? Ti “abbassi” a leggere qualcosa di più “leggero” o non leggi affatto?
Io leggo sempre, tutti i giorni. Leggo per il mio lavoro da editor, prevalentemente nelle ore diurne, e leggo comunque a letto ogni sera prima di addormentarmi, altrimenti non riesco a prendere sonno. Non ho mai avuto il blocco del lettore, se per blocco del lettore si intende non riuscire più a leggere, però spesso cado nella trappola di assimilare la lettura al dovere, svuotandola del piacere che mi conquistò quando ero piccola, e inserendola invece nella sfera della colpa. Mi sento in colpa se dopo cena sul divano leggo un romanzo edito e non un manoscritto, mi sento in colpa verso i classici che non ho letto perché devo leggere manoscritti, mi sento in colpa se non leggo i casi editoriali, perché per lavoro dovrei conoscerli e illudermi di poterli analizzare e così capire perché sono diventati casi editoriali, mi sento in colpa se, per leggere i casi editoriali, abbandono Anatomia della critica di Frye, mi sento in colpa perché ho sempre troppi libri sul comodino, e so che molti di loro resteranno letti a metà. Forse per blocco del lettore possiamo intendere la foga con cui compro e/o apro troppi libri, senza però finirli. Quando un libro mi fa dimenticare ogni dovere e ogni colpa, quando insomma il piacere della lettura è talmente forte da restituirmi quello stato primigenio di innamoramento, sento che il miracolo è ancora possibile. Capita con i libri che non solo finisco, ma che mi spingono a leggere altre cose scritte da quell’autore o autrice.

2 - Che genere leggi di più (narrativa, saggistica, poesia)? Di solito leggi libri del genere che tu stesso scrivi? In cosa è differente la tua esperienza di lettura quando leggi qualcosa al di fuori del genere che scrivi?
Leggo prevalentemente narrativa, e più romanzi che racconti. Così come preferisco scrivere romanzi e non racconti. Non saprei dire qual è il genere che scrivo, o che ho scritto finora. Se il genere è romanzo “realistico” di ambientazione contemporanea, direi che la maggior parte dei romanzi italiani e stranieri contemporanei appartiene a questo genere, quindi sì: ne leggo molti, e poi leggo classici. 
La mia esperienza di lettura con ciò che è diverso da quanto scrivo io è quotidiana, per questioni professionali. Per lavoro leggo noir, thriller, fantasy, chick-lit, erotico, commedia, romanzi storici e anche “varia”. 
Leggo saggistica soprattutto a scopo di documentazione quando scrivo un romanzo. Per Il corpo docile ho letto molti libri sul carcere, che mi hanno fornito informazioni “tecniche”, per così dire, a suffragio della mia esperienza diretta a Rebibbia: saggi, ma anche lettere di carcerati o racconti-testimonianze di carcerate. Ho però riletto anche Foucault, non solo Sorvegliare e punire, e Goffman; e saggi filosofici sulla violenza, e saggi clinici su abusi e trauma. In questo modo, la scrittura del romanzo guida le mie letture, in apparenza condizionandole, in realtà esponendomi ad ambiti molto diversi, dei quali sono curiosa, come lo studio della mente (dalla psicanalisi alle scienze cognitive), ma che sono letture che altrimenti non farei perché, di mio, leggerei sempre romanzi. La stesura di un romanzo è un percorso anche per questo motivo: di solito dura anni, e in quegli anni ci sono nuove possibilità di lettura che si schiudono da un libro letto all’altro, come in una sgangherata bibliografia che prevede la rilettura di Madame Bovary o di Delitto e castigo e la lettura (pressoché ingiustificabile) della storia dello stupro di Joanna Bourke. Non è detto che tutto sia utile e necessario, infatti, ma è come se questi libri appartenessero a una specie di estesa costellazione: più o meno vicini, girano – o ti sembra che possano girare – intorno al libro che scrivi – o che ti sembra di (voler) scrivere. È una ramificazione che parte dal tuo libro in fieri e arriva dove tu nemmeno sai, mentre il tuo libro in fieri continua a crescere, forse anche per merito di quelle letture, o forse nonostante quelle letture, che magari ti hanno fatto inciampare. 
Leggo regolarmente saggi critici sugli autori che amo e anche biografie su di loro. Leggo la maggioranza di quel che viene pubblicato su Duras in inglese e francese, per piacere e per lavoro (la traduco). Leggo ogni tanto qualche saggio sull’editoria. 
Leggo poesia contemporanea meno di quanto vorrei, e la scelgo per istinto. Lì non c’è dovere né colpa, ma purissimo piacere. 

3 - Dove leggi di solito? A letto? In treno?
Leggo soprattutto stesa. Sul divano, a letto, in spiaggia, nel parco di Castel Sant’Angelo. Leggo da stesa anche i manoscritti (di solito li leggo alla scrivania dell’ufficio, ma spesso devo portarmeli a casa, e dunque li leggo stampati, usando un leggio che sistemo sulle gambe piegate, o direttamente dallo schermo del mac appoggiato sulla pancia). Leggo in treno e in areo – porto molti libri in treno e in aereo, molti più di quelli che potrei mai leggere, perché viaggiare mi agita e i libri mi tranquillizzano. Mi porto dietro anche libri che ho già letto sette volte, tipo Malina di Ingerborg Bachmann, perché ciò che è familiare stempera la sensazione di minaccia intorno. Metto nello zaino anche manga (non d’autore). Leggo in macchina, sull’autostrada, tanto non guido io. E sul bus, sebbene lo prenda poco. Leggo in piedi dall’app Kindle del mio iPhone se sto aspettando qualcuno, e leggo a pranzo se sono al bar da sola, ma più spesso articoli pubblicati in rete, che possono essere consumati nel tempo di un riso e verdure. Li leggo dal cellulare, o li stampo in ufficio prima di scendere. Leggo articoli dall’iPhone specialmente la mattina, mentre vado a piedi al lavoro.

4 - Leggi mai per “piacere proibito”?
Che significa leggere per piacere proibito? Leggere cose non utili o non riconosciute imprescindibili dalla comunità letteraria? Allora, come ho detto prima, a volte leggo manga in treno e in aereo, cioè in uno spazio e in un tempo nei quali mi concedo una tregua, per lenire la mia ansia. Oppure leggo tutti i libri disegnati da Rebecca Dautremer – il mio preferito è Il diario segreto di Pollicino – ma li considero di grande qualità, quindi forse non so rispondere a questa domanda.

5 - Leggi narrativa per ragazzi (Young Adult)? Leggi narrativa di genere?
Per lavoro. Anche se considero la categoria Y/A equivoca e inconsistente. Il giovane Holden non è uno Y/A, per esempio? Ed è pure un classico del Novecento.

6 - Tendi a leggere libri più brevi o lunghi?
Mi è indifferente. Posso mollare anche un libro breve. D’altra parte, leggo molto sul Kindle o sull’iPad, quindi non mi accorgo del numero delle pagine, solo del tempo che mi manca alla fine della lettura.

7 - Quando finisci un libro quanto aspetti prima di cominciarne un altro?
Non aspetto mai, perché leggo sempre troppi libri contemporaneamente.

8 - Leggi più libri contemporaneamente?
Sì, come ho detto prima. C’è una specie di selezione naturale per cui tra le decine di libri che inizio (inizio tutti quelli che ho), solo alcuni li leggerò sino alla fine. E non dipende dal fatto che mi piacciano o meno. Posso mollare anche un libro che mi piace, con l’intenzione di riprenderlo in futuro, solo perché in quel momento è urgente la lettura di altro (per motivi di studio, per esempio) e il tempo disponibile per leggere, purtroppo, è limitato. Nel corso degli anni mi è successo anche con libri che sono per me capitali, come La trilogia della città di K. o Il soccombente o Domani nella battaglia pensa a me: li ho abbandonati, poi li ho ripresi e finiti; tempo dopo ancora, li ho anche riletti. Sono molto disordinata, me ne rendo conto.

9 - Leggi con una matita in mano (cioè, prendi appunti a margine delle pagine o da qualche parte)? È importante se lo stai leggendo per recensirlo?
Leggo con una matita in mano, o faccio le orecchie, o sottolineo sul Kindle o sull’iPad. Se devo recensire il libro, a maggior ragione sottolineo, trascrivo frasi, prendo appunti durante la lettura, trovo assonanze con altro, eventualmente riprendo in mano l’altro per confermare o meno le mie idee.

10 - Se scrivi recensioni/sei un critico leggi il volume più volte prima di sottoporre la recensione? Cominci a scriverla prima di aver finito il libro?
No, finisco sempre il libro, prima di scrivere la recensione. Non lo rileggo per intero, ma di certo ne rileggo brani, soprattutto laddove ci sono orecchie o sottolineature o appunti a margine.

11 - Come decidi cosa leggere dopo? Tieni conto del fattore diversità quando scegli che libro leggere? (es. cerchi di non leggere solo libri scritti da maschi bianchi?)
No, non direi che sia questo il criterio. Per studio, leggo libri che entrano in relazione con altri libri che ho già letto, a partire dalle bibliografie. Per amore di un autore o un’autrice, tendo a leggere quanti più libri posso tra quelli scritti da lui o da lei, anche se con meno determinazione di quando ero all’università. Leggo libri che mi segnalano lettori di cui mi fido molto: spesso sono altri scrittori. Leggo molti libri scritti da donne, non tanto come progetto “politico” (anche se per me questo è un tema), quanto perché quello sguardo sul mondo mi interessa. Qui si aprirebbe la diatriba sull’esistenza o no di uno sguardo “femminile” sul mondo, quantomeno da un punto di vista letterario, ma non è la sede giusta per affrontarla, quindi chiudo qui. 

12 - Quanto è importante per te leggere i libri che sembra che tutti stiano leggendo (il primo in classifica, il vincitore dell’ultimo premio, ecc.)? Leggi libri recenti o più spesso libri vecchi?
Per vecchi intendi di due o dieci anni fa, o intendi i classici? Leggo o rileggo i classici se credo che mi servano per quello che sto scrivendo o pensando, se ne sento la mancanza, se immagino che, a distanza di tempo, possano dirmi qualcosa di nuovo. E leggo anche per imparare da loro. Leggo i contemporanei a prescindere dalle classifiche, a meno che non siano italiani, e allora devo leggerli, o almeno “annusarli”, per lavoro. In effetti per lavoro sarebbe opportuno leggere anche gli stranieri in classifica, o che hanno vinto il Pulitzer, e prima o poi infatti li leggo, ma con molto ritardo. Sono a disagio se a una cena tutti parlano del Cardellino di Donna Tarrt e io non l’ho ancora letto, però poi torno a casa e mi scordo del disagio: mi rileggo Fenoglio o Natalia Ginzburg, o prendo dalla libreria uno dei libri di António Lobo Antunes che mi mancano, o uno di Bernhard che ho abbandonato mesi prima.

13 - Cosa stai leggendo in questo momento? Qual è il tuo libro preferito fra quelli che hai letto ultimamente?
In questo momento sono in vacanza e mi sono portata dietro, tra i libri cartacei, Il sogno di Gesù di Christoph Türke, Alice nel paese delle meraviglie, che sto rileggendo, La voglia di Elfriede Jelinek e L’amore e l’Occidente di Denis de Rougemont, uno dei libri che mi piacevano tanto ma che ho dovuto mollare a metà per altre incombenze. Tra quelli contenuti nel Kindle, ho letto in macchina La tregua di Mario Benedetti e ho finito tre giorni fa Il libro di Blanche e Marie di Per Olov Enquist. 

Le letture per me più importanti dell’anno sono state Il posto di Annie Ernaux (una di quelle autrici per cui è scattato l’innamoramento e della quale ho letto quindi altri quattro libri, in francese), Stoner di John Williams (tra i casi editoriali letti in ritardo), il secondo volume della biografia di Duras di Jean Vallier (tra i libri di studio), Alexis o il trattato della lotta vana di Marguerite Yourcenar (tra i grandi autori del ’900), L’amore normale di Alessandra Sarchi e La gemella H di Giorgio Falco (tra i libri che abbiamo fatto in Stile Libero), e il bellissimo Tempo di imparare di Valeria Parrella.

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