mercoledì 23 marzo 2011

OBAMA DICE AI GAY CHE ANDRA' MEGLIO

Martedì sera, ore sette, sono in una libreria di Tribeca, a New York per la presentazione di un libro uscito oggi negli Stati Uniti intitolato "It gets better". Ci sono per caso: mi trovo a New York per una conferenza, ho letto stamattina su un giornale dell'evento e ho deciso di venire a fare un salto.

"It gets better" (Dutton publishing, 21,95 dollari) è un raro caso, quasi unico, di libro tratto da YouTube, ossia di progetto nato in forma di video e poi trascritto per la stampa. L'idea nasce nel settembre del 2010 da Dan Savage, scrittore e giornalista americano, in seguito alla morte di alcuni adolescenti gay, suicidatisi dopo mesi di insulti, violenze, persecuzioni da parte dei loro stessi compagni di scuola. Memore degli attacchi subiti da lui stesso durante l'adolescenza e profondamente toccato da queste morti insensate, Savage decide di voler far qualcosa per aiutare le migliaia di ragazzi vittime ogni giorno di tali violenze fisiche e psicologiche in ogni scuola del paese. Sa bene che farsi invitare a parlare agli studenti negli istituti è difficile, quasi impossibile: schiere di genitori fondamentalisti si oppongono all'ipotesi che intellettuali gay adulti incontrino i loro figli, adducendo assurde accuse di possibile corruzione morale e persino pedofilia. Tuttavia Savage si rende conto che oggi questi ostacoli sono superabili all'istante: nell'era dei social network chi ha più bisogno di entrare in una scuola, di chiedere permessi che non arriveranno mai? Lo scrittore chiama il suo compagno, il dj Terry Miller, e gli annuncia il suo progetto: pubblicare un video su YouTube nel quale raccontare agli adolescenti in crisi che il periodo terribile che stanno attraversando finirà e che dopo andrà meglio. Che togliersi la vita per gli insulti e la prepotenza altrui è uno spreco assurdo. Che il futuro ha in serbo per loro felicità e amore. Ma per farlo, per creare un messaggio convincente e realistico, ha bisogno della sua complicità. Sa che non si tratta di una richiesta semplice. Malgrado lo scrittore abbia pubblicato tre libri sulla propria vita di coppia (i due hanno adottato un bambino e hanno lottato per il riconoscimento del matrimonio omosessuale neglio USA), Miller non ha mai concesso un'intervista, non è mai apparso in tv o sui giornali, ha preteso (e ottenuto) dal compagno un rispetto della privacy pressochè totale. Invece stavolta, e per la prima volta, Miller accetta di apparire a suo fianco e di testimoniare con lui, nella speranza concreta di offrire conforto a ragazzi in difficoltà e riuscire addirittura a salvare vite umane.

Quando postano il loro video, Savage e Miller si augurano che altri possano seguire il loro esempio. Si dicono quanto sarebbe bello se riuscissero col tempo a ottenere un numero significativo di contributi simili. Si fissano il traguardo, ipotetico, di cento. Sembra loro un bel numero, tondo, ampio: cento versioni diverse della stessa promessa: resisti, andrà meglio, ve lo giuriamo. I due non hanno idea di quanto le loro previsioni siano distanti dalla realtà: il giorno dopo i commenti, le richieste, le mail rivolte a Savage sono tali che il suo computer va in tilt. Nel giro di pochi giorni i video sulla scia di "It gets better" sono già diecimila. Dopo un mese è impossibile tenerne il conto. Chiunque, tra artisti, attori, scrittori, cantanti, personalità televisive e soprattutto gente comune, offre la propria testimonianza. Il fenomeno si espande nel resto del mondo. A quattro settimane dal debutto su YouTube, Savage riceve una telefonata dalla Casa Bianca: Barak Obama chiede di poter inserire anche un proprio messaggio di solidarietà.

La presentazione del libro in Tribeca è la prima del tour promozionale. I due fondatori del progetto sono vistosamente emozionati. Dan Savage durante l'introduzione legge la lettera che gli ha scritto una madre, raccontandogli come i loro video abbiano salvato la vita del figlio. Mentre legge le sue parole non riesce a trattenersi e si lascia scappare qualche lacrima. "Scusate, mi commuovo come una cretina" dice al pubblico, che lo copre di applausi. Poi lo scrittore chiede ai presenti se c'è qualcuno che ha contribuito al progetto con una propria testimonianza. Diverse persone alzano la mano. Lui le invita sul palco. Sono presenze casuali, ma sembra che sia un cast operato dall'Onu: c'è una lesbica di mezza età, una giovane di colore, un gruppo di ebrei ortodossi, un ragazzo italoamericano, un asiatico... La loro semplice presenza testimonia il valore, la varietà, la diffusione del progetto: "It gets better" ha parlato a tutti, ha coinvolto tutti, ha spinto tutti a fare la propria parte. Non è più la presentazione di un libro: è un happening, una sequenza di voci diverse che racconta una grande storia comune. Ci siamo passati tutti, fa schifo, lo sappiamo, ma vi assicuriamo: si può sopravvivere e il futuro per voi sarà radioso.

Abbandono la sala prima che l'incontro finisca. Scendo in metrò, sfoglio il volume per verificare chi conosco fra i nomi degli autori presenti. C'è di tutto: scrittori (Cunningham, Sedaris), cantanti (Jake Shears degli Scissor Sisters), blogger (Perez Hilton), cartoonist (Alison Bechdel), attori (Ellen Degeneres), politici (Hilary Clinton, David Cameron), celebrità (Chaz Bono, il figlio transessuale di Cher e Sonny Bono). E poi una lista infinita di anonimi insegnanti, medici, grafici, studenti, manager, agricoltori, negozianti, poliziotti, che hanno voluto mettersi in prima linea per la causa. Leggo il messaggio di Obama. A un certo punto dice: "Non so cosa significhi essere preso di mira in quanto gay. Ma so cosa vuol dire crescere sentendosi fuori luogo. Ed è dura". Mi colpisce questa frase. Obama sembra quasi scusarsi del fatto di non poter empatizzare fino in fondo con chi sta vivendo sulla propria pelle la discriminazione per ragioni sessuali. Offre comprensione, consapevole che non può comprendere fino in fondo il dolore che ha conosciuto chi ha subito certi assurdi soprusi. Mentre leggo le promesse di futuro sereno che Obama fa ai giovani gay in difficoltà del suo paese non posso fare a meno di pensare all'imbarazzante arretratezza del mio. Un paese nel quale un presidente del consiglio può sollazzarsi con le minorenni in nome di una propria vita privata, mentre la sola ipotesi di affrontare in parlamento una discussione per il riconoscimento dei diritti civili a una coppia stabile di persone dello stesso sesso è ostacolata da ogni tipo di impedimento di ordine etico, morale, religioso. Un paese nel quale che un progetto come "It gets better" possa ottenere il plauso del governo, la testimonianza delle più alte cariche dello stato, sia quantomeno fantascientifico.

Non l'ho fatto prima, alla libreria, ma adesso, circondato da sconosciuti in un vagone della metropolitana, leggendo le parole che Obama e pensando al pianeta lontano dal quale provengo, sono io ora la cretina che si commuove.



www.itgetsbetter.org

Al momento della scrittura di questo post, il video di Savage e Miller su YouTube è stato visto da 1.264.342 persone.

5 commenti:

  1. ieri ho visto un film che mi ha colpito moltissimo e il tuo post di oggi sembra arrivare con una puntualità disarmante: Prayers for Bobby. Non so se lo conosci, ma immagino di si, sapendo quanto sei attento a tutto quello che gira intorno. Non nego di aver pianto come un bambino...la visione è stata devastante per me. Sono davvero una cretina pure io. Bellissimo post e bellissima iniziativa. Leggo che vai spesso a New York. Parli bene la lingua vero? Leggi i testi in lingua originale?

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  2. Allora siamo tutte cretine: mi sono commossa anche io leggendo il tuo post, io che non sono mai stata discriminata per niente ma che lo stesso ogni tanto mi sento fuori posto per qualche cosa

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  3. Io non mi sono commosso, ma il racconto mi ha toccato. E comunque sono volentieri una cretina anch'io :) Continuo però a pensare che insieme a tutto ciò di cui sopra, forse dei corsi di karate farebbero molto, molto bene ai giovani gay e alle giovani lesbiche e ai/alle giovani trans... e anche a quelli/e di mezz'età e anche ai vecchi... Lo so, lo so... Gandhi e tutto il resto, ok. Però io quando in terza media (oh... millecinquecento anni fa!) ho finalmente MENATO DI SANTA RAGIONE il bullo che mi ha chiamato finocchio e preso a sberle per tutta la prima e la seconda media, ecco, mi sono passate tutte le velleità suicide! (Ah, per la cronaca: lui poi è morto di overdose verso i 20 anni, io sono ancora qui a scassar le balle).
    Quello che voglio dire, senza glorificare la violenza (che in toria aborro) è che tante volte, molte più di quanto si potrebbe credere, l'essere "forte", il reagire con forza e a testa alta, porta enormi benefici alle persone prese di mira in quanto gay.
    Un bacio da un altra cretina :)
    Orlando

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  4. Io ho adorato questa testimonianza di Joel Burns
    http://www.youtube.com/watch?v=ax96cghOnY4

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  5. Ho parlato del progetto video, interessante e ben fatto, molto tempo fa. Ma non sapevo del libro. Grazie per le news sempre aggiornate.

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