sabato 16 aprile 2011

BAMBINI DA PAURA


L'altro giorno a Cagliari parlavo con una giovane operatrice sociale che era scossa per un episodio accaduto qualche sera prima. Era in una pizzeria affollata con un gruppo di amici, all'ingresso, in attesa che si liberasse un tavolo. Alcuni ragazzini si rincorrevano nel locale. Fra questi, una bambina con lunghi capelli biondi raccolti in una coda. Mentre passava accanto al loro gruppo, uno dei suoi amici ha avuto l'istinto di sfiorarle la coda, una carezza veloce ai suoi capelli al vento. La bambina però si è bloccata e si è messa a urlare: - Mi ha toccato! Mi ha toccato! -. All'improvviso l'attenzione dell'intera pizzeria si è rivolta verso di loro. Il padre della bambina si è alzato minaccioso. La tensione nell'aria si è fatta da subito tangibile. E' stata necessaria la collaborazione dell'intero gruppo di amici per spiegare che si era trattato di un gesto innocuo, perlatro compiuto pubblicamente, con simpatia e senza alcuna morbosità.

Era evidente che la bambina fosse stata istruita dai genitori contro i contatti indesiderati da parte degli adulti. Questa legittima preoccupazione però doveva esserle stata inculcata con tale determinazione che è bastato sfiorarle i capelli per farle scattare un allarme interiore e spingerla a gridare aiuto a squarciagola.

La ragazza ha detto che ciò che l'ha impressionata maggiormente è stata la tensione che si è creata nel locale, lo sguardo di condanna subito impresso negli occhi degli avventori, il rischio tangibile che l'incidente avrebbe potuto tramutarsi in uno scontro.

Un segnale del grado di paura generalizzata che la nostra società ha raggiunto. Forse un'indice di isteria collettiva.

"Difficile - ha aggiunto la ragazza - non fare confronti con il nostro passato, anche più recente". Ha raccontato di quando, da bambina, giocava nella piazzetta al centro del suo paese. Un gruppo di vecchietti stazionava ogni giorno sulle panchine della pizza. Ogni tanto qualcuno di loro la abbracciava o le dava un bacetto sulla fronte. Gesti di affetto intergenerazionale. Non c'erano legami di parentela diretti fra questi anziani e questi bambini, eppure a nessuno in paese sarebbe venuto in mente di contestare loro il diritto di mostrare affezione verso le giovani generazioni. Al contrario, sua madre l'aveva educata al rispetto degli anziani, al valore della loro saggezza ed esperienza. "Non è mai successo nulla di sconveniente" ha concluso. "Eppure sono certa che se oggi un vecchietto abbracciasse una bambina come facevano loro con me, rischierebbe il linciaggio pubblico".

Viviamo davvero in una società pronta a vedere mostri ovunque?

6 commenti:

  1. Ho visto la scena come se l'avessi vissuta. Impressionante. P.S.- che immensa tristezza.
    carlo deffenu

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  2. Andrea Gallo: Questa triste vicenda mi da la conferma... faccio bene a non esprimere più nemmeno un sorriso ai bambini. Si rischia troppo! Sono più che triste!!!

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  3. Impressionante. La cultura della paura sta prendendo piede troppo in profondità. Non va bene. Non va bene.

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  4. Sembra quasi che l'apprensione dei genitori si sia trasformata in fobia e si sia inculcata nella mente della bambina....
    Ai miei tempi c'era la paura della zingara che ti rapiva, non è un bel ricordo, ma è nulla al pensiero di una bambina nemmeno adolescente che deve vivere con il timore che qualsiasi sconosciuto abusi di lei.
    Direi che la cosa è sfuggita un po' di mano.

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  5. Sono genitore di due piccoli e viviamo in Svizzera, a Losanna.

    I bambini ancora circolano soli e indisturbati.

    Li lascero', a tempo debito, circolare da soli?

    Non lo so, in fondo siamo italiani e del sud. Siamo abituati a vedere nero. Che sfortuna.


    Vincenzo

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  6. da tempo non sorrido più ai bambini sconosicuti

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