martedì 5 febbraio 2013

MATERIALE RESISTENTE


E’ solo feticismo? L’attaccamento all’oggetto fisico è indice di un animo reazionario? Non lo so, boh. Forse. Da mesi discuto con amici più giovani sul passaggio dall’analogico al digitale e più volte sono stato tacciato di conservatorismo perché sostengo la superiorità del supporto materiale rispetto all’effimero file. Ma sgombriamo il campo: non sono mio nonno, ho un iPad e leggo moltissimo sul tablet, ho stipulato abbonamenti a riviste on line straniere perché rappresenta una comodità assoluta rispetto alla fatica di andarle a cercare in certe edicole specializzate e con gli inevitabili giorni di ritardo nella distribuzione estera; non parliamo neppure di quando si tratta di valutare decine di testi di narrativa inedita, l’inestimabile praticità di sostituire chili di fotocopie e dattiloscritti con un singolo, leggero, elegante strumento da viaggio. Anche per la musica, il mio primo consumo avviene in forma digitale: scarico tonnellate di mp3, ho tre hard disk esterni pieni di roba, un iPod dove non ci sta più nulla e viaggio con un paio di cuffiette perennemente in tasca. Conosco dunque i vantaggi del digitale, viva la tecnologia!, viva il futuro!, eccetera eccetera. 
La domanda che si pone però è un’altra: perché tra un libro di un autore che amo e il suo corrispettivo ebook non ho un attimo di esitazione nella scelta di acquistare il primo? Perché di certi gruppi continuo a comprare i cd? 
La risposta è semplice: perché li voglio. E volere equivale a possedere. E possedere, fino a prova contraria, implica la fisicità. Devo toccarli. Devo esporli sullo scaffale. Devo ricordare a me stesso che esistono, che mi stanno intorno e con la loro presenza formano il mio carattere, la mia cultura, i miei gusti, il mio conforto, il mio essere me. 
In sintesi, più banalmente, forse basterebbe riprendere le parole di una celebre filosofa del secolo scorso: “ ‘cause we are living in a material world and I am a material girl”. 

12 commenti:

  1. Amen!
    Tu sai che "la superiorità del supporto materiale rispetto all’effimero file" è inoppugnabile e indiscutibile; dato che si tratta di caratteristiche e qualità tecniche ai tuoi amici più giovani puoi rispondere di informarsi per essere meno ignoranti... ;)

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  2. Non ho capito dov'e' realmente il problema. Possedere penso sia principalmente un 'idea. L'idea di accumulo, per intenderci. Il comprare è ripetere

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  3. beh, io non ci troverei niente di male, se non fosse che noto che spesso le persone vanno FIERE di possedere. dischi, o libri, o automobili, o scarpe.
    I libri di solito in modo particolare, perché e' considerato particolarmente "nobile".

    E' questo che mi sembra incomprensibile, non mi sembra una cosa di cui andare particolarmente fieri, ne' da punto di vista ambientale, ne' di vivibilità (odio le case in cui non riesci a muoverti per gli oggetti che ci sono accumulati. che siano libri, vestiti o mobili).

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  4. Le cose materiali sono i nodi di una rete di relazioni affettive, poterle guardare o toccare o averle a portata dei cinque sensi permette di richiamare le rappresentazioni a cui sono collegate senza doverle mettere in atto (leggere per i libri, ascoltare per le musiche e così via).

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  5. Donna camel, questo e' vero per alcuni selezioni oggetti, particolarmente significativi.
    Anch'io ho dei libri a cui sono molto affezionato e che tengo, ma e' 1 su 100.
    In generale, trovo l'accumulo incondizionato degli oggetti a un passo dalla patologia. Ed e' una patologia che molti portano come un fiore all'occhiello, come altri fanno con la patologia chiamata gelosia, per dire.

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  6. Vinz tra amare certi oggetti e l'accumulo seriale c'è una bella differenza. Non sto parlando di frenesia di acquisti, né di imbottire le case di roba. Sto dicendo che, di fronte alla scelta tra il fisico e il digitale, io mi rendo conto di continuare a preferire il materiale.
    Poi la gente che si vanta dei propri libri (o dei propri vestiti, o della propria macchina) è semplicemente patetica, ma è un altro discorso.

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  7. Vinz, se si manifestano come sintomi probabilmente alleviano qualche carenza, anche le patologie hanno un senso non casuale

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  8. Si Matteo posso capire il tuo punto. Io in generale non amo possedere, e' faticoso, costoso, e porta inutili responsabilità (per esempio, ho la macchina a noleggio).
    Per me i tablet sono stati una benedizione; non devo usare gli occhiali da lettura, e posso evitare il triste rito di buttare i libri che non sono riuscito a regalare in giro. (darli via in qualche centro/libreria/etc. diventa un lavoro).
    Si donna camel, non ho niente contro le patologie...tutti ne abbiamo. Sarebbe pero' gradita un po' di autocoscienza e perlomeno discrezione nel trattarle; se sei geloso sono affari tuoi, ma non sentirti migliore di me per questo. Perché capita, eh.

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  9. Che cosa si intende per «Vantarsi dei propri libri»? Domando perché è una “critica” che mi è stata rivolta spesso, ma mai argomentata in modo convincente. Ho l'abitudine - se volete, chiamatelo vizio; difetto patologico, risulterebbe eccessivo - di riunire i libri che ho letto durante l'anno, scattargli una foto e pubblicarla su Facebook per discuterne con altri potenziali lettori. Pratica che, da alcuni, viene scambiata per esibizionismo. «Ostentazione di una cultura pesata a chili», scrisse un collega di Matteo.

    Stefano

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  10. Beh...."vantarsi dei propri libri" e' per esempio, mostrare tutti fieri le montagne di volumi sparsi in ogni dove nella propria casa, sui muri, come poggia tavolini, impilati in terra; obbligando all'uso del machete per muoversi.
    Stefano, non direi che e' il tuo caso!

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