mercoledì 17 settembre 2014

CATTIVE RECENSIONI

Leggo in una vecchia biografia su Divine un aneddoto splendido:

Harris Glenn Milstead, in arte Divine (“la drag-queen del secolo” secondo il settimanale americano People), aveva sempre recitato in film underground e provocatori, in primis quelli di John Waters, e in spettacoli teatrali d’avanguardia. “Hairspray” era stato il suo primo ingaggio hollywoodiano, oltretutto in un doppio ruolo, uno in panni femminili e uno maschili. Il film viene invitato al festival di Cannes ed esce nei normali circuiti americani (e non nei soliti cineclub o salette di periferia come i precedenti). Divine, abituato a essere ignorato o denigrato dalla critica “seria”, per la prima volta riceve una vera attenzione da parte della stampa, con elogi pressoché unanimi per la sua recitazione. È il momento del successo e della sua consacrazione verso il pubblico mainstream. Gli viene addirittura offerto un ruolo in una sit-com per famiglie, che fornirebbe alla sua carriera la svolta definitiva. Ma, destino beffardo, dopo appena una settimana dall’uscita di “Hairspray” nelle sale, Divine muore per un attacco cardiaco durante il sonno. 
Il giorno del suo funerale, fra le decine di mazzi di fiori giunti da tutti gli Stati Uniti, ce n’è uno inviato da Whoopi Goldberg. Il biglietto dice: “Ecco l’effetto delle buone recensioni”. 


L’ho trovato commovente e strepitoso. 



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