giovedì 3 settembre 2015

SEMBRAVA UNA FELICITÀ (E LO È)

In vacanza ho letto un libro ottimo e non posso trattenermi dal consigliarlo. Mi fa piacere farlo anche perché fa parte dei primi titoli di una nuova casa editrice nata a Milano con la sigla Enne Enne Editore e che sin dagli esordi si caratterizza per scelte di elevata qualità narrativa e una grande cura editoriale del prodotto, dalle traduzioni alle copertine.
Il romanzo che mi ha fatto innamorare è “Sembrava una felicità” della scrittrice americana Jenny Offill, e già chiamarlo romanzo è un po’ azzardato. Il testo infatti non è una narrazione lineare, quanto una serie di piccoli quadretti, di poche righe ciascuno, che possono essere tanto i pensieri della protagonista, quanto citazioni da libri di autori e filosofi classici, quanto barzellette o brevi aneddoti. Quasi un quaderno di appunti. E tuttavia da questi frammenti ricaviamo la storia del romanzo, che è quella di una scrittrice con l’aspirazione di diventare una grande della narrativa ma che è incapace di terminare un nuovo libro, mentre deve badare alle esigenze pressanti della figlia in età prescolare e affrontare il sospetto del tradimento del marito. 
Leggendo queste pagine si ha l’impressione di un gioco di scatole cinesi: sembra quasi che la protagonista, non riuscendo a portare a termine il suo libro, si sia dedicata a prendere una serie di annotazioni che finiscono per formare un altro libro, quello che abbiamo fra le mani.
Il titolo originale del volume è più vicino al suo contenuto, ma difficilmente adattabile in italiano: “Dept. of speculation”, ossia all’incirca “Il magazzino della speculazione”, dove per speculazione si intende quella filosofica, mentre noi penseremmo istintivamente a quella edilizia. Non a caso, all’interno del romanzo (molto ben tradotto da Francesca Novajra), è reso con un più generico, ma efficace “Ufficio pensieri”. 
Jenny Offill ha dichiarato che originariamente aveva scritto l’intero romanzo in forma tradizionale, poi si è resa conto che non la soddisfaceva affatto e ha ricominciato da capo, concedendosi questa forma assoluta di scioltezza creativa. Si può quasi respirare il senso di liberazione che deve aver provato: il testo accosta riflessioni profonde a curiosità da Settimana Enigmistica, riferimenti a Rilke a canzoncine per bambini, secondo uno schema che sembra suggerire anche un certo aspetto ludico. A conferma di ciò, l’autrice ha svelato che molte delle citazioni incluse nel testo sono dovute a un gioco che si divertiva a fare in biblioteca: apriva a caso pagine di testi classici per vedere se trovava frasi adatte da riportare nel libro. “Una roulette letteraria” l’ha definita.
Una tale, gioiosa libertà non poteva che sembrarle colpevole, per questo aveva detto al marito: - Sto scrivendo un libro che non leggerà nessuno, al massimo qualche collega scrittore, ma sono più contenta così -. Si sbagliava: questo volumetto di 160 pagine è diventato un caso sia negli USA che in Inghilterra, è stato candidato a diversi premi e segnalato fra i romanzi dell’anno del New York Times. Risultati che hanno sorpreso lei per prima.

“Sembrava una felicità” è senza dubbio uno dei libri più originali usciti negli ultimi anni. Fatevi sorprendere. 



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