Uno dei miei libri italiani d’esordio preferito è un romanzo uscito nel 2008, si intitolava “Le mie cose” e l’aveva pubblicato la casa editrice torinese Instar. Si trattava di un libro pieno di idee sbalorditive e parlava di un futuro prossimo nel quale i giornali femminili uscivano in edicola in concomitanza col ciclo mestruale, i defunti non venivano sepolti ma caramellati, gli ingorghi stradali si risolvevano mediante una lotteria che stabiliva quali vetture potessero essere prelevate e liberate, i nomi dei figli erano presi dal catalogo Ikea... Un tripudio di invenzioni narrative.
A cinque anni di distanza il suo autore, Marco Lazzarotto, torna finalmente in libreria con il secondo romanzo e sono felice di annunciare che è pubblicato da Indiana. Dopo il successo di Eleonora C. Caruso col suo fortunato e amatissimo “Comunque vada non importa”, un altro giovane autore italiano entra a far parte della nostra squadra editoriale.
Il nuovo romanzo di Lazzarotto si intitola “Il ministero della bellezza” e (poteva essere diversamente?) è ancora una volta pieno di trovate geniali. Non voglio anticiparvi nulla, ma solo raccontare lo spunto di partenza: il governo italiano è nelle mani di un potentissimo ministro della bellezza che impone canoni estetici rigorosi a tutti i cittadini. Solo chi è davvero bello può occupare cariche pubbliche e professionali, può andare a fare shopping, può permettersi di vivere in centro. Gli altri sono progressivamente ostracizzati e costretti a nascondersi ai margini delle periferie. Un problema che investe il giovane scrittore Matteo Labrozzo, talentuoso ma non bello, in procinto di consegnare il suo secondo romanzo. Come farà a convincere l’editore a pubblicarlo? Come potrà promuoverlo in tv o negli incontri in libreria? E come potrà continuare a gestire la relazione con la sua ragazza, decisamente molto carina e avviata a una carriera di successo?
Un romanzo divertente e provocatorio, quasi uno specchio deformante della società che ci circonda. Un libro carico di surreale sensibilità, che sembra il frutto dell’innesto improbabile fra Stefano Benni e Douglas Coupland, e che per molti lettori sarà, sono certo, una rivelazione.
Ah, e il fatto che l’autore si chiami Marco Lazzarotto (nome che ricorda pericolosamente quello del protagonista), che pubblica ora il secondo romanzo, e che si intimidisca persino a fare le foto per la stampa, vi fa sospettare che questo libro sia anche di un atto di profonda autoironia? Ma no, cosa andate a pensare...
uauu!
RispondiEliminaordino subito!
In effetti, dopo avere letto questa recensione, non si può non avere urgenza di leggere anche il romanzo!
RispondiEliminaLo sto leggendo e devo dire che sono impressionata dalla qualità della scrittura e dalle invenzioni geniali di Labrozzo...ops...Lazzarotto. Ad esempio, l'intera scena della Sagra dello Squaquariello rimarrá nel mio cuore a lungo: divertentissima e pure un po' surreale.
RispondiEliminaLetto. Una delizia...
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