lunedì 4 giugno 2018

QUANDO LE STORIE SONO LIBERE

Sta per partire un nuovo progetto che mi entusiasma in modo particolare. Si chiama “StorieLibere.fm” ed è un portale che raccoglie una serie di podcast originali.


A differenza di altri paesi, dove il formato del podcast ha da tempo raggiunto una sua identità specifica e una diffusione notevole, in Italia il formato è ancora molto poco valorizzato. La quasi totalità dei podcast presenti nel nostro paese non è altro che la replica di trasmissioni radio, ossia di contenuti non ideati per questo formato specifico. Qualcosa però comincia a cambiare anche da noi. Il punto di svolta in questo senso l’ha probabilmente fornito alcuni mesi fa “Veleno”, un’inchiesta giornalistica di Pablo Trincia e Alessia Rafanelli per Repubblica, che ha dimostrato forse per la prima volta a un pubblico molto vasto (è stato al primo posto nella classifica dei download per settimane) come si possa utilizzare il mezzo del podcast per produrre un contenuto seriale di alta qualità, con caratteristiche proprie e che non ha niente da invidiare a radio e tv. Forse sull’onda di un simile risultato, o forse più semplicemente perché i tempi sono maturi, negli ultimi tempi sono nate diverse nuove produzioni (cito per esempio Postcast de Il post e PodLast, i podcast della Stampa). 
In questo scenario in ebollizione, si colloca anche la nascita di StorieLibere.

Per citare le parole con le quali loro stessi si presentano sul sito: “StorieLibere.fmè un progetto di narrazione e intrattenimento che si propone di ridare centralità alla parola. Una piattaforma di podcast audio affidati a narratori militanti.”
Fra i militanti ho il piacere di esserci anch’io.
I podcast presenti sul sito saranno tutti scaricabili gratuitamente e sono dedicati alle tematiche più diverse: per esempio, “Morgana”, il podcast di Michela Murgia (scritto con Chiara Tagliaferri) è sulle donne controcorrenti (“esagerate e stronze, difficili da collocare”); “Mexico ‘68” dello scrittore Riccardo Gazzaniga, già Premio Calvino, è dedicato alle Olimpiadi che hanno cambiato il mondo; “F***ing genius” del divulgatore scientifico Massimo Temporelli racconta le grandi figure che hanno reso possibile la nostra evoluzione;  “The Owl podcast” del cestista Jacopo Pozzi presenta le storie dei maggiori campioni del nostro sport; “Il gorilla ce l’ha piccolo” del biologo e conduttore Vincenzo Venuto ci illustra i comportamenti sessuali degli animali… 


Il mio programma si chiamerà “Esordienti. Un podcast per chi scrive” ed è una sorta di tutorial vocale per tutti gli scrittori in erba che aspirano alla pubblicazione, con istruzioni pratiche, consigli e interviste ai maggiori esponenti del mondo editoriale. Debutterà il 10 giugno con la prima puntata, alla quale seguiranno altre cinque.
Un’anteprima dei contenuti del sito è stata offerta ai visitatori dell’ultimo Salone del libro di Torino, con un interesse e un gradimento di pubblico davvero inaspettati. 


Ora però il portale è finalmente on line e su storielibere.fm potete già ascoltare i trailer di tutti i podcast presenti e farvene un’idea. 

venerdì 1 giugno 2018

RITORNO AL FUTURA

La newsletter "Futura" del "Corriere della sera" questa settimana ospita un mio breve racconto basato su un ricordo scolastico. Una storia di alunni disagiati e insegnanti capaci.

La potete leggere qui


BADATE ALLA BADANTE

Se in Italia avessimo avuto un gruppo come i Fangoria avrebbe avuto una carriera brevissima. Nacho Canut, un musicista capace di produrre un pop elettronico esuberante al confine con la dance e Alaska, una cantante dall’aspetto eccessivo, con un look da battona, un trucco sempre acceso e un abbigliamento che travalica consapevolmente nel travestitismo. Testi arguti mischiati a musica da ballo e visual che fanno del camp il solo stile di riferimento. La serietà di Canut si scontra con l’esuberanza di Alaska, ex attrice almodovariana (aveva esordito appena diciassettenne in versione punk nell’inarrivabile “Pepi, Lucy, Bom y otras chicas del monton”) e protagonista in anni recenti di un reality show sull’MTV spagnola insieme al marito Mario.



I Fangoria potrebbero essere descritti come un incrocio ideale fra il Rocky Horror Picture Showe i Pet Shop Boys. Ripeto, da noi un disastro annunciato.
In Spagna invece e per fortuna sono da anni un duo di grandioso successo. Ma, sino a ora, inesportabile.



Esce in questi giorni “L’amore è un algoritmo borghese”, il primo album de La Badante. Si tratta di un misterioso progetto dietro il quale si nasconde un cantante (o una band) che ha scelto di proporre otto brani dal repertorio di Fangoria tradotti in italiano. Il nome ironico del progetto porta a pensare che non sui tratti di un gruppo di ragazzini, ma maturi professionisti lanciati nell’impresa eroica di portare un’eco di quell’universo camp iberico anche da noi. E basterebbe il titolo dell’album per capire che non ci troviamo in territori concettuali da Alessandra Amoroso o Giorgia. 
La scelta dell’anonimato è confermata dai tre videoclip dai primi singoli tratti dal disco. 
Il primo “Parole d’amore” (adattamento italiano del grande singolo “Retorciendo palabras”) vede nientemeno che lo scrittore Aldo Busi in veste di “ragazzo” immagine che presta il proprio volto all’operazione musicale (esibendosi in un perfetto lipsync, gli va riconosciuto).



Il secondo clip, “Praticamente incosciente” (dal singolo spagnolo “Eternamente innocente”), è un’opera del videoartista Genny Ferlopez, che ha condensato in tre frenetici minuti “Grey Gardens”, lo storico documentario HBO sulla zia e la cugina pazze di Jackie Kennedy, un cult assoluto in ambito camp. 



L’ultimo in ordine di uscita è “Geometria polisentimentale” (dall’omonimo singolo spagnolo), accompagnato da immagini omoerotiche tratte da video ginnici americani degli ‘40/’50, i cosiddetti “Beefcake”, perfetto esempio di sublimazione artistica, riviste e filmati rivolti a un pubblico omosessuale che mostravano culturisti in slip che si esibivano in scene di lotta: quanto di più vicino possibile a un amplesso fra uomini senza cadere nell’illegalità.



La Bandante dunque si diletta ad aggiungere una ridda di riferimenti culturali ed estetici a una base già di per sé ridondante di significati e provocazioni.

Se dovessi ipotizzare le reazioni del pubblico italiano di fronte a un simile progetto direi che si dividerà in due: quelli che ameranno La Badante e quelli che, semplicemente, non la capiranno.