La newsletter "Futura" del "Corriere della sera" questa settimana ospita un mio breve racconto basato su un ricordo scolastico. Una storia di alunni disagiati e insegnanti capaci.
La potete leggere qui.
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venerdì 1 giugno 2018
martedì 27 febbraio 2018
DIVENTARE LETTORI DEL MONDO
Fra Stati Uniti e Regno Unito circolano decine di splendide riviste letterarie (“McSweeney’s”, “GRANTA”, “The New Yorker”, “The Paris Review”,…), che la quasi totalità del pubblico italiano ignora perché già è poco avvezzo al mondo delle riviste di narrativa, figuriamoci poi se sono in lingua. Per sopperire in parte a questa lacuna ogni tanto vengono pubblicate da noi delle raccolte che ne offrono il “best of”, ma ovviamente un’antologia compilativa non offre la stessa esperienza dei numeri originali.
Per questo sono rimasto sbalordito quando ho saputo
che una piccola casa editrice italiana ha scelto di tradurre per intero un numero
della rivista letteraria “Freeman’s”. Il merito va alla toscana Black Coffee (il
cui giovane catalogo già comprende romanzi davvero interessanti), che non solo
l’ha pubblicato ma lo distribuisce in libreria al prezzo contenuto di soli 12
euro col titolo di “Freeman’s – Scrittori dal futuro”.
Come il nome dichiara esplicitamente, si tratta
della creatura dell’editor John Freeman, che dopo essere stato per anni a capo
di un’altra rivista inglese (la storica “GRANTA”), ha deciso di aprire la
propria testata personale. In genere le riviste hanno un focus locale,
presentando i nomi più interessanti del proprio paese. Lo sguardo di Freeman
invece è aperto verso l’intero pianeta, grazie anche alla collaborazione e alla
segnalazione di operatori dell’editoria incontrati in giro per fiere e
manifestazioni a ogni latitudine. Il risultato è una raccolta davvero
variegata, con racconti provenienti tanto dall’Inghilterra o dagli Usa, quanto dalla
Turchia, dalla Norvegia, dalla Cina o dall’India.
L’intento del curatore è proprio quello di spingere
il lettore a diventare cosmopolita. E per spiegare cosa intenda nell’introduzione
al libro cita una conferenza della scrittrice Aminatta Forma tenutasi a Georgetown,
durante la quale l’autrice ha detto: “Cosmopolita
è chi possiede, o si è creato, più di un modo di vedere le cose, qualcuno la
cui prospettiva non sia circoscritta ai confini dati dai valori di un’unica
cultura nazionale. Cosmopoliti si può nascere, diventare o essere costretti a
essere”. E Freeman aggiunge: “Pensateci:
il migrante è cosmopolita, il rifugiato è cosmopolita, chiunque viva fra due o
più luoghi, e quindi comprenda la complessa situazione in cui costoro si
trovano, è cosmopolita. Che splendido concetto, specialmente in un’epoca in cui
i governi basano la propria politica sulla crudeltà costituzionale e
sull’assunto per cui alcuni individui in sostanza valgono più degli altri”.
Poi, poche righe più sotto: “È possibile
combattere attraverso le nostre scelte di lettura? A mio parere sì, e possiamo
farlo senza perdere il gusto di leggere. È sufficiente tornare a considerarla
come un’esperienza più ampia, quella da cui in così tanti siamo partiti: la
lettura come viatico per la sorpresa, per la gioia, la complessità e la
meraviglia, non come mappa immaginaria di ciò che sappiamo già”.
Riscoprire la lettura come atto politico, di presa
di consapevolezza e di maturazione personale, mi pare già un motivo più che
esaltante per avvicinarsi a questa rivista (l’entusiasmo e la chiarezza di
visione che emergono da questa introduzione la rendono una delle più incisive
che abbia trovato in un’antologia).
Nelle raccolte è normale trovare pezzi più
convincenti (o più vicini al nostro gusto) di altri, ma una cosa appare
evidente leggendo la trentina di testi raccolti in “Freeman’s – Scrittori dal
futuro”: che il livello letterario è mediamente notevole.
Da parte mia non posso fare a meno di segnalare
almeno due fenomenali racconti.
“Un uomo sfortunato” dell’argentina Samanta
Schweblin, una storia che si muove nel delicatissimo confine fra attenzione
verso i bambini e pedofilia, dove è difficile stabilire se la morbosità risieda
negli occhi del lettore o nell’ambiguo personaggio del titolo. Un equilibrio
narrativo magistrale. (Il racconto è valso all’autrice un prestigioso premio
letterario in patria ed è facile capirne perché).
“Il liberatore” dell’americana Tania James è forse
il racconto migliore che abbia letto negli ultimi cinque anni: un testo nel
quale il punto di vista muta di continuo, facendo dipanare la vicenda secondo
prospettive sempre diverse, mostrando al lettore come ognuno dei personaggi
coinvolti nella storia l’abbia vissuta in modo differente. Una vicenda che
inizia banale, diventa tragica, poi compassionevole, attraversando lo spettro
delle emozioni umane di chi viene toccato.
Un racconto assolutamente perfetto.
N.B. Il magazine on line “Il tascabile” proprio
questa settimana ha pubblicato l’introduzione integrale di John Freeman. Se
volete leggerla la trovate qui.
lunedì 30 ottobre 2017
3 LIBRI ITALIANI
ENRICO REMMERT
“La guerra dei Murazzi”
Marsilio, euro 16,50
Se c’è una cosa che da anni non riesco a spiegarmi è come mai Enrico Remmert non sia un autore di grande successo in Italia. A mio avviso ha tutte le caratteristiche per esserlo: una scrittura molto dinamica, brillante, immediata senza essere mai banale, in grado di tirarti dentro nelle storie da subito e a mantenere un ritmo costante di andatura, racconta di vicende e personaggi contemporanei e originali e ha già dato prova altrove di essere materia da best-seller (il suo primo libro è stato un grande successo in Francia, per dire). Mi risulta incomprensibile, per esempio, perché il suo ultimo romanzo “Strade bianche” non si entrato in classifica, né sia diventato un film, avendo tutte le potenzialità per fare entrambe le cose. Misteri dell’editoria.
Ora che esce il suo nuovo libro però non fate l’errore di farvi sfuggire anche questo.
Credo che “La guerra dei Murazzi” sia definibile con una formula contraddittoria: un libro di racconti che può leggere chi di solito non ama i racconti.
Perché dico questo? Perché più che la tradizionale raccolta di testi brevi a me sembra un campionario di ciò che si può fare con la narrativa in termini di lunghezze diverse: i quattro racconti che compongono il libro sono del tutto differenti per ambientazione, tipo di personaggi e lunghezza. Uno dura 60 pagine, uno 8, uno 100 e uno 30. Una specie di schizofrenia narrativa che può essere sintetizzata con una motivazione sacrosanta: ciascuno ha lo spazio che gli serve.
Il racconto che da il titolo alla raccolta rievoca (con grandissima efficacia) i retroscena complicati e violenti che hanno portato alla chiusura dei locali della movida torinese tra la fine degli anni ’90 e i primi 2000, visti attraverso lo sguardo di una giovane cameriera che in uno di questi bar ci lavorava. Il secondo racconto è incentrato su un maestro giapponese di acconciature invitato in Italia come star di un convegno del settore. Il terzo è il picaresco viaggio a Cuba di tre italiani allo scopo di esplorare la possibilità di investire nel settore industriale locale. L’ultimo la storia di un ragazzo che cerca un isolamento momentaneo dalla società e si trova a dover accudire un cane dall’indole assassina.
Tutte e quattro le storie hanno la potenza di un romanzo ma Remmert ha scelto di dargli la dimensione che lui riteneva adatta a ciascuna di loro.
Lo ripeto: anche chi non ama i racconti stavolta si ricrederà. Fidatevi.
PEPPE FIORE
“Dimenticare”
Einaudi, euro 18,50
Peppe Fiore è uno di quegli autori in grado di reinventarsi da un libro all’altro. Se il suo romanzo di debutto (“La futura classe dirigente”) era il ritratto sarcastico del mondo televisivo romano e il secondo (“Nessuno è indispensabile”) una grottesca analisi delle nevrosi del lavoro d’ufficio, con questo terzo libro compie una nuova e inaspettata svolta.
“Dimenticare” è la storia di un uomo che si rifugia in una stazione sciistica abbandonata per allontanarsi dalla sua vita precedente e ricominciare da capo. Da cosa sta sfuggendo? E cosa spera di trovare in un paesino di poche anime?
Il romanzo si svolge in questa ambientazione montana tranquilla (boschi, silenzi, giornate di lavoro solitario) eppure serpeggia sempre qualche forma di inquietudine: leggende locali di aggressioni da parte di animali selvaggi e misteriosi individui che appaiono per fare altrettanto misteriose consegne.
“Dimenticare” è un romanzo che si legge come un thriller senza avere le caratteristiche tipiche del thriller. La tensione costante che aleggia nel testo è frutto anche delle doti di sceneggiatore che Peppe Fiore ha sviluppato in questi anni (è fra gli autori della serie tv noir “Non uccidere” e story-editor di una produzione internazionale quale “The young Pope” di Sorrentino). Un libro che alberga molti misteri, ai quali però riesce a dare una soluzione e una spiegazione sempre. E con una mossa davvero magistrale, arriva a svelare uno di questi enigmi addirittura nell’ultima riga, anzi, con l’ultima parola.
Se siete i tipi che si leggono l’inizio e la fine di un testo in libreria prima di decidere se comprarlo (so che esistono individui folli che lo fanno), ecco, stavolta fatevi un favore, evitatelo. Vi togliereste il piacere di un finale perfetto.
ALESSANDRO CANALE
“Il controsgobbo”
Marsilio, euro 17
Se il titolo di questo romanzo vi appare incomprensibile è perché si tratta di un termine preso dallo slang della criminalità romana. Il “controsgobbo” è una rapina di facciata, compiuta per nascondere un colpo molto più grosso: in pratica il modo per crearsi un alibi perfetto, facendosi arrestare per un crimine molto minore e allontanare da sé tutti i sospetti di coinvolgimento nell’altro, più clamoroso, furto avvenuto quasi nelle stesse ore.
È la tecnica messa in pratica da un piccolo criminale detto Mortaretto quando gli capita l’occasione di compiere una rapina leggendaria, assai maggiore delle sue operazioni standard, e che va a infastidire organizzazioni molto più feroci e potenti di lui. Il carcere è la sua salvezza e il lasciapassare per una vita tranquilla, in attesa di rimettere le mani su quel tesoro sepolto.
Ma quanto bisogna aspettare per non destare più sospetti? E una volta uscito di prigione e cercato di riprendere un’esistenza regolare, come si fa a resistere all’opportunità di compiere una nuova rapina, se ci sono tutte le caratteristiche per una cosa facile facile?
“Il controsgobbo” è un romanzo divertente e pieno di idee, con una trama costruita benissimo e un linguaggio che sembra un incrocio perfetto e impossibile tra la commedia italiana degli anni ’70 e lo stile contemporaneo di un Niccolò Ammanniti o di un Antonio Manzini. Un libro scoppiettante, in vari sensi, e finora (è uscito prima dell’estate) ingiustamente ignorato. Andate a ripescarlo.
lunedì 23 ottobre 2017
DOVE TROVO 'tina?
Da oggi il nuovo numero di 'tina è acquistabile anche presso tre librerie a Milano, Bologna e Roma.
Chi non vive in queste città e vuole procurarsi una copia scriva a tina@matteobb.com
Trovi 'tina numero 31 presso:
Gogol & company
via Savona 101
MILANO
Igor libreria
c/o Senape
via Santa Croce 10
BOLOGNA
Giufà
via degli Aurunci 38
ROMA
Chi non vive in queste città e vuole procurarsi una copia scriva a tina@matteobb.com
Trovi 'tina numero 31 presso:
Gogol & company
via Savona 101
MILANO
Igor libreria
c/o Senape
via Santa Croce 10
BOLOGNA
Giufà
via degli Aurunci 38
ROMA
martedì 10 ottobre 2017
‘tina n.31!
Finalmente è arrivato il nuovo numero di ’tina.
Anche se gli intervalli di uscita sono molto irregolari questa è la prima volta che trascorrono più di due anni tra il numero e il precedente. Diverse circostanze hanno contribuito a questo clamoroso ritardo (non ultima il fatto che io abbia pubblicato due libri nel frattempo, con tutto il carico di lavoro e l’impegno di presentazioni che comporta), ma eccoci di nuovo qui.
Dopo un numero formato micro e uno formato macro, ’tina n.31 si presenta sotto forma di libro standard. Un piccolo tascabile di 52 pagine.
L’altra grande novità è che l’intero numero (e anche questa è una prima volta) è graficato, impaginato e illustrato da un unico autore, cioè Andrea Bozzo, che ha creato sia l’immagine di copertina sia quelle a tutta pagina che accompagnano ciascuno dei racconti. Anche questo lavoro ha richiesto parecchio tempo, ma il risultato finale è un gioiellino.
I racconti contenuti (come da tradizione) sono cinque: un inedito di Ginevra Lamberti (autrice del delizioso romanzo “La questione più che altro”), due esordienti di grande talento (Roberto Camurri e Federico Gironi) e un autore già noto a chi frequenta le riviste italiane (Michele Crescenzo, col suo racconto più bello) e infine, altro primato nella storia di ’tina, una raccolta di frammenti tratti da un romanzo (l’inedito “Cadere” di Andrea Meli). Un menu assai variegato.
’tina n.31 è stampato in soli 150 esemplari, firmati e numerati. L’edizione è unica e non ci saranno ristampe.
Il numero verrà lanciato questo venerdì 13 ottobre alle ore 19 presso, Il Secco, via Angelo Fumagalli 2, sui Navigli, a Milano.
Non potete non venire.
Per info e richieste potete scrivermi a tina@matteobb.com
giovedì 14 settembre 2017
UN RACCONTO IN A4
Una delle mie riviste letterarie italiane preferite è senza dubbio “A4”, creata dallo scrittore siciliano Stefano Amato (già inventore del geniale blog “L’apprendista libraio”). La rivista si basa su un concetto tanto semplice quanto innovativo: pubblicare un solo racconto a numero, in un foglio fronte e retro che il lettore può stamparsi da casa e collezionare.
Sin dal suo esordio avevo promesso a Stefano che avrei contribuito anche io con un mio testo e il momento è finalmente arrivato. Il racconto si intitola “Cose che succedono quando uno sta diventando grande” e il caso vuole che coincida con la decima uscita di “A4”. Per festeggiare questo primo traguardo, la rivista ha messo on line sia il mio racconto che uno speciale raccoglitore, anche questo da stampare in maniera autonoma, per custodire tutti i numeri usciti finora.
Trovate tutte queste belle cose qui.
sabato 24 dicembre 2016
UN'ALTRA EXTENSION
Un piccolo regalo natalizio in forma di extension. Un racconto inedito, che va ad aggiungersi alle Extensions di Generations of love, da oggi è scaricabile gratuitamente in formato ebook su Amazon e su BookRepublic. Una vera e propria “Ghost track” che amplia i contenuti del romanzo. Si intitola “Focolai di rivolta sociale sulla tratta Milano-Pavia” ed è una storia di amicizie femminili non a lieto fine ambientata nell’università pavese degli anni ’80. Di natalizio non ha niente, però c’è la neve a un certo punto. Va bene lo stesso?
Scaricate e diffondetene tutti. Buone feste.
domenica 27 novembre 2016
GENTE IN CADILLAC
Da qualche giorno è disponibile on line il nuovo numero della rivista letteraria “Cadillac”.
Giunta al tredicesimo numero, questa nuova uscita è curata da Michele Crescenzo e contiene otto racconti, fra i quali un inedito dello scrittore americano Robert Ward, tradotto in esclusiva per l’Italia.
Apre il numero un mio racconto intitolato “Visita guidata alla casa-museo”.
Potete leggere (e scaricare in pdf) la rivista qui.
giovedì 4 agosto 2016
COSA LEGGO QUEST'ESTATE?
A grande richiesta, anche quest’anno propongo una serie di libri da leggere in vacanza. Ormai lo sapete, non si tratta necessariamente di novità, ma a volte anche testi pubblicati due o tre anni fa che penso valga la pena recuperare. Accanto a quelli che segnalo di seguito, vi ricordo alcuni titoli che ho già recensito qui sul blog nei mesi precedenti. Cliccateci sopra per risalire all’articolo originale: “Dalle rovine” di Luciano Funetta, “La donna che scriveva racconti” di Lucia Berlin, “Corpi di gloria” di Giuliana Altamura e “La questione più che altro” di Ginevra Lamberti.
Andreji Longo
L’ALTRA MADRE
(Adelphi) Euro 17
Nella Napoli contemporanea si incrociano i destini di una ragazzina, una donna poliziotto, un criminale casuale e una madre gravemente malata. Romanzo a orologeria, con vite e storie che si intrecciano seguendo un ritmo incalzante e una lingua in grado di riflettere tutta l’ironia e la genialità della parlata napoletana. Un po’ Gomorra, un po’ commedia all’italiana, ma molto più sottile sia di uno che dell’altra. Un romanzo che si divora e un finale da cuore in gola. Ha fatto poco parlare di sé finora, ma a mio avviso è il libro dell’estate 2016.
Benjamin Alire Saenz
TUTTO INIZIA E FINISCE AL KENTUCKY CLUB
(Sellerio) Euro 16
Libro di racconti pubblicato due anni fa e finora da me criminalmente ignorato. L’autore, Saenz, è un uomo di confine, in molti sensi. Vive fra il Messico e gli Stati Uniti, è stato sposato e con figli, per poi scoprirsi gay in età matura, per anni ha scritto libri per bambini prima di dedicarsi alla scrittura per adulti. Le sue storie riflettono queste esperienze, a volte contrapposte, questa ricchezza. Amore, violenza, sopruso, speranza, bisogno di andarsene, impossibilità di abbandonare la propria casa. Alcuni di questi racconti sono di un livello altissimo, tanto che la raccolta è stata premiata con il Pen/Faulkner Award. A un amico che me ne chiedeva una definizione l’ho descritto come l’incrocio (impossibile) fra Kent Haruf e Peter Cameron.
Melanie Benjiamin
I CIGNI DELLA QUINTA AVENUE
(Neri Pozza) Euro 18
Prima o poi doveva succedere. Da grande estimatore di Truman Capote, da sempre sostengo che la parte più interessante della sua biografia non è il momento in cui scrisse il suo capolavoro “A sangue freddo” (impegno massacrante e successo clamoroso dai quali uscì devastato e sul cui tema sono stati dedicati svariati studi e ben due film), ma quello successivo, ossia il finale della sua vita, quando seguendo un’intuizione artistica suicida scrisse i racconti nei quali svelava i segreti delle sue più care amiche, nobildonne ed ereditiere del jet-set internazionale (inclusa Marella Agnelli), rovinandosi per sempre i rapporti con ciascuna di loro e auto-condannandosi a un esilio sociale disastroso per la sua morale e la sua salute. Oggi Melanie Benjamin, redattrice della Random House, trasforma la vicenda in un romanzone sentimentale e super-glamour di oltre 500 pagine. La lettura più chic da sfoggiare in spiagge di un certo livello.
Helen McDonald
IO E MABEL
(Einaudi) Euro 19,50
Uno dei libri più anomali che vi capiterà di leggere. Il romanzo autobiografico di un’insegnante universitaria che, alla morte del padre, per affrontare il lutto profondo che la affligge decide di dedicarsi all’addomesticamento di un falco. Ci sono ragioni simboliche e affettive per cui compie questa scelta, ma certo resta una specie di follia. Il rapace che accoglie in casa e alleva è un astore, crudele predatore e molto poco portato al rapporto con gli umani. Quella dell’autrice è una sfida personale altissima, che spesso la lascerà abbattuta e fisicamente ferita. Eppure seguire la sua determinazione e la sua assurda avventura per il lettore è affascinante e molto sorprendente. Libro profondo, non facile, ma che induce alla riflessione in modo del tutto originale.
Manuela Mellini
IL COLORE DEI PAPAVERI
(Piemme) Euro 16,50
Una bibliotecaria di un paesino della Romagna per fare colpo su un giovane inglese si inventa che il castello locale sia popolato da un fantasma. Lo straniero è in realtà un autore di celebri guide turistiche e l’innocente menzogna finisce per avere un impatto imprevedibile sulla vita del paese e, soprattutto, della ragazza. Un romanzo d’esordio lieve e spiritoso, in grado di tratteggiare con ironia e accuratezza i personaggi che popolano la nostra provincia, con una protagonista lontana dagli stereotipi giovanili contemporanei. Perfetto per sorridere sotto l’ombrellone.
Alejandro Zambra
I MIEI DOCUMENTI
(Sellerio) Euro
Quest’anno ho letto molti libri di racconti e uno dei miei preferiti è questo di Alejandro Zambra. Si tratta dell’autore cileno più tradotto all’estero della sua generazione (ha 40 anni). Di recente ha suscitato molto entusiasmo negli USA proprio grazie a questa raccolta, pubblicata dal marchio super-cool McSweeney’s. L’edizione italiana, targata Sellerio, definisce queste storie “Undici brevi romanzi” e si tratta di un’indicazione adeguata. Alcuni dei racconti, come “Vita di famiglia”, sembrano davvero condensare in poche pagine materiali e suggestioni sufficienti per un romanzo. Ma è il racconto che dà il titolo alla raccolta, un ritratto dei genitori tracciato attraverso gli apparecchi utilizzati in casa, a rivelarsi il più affascinante, sia per il tono affettuoso e sentimentale espresso attraverso piccole vignette, sia per l’uso immaginifico delle analogie, come nella memorabile frase: “Mio padre era un computer e mia madre una macchina da scrivere”.
GRANDE NOVITA’ : GLI ASSAGGI
Non tutte, ma molte case editrici da tempo mettono sui loro siti estratti dai libri pubblicati. Volete avere un assaggio dei testi che vi ho suggerito, prima di comprarli? Qui di seguito vi metto i link dei brani disponibili, così potete farvene un’idea.
SalvaSalva
giovedì 28 maggio 2015
AGGIORNAMENTI SUL MIO BARBIERE
Qualche mese fa avevo pubblicato una piccola epica via Twitter sul mio barbiere, che aveva incontrato un discreto successo. Mi sembra giusto tornare ogni tanto ad aggiornare gli interessati sugli sviluppi della faccenda, così ieri ho pubblicato nuovi tweet sull’argomento, che ho raccolto qui di seguito per i lettori del blog.
Il mio barbiere, se mi irrita col rasoio, si giustifica dicendo: “Chi bello vuole apparire un po’ deve soffrire”.
Il mio barbiere quando parla di Viagra non usa mail il suo nome commerciale ma il gentile eufemismo “la pillolina blu”.
Il mio barbiere dice che, anche se sei anziano, “la pillolina blu” non serve a niente, basta che c’è la passione.
Il mio barbiere ha circa 40 anni e riporta questa affermazione come verità perché “l’hanno detto a Porta a porta”.
Il mio barbiere è andato con la moglie in un locale a Vigevano, ma poiché era chiuso hanno deciso di visitare la città.
Il mio barbiere dice che la piazza di Vigevano è bellissima.
Il mio barbiere dice che “nei nostri dintorni ci sono delle cose bellissime e la gente non lo sa neanche”.
Il mio barbiere mi ha fatto ascoltare una compilation di musica trance che gli ha registrato un suo cliente.
Il mio barbiere mi ha chiesto: “Sai chi ha inventato la musica trance?”, io ho ammesso di non saperlo e lui: “Gli indiani d’America”.
Non so dove il mio barbiere prenda queste informazioni prive di fondamento.
Il mio barbiere dice che dal pasticcere compra la torta “Sciaccher”, che è buonissima.
mercoledì 29 aprile 2015
'tina 29: DAL CARTACEO AL WEB
A quasi un anno di distanza dall'edizione in cartaceo, il numero 29 di 'tina è ora disponibile on line (e con un sito rinnovato). Potete scaricare il .pdf e leggervi i racconti del cantautore Dente, di Giorgio Specioso (che all'epoca dell'uscita era un esordiente in cerca di editore e che oggi è in libreria col romanzo "Dinosauri" pubblicato da Baldini & Castoldi), di Elena Ghiretti, Mauro Maraschi e dell'esordiente (in romanesco!) Maria Cristina Comparato.
Intanto i lavori per il numero 30, sempre in cartaceo, ma con un nuovo e imprevedibile formato, procedono spediti in previsione della sua uscita estiva.
Stay tuned e bella lì.
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martedì 30 settembre 2014
IL MIO BARBIERE (un’epica moderna)
Come ogni scrittore moderno che si rispetti (e da buon ultimo), anch’io ho scritto la mia opera sperimentale in formato Tweet. Ho scelto come oggetto il mio barbiere e per mesi ho raccolto spunti ogni volta che andavo a tagliarmi i capelli. Ne è uscita una raccolta di 73 frasi, ognuna contenuta entro i 14o caratteri. Le ho pubblicate singolarmente ieri pomeriggio su Twitter e oggi le raccolgo qui in forma unitaria.
IL MIO BARBIERE (un’epica moderna)
Il mio barbiere ha 46 anni, una moglie, due figli adolescenti.
Il mio barbiere lavora a Milano ma vive con la famiglia nell’hinterland.
Il mio barbiere abita accanto a una fermata della metro (linea rossa) e ha il negozio a 100 metri da una fermata della metro (linea rossa).
Il mio barbiere viene in negozio ogni giorno in macchina e si lamenta del traffico.
Il mio barbiere quando parla della violenza sulle donne dice: “Una donna non va toccata neanche con un fiore”.
Il mio barbiere non è mai stato in un ristorante cinese perché: “Sei matto? Quelli ti fanno mangiare i cani”.
Il mio barbiere non è mai stato in ristoranti giapponesi, messicani, argentini o greci perché: “Come la cucina italiana non ce n’è nessuna”.
Il mio barbiere non ritiene una falla nel ragionamento il fatto che non abbia provato altre cucine al di fuori della nostra.
Il mio barbiere si lamenta per una multa ricevuta per aver parcheggiato l’auto in un posto riservato agli invalidi.
Il mio barbiere giustifica il gesto con la motivazione: “Eh, se uno non trova posteggio cosa deve fare?”.
Il mio barbiere quando parla di conoscenti defunti fa seguire sempre al loro nome l’aggettivo buonanima.
Il mio barbiere è di origini abruzzesi.
Il mio barbiere ogni anno va in vacanza “giù al paese”.
Il mio barbiere non ha mai considerato un’altra (qualsiasi) meta come alternativa per le proprie ferie.
Il mio barbiere non è mai stato a Roma.
Il mio barbiere dice che Roma “deve essere bella, eh?”.
Il mio barbiere non è mai stato a Venezia, Firenze, Napoli, Palermo, Cagliari, Bologna, Torino, Pisa, Siena, Urbino.
Il mio barbiere non è mai stato a Lecce, Genova, Matera, Caserta, Rimini, Riccione, Pompei.
Il mio barbiere è stato a Como e a Lecco.
Il mio barbiere è stato anche a Trieste, per svolgere il servizio militare.
Il mio barbiere non è mai stato all’estero.
Il mio barbiere mi ha annunciato che per l’anniversario dei vent’anni di matrimonio andrà in crociera con la moglie.
Io: “Ah, che bello. Quest’estate?” Il mio barbiere: “No, tra quattro anni”
Il mio barbiere dice che andare al mare “è come un lavoro: devi andare in spiaggia, spalmarti sempre la crema, stare lì a prendere il sole...”
Il mio barbiere quando ha un contrasto di natura legale con qualcuno (fornitori, condomini) dichiara: “Ma io quello lo porto a Forum”.
Il mio barbiere, per avvalorare la veridicità di una notizia, specifica: “L’hanno detto a Striscia la notizia”.
Il mio barbiere, per avvalorare la veridicità di una notizia relativa a un fatto di cronaca, specifica: “L’ha detto Barbara D’Urso”.
Il mio barbiere non accetta il fatto che io non tifi per nessuna squadra di calcio, quindi insiste: “Ma almeno una che ti fa simpatia?”.
Il mio barbiere non ha votato nelle ultime tre elezioni.
Il mio barbiere dice che: “La musica dei nostri tempi era meglio di quella di adesso”.
Il mio barbiere dice che la sua cantante preferita è Sandra (quella di “Maria Magdalena”).
Prima di conoscere il mio barbiere non immaginavo che Sandra potesse essere la cantante preferita di qualcuno.
Il mio barbiere dice che è fedele a sua moglie.
Il mio barbiere mi ha fatto intendere che ha avuto diverse amanti e che a volte ha consumato in negozio, con la serranda abbassata.
Il mio barbiere ha un’evidente fissazione per la pulizia.
Il mio barbiere interrompe il mio taglio per pulire il lavandino dove mi ha lavato i capelli.
Il mio barbiere interrompe il mio taglio per pulire lo specchio sopra il lavandino dove mi ha lavato i capelli.
Il mio barbiere interrompe il mio taglio per spazzare via i miei capelli caduti a terra (anche se poi inevitabilmente ne cadranno altri).
Il mio barbiere ci tiene all’aspetto del suo negozio.
Il mio barbiere almeno una volta all’anno ritinteggia il negozio.
Il mio barbiere ha scelto come tinta di quest’anno alle pareti il verde acido.
Il mio barbiere dice che ha fumato una sola canna quando aveva sedici anni e dopo è stato malissimo.
Il mio barbiere non ha mai più fumato canne da allora.
Il mio barbiere dice che i drogati prendono l’LCD (elle-ci-di) e poi hanno le visioni.
Il mio barbiere mentre mi taglia i capelli con lo sguardo tiene d’occhio la strada, per vedere se si libera un parcheggio per la sua macchina.
Il mio barbiere, se si libera un parcheggio più vicino al negozio, mi chiede di aspettare un attimo e corre fuori a spostarla.
Il mio barbiere è molto soddisfatto quando riesce a parcheggiare la sua auto a portata d’occhio.
Il mio barbiere quando una macchina sta per parcheggiare accanto alla sua va a controllare che non la sfiorino.
Il mio barbiere considera rigare la macchina a qualcuno come il maggiore affronto esistente.
Il mio barbiere conosce tutti gli abitanti del quartiere.
Il mio barbiere quando cita qualcuno della zona aggiunge sempre, con una punta d’orgoglio: “E’ un mio cliente” .
Il mio barbiere conosce ogni movimento commerciale in atto nei dintorni: chi ha venduto il negozio, a chi, per che cifra e quando riapre.
Il mio barbiere dice che il ristorante sotto casa mia “non ha mai funzionato”.
Il mio barbiere dice il caffè nel bar accanto al suo negozio fa schifo e che “dovrebbero vergognarsi a servire un caffè così”.
Il mio barbiere se vado la mattina presto mi chiede subito se voglio un caffè, invitandomi al bar accanto.
Il mio barbiere dice che anni fa è ingrassato, arrivando a pesare più di cento chili.
Il mio barbiere dice che è dimagrito da solo, secondo una sua dieta.
Il mio barbiere dice che la sua dieta era “mangiare solo insalata”.
Il mio barbiere sul biglietto da visita del negozio ha scritto: “Orario non-stop dalle 8.30 alle 13 e dalle 14.30 alle 19”.
Il mio barbiere ignora il concetto di orario non-stop.
Il mio barbiere riceve spesso chiamate sul cellulare.
Il mio barbiere lascia suonare l’apparecchio per un po’, poi chiede scusa e va a rispondere.
Il mio barbiere, secondo una mia personalissima statistica, riceve solo telefonate da sua moglie.
Il mio barbiere dice alla moglie “Scusa, sono un cliente, ti richiamo” e attacca.
Il mio barbiere ripete questa scena quasi ogni volta che vado da lui.
Il mio barbiere, al termine del lavoro, mi mostra sempre l’effetto del taglio sulla mia nuca attraverso uno specchio tondo.
Il mio barbiere si fa i complimenti da solo: “sono il migliore”, “anche stavolta un taglio perfetto, eh?”.
Il mio barbiere sa che faccio lo scrittore.
Il mio barbiere non ha un’idea precisa di cosa significhi fare lo scrittore.
Il mio barbiere una volta che mi ha visto leggere un romanzo in attesa del mio turno mi ha chiesto: “E’ un libro che hai scritto tu?”.
Il mio barbiere presume che gli scrittori vadano in giro leggendo i loro stessi libri.
Il mio barbiere non saprà mai che ho scritto questa epopea su di lui.
mercoledì 7 maggio 2014
L’INIZIATIVA INDISPENSABILE
Ci sono modi e modi per farsi leggere. In un contesto come quello virtuale, dove ormai l’abbondanza di offerta rasenta il vertiginoso, è sempre più difficile farsi notare e l’iniziativa individuale gioca un ruolo decisivo.
L’esordiente Simone Tempia ha scelto un modo innovativo e del tutto personale per distribuire i suoi racconti. Con la collaborazione del grafico Giovanni Pallotta, si è inventato una sorta di collana editoriale intitolata “Contemporaneo Indispensabile” (pregasi ammirare la grandeur) e periodicamente, sotto questo marchio, fa uscirei i suoi testi in forma di ebook. La particolarità è che ogni racconto ha una copertina d’autore (Simone ha contattato diversi illustratori chiedendo loro di collaborare e molti hanno accettato) e talvolta anche prefazioni illustri (come quella del fumettista Tito Faraci o del musicista Max Collini degli Offlaga Disco Pax).
A differenziare ulteriormente il progetto c’è l’idea di non pubblicare on line i testi, né di metterli in vendita nelle librerie virtuali, né di appoggiarsi a siti o riviste letterarie, ma di basarsi sul rapporto diretto: gli ebook sono gratuiti ma per averli bisogna inviare una mail di richiesta all’indirizzo
Sul perché di questa scelta Simone ha una risposta eccellente: “Voglio lettori, non click”.
Sino a oggi sono usciti cinque volumetti, con un intervallo di circa 4/5 mesi fra un’emissione e l’altra.
Oggi esce il nuovo numero. Si intitola “La telefonata”. La copertina è firmata da Gianluca Folì e la prefazione è dell’istrionico Antonio Rezza.
Se volete riceverne una copia, ora sapete come fare.
Ah, quasi dimenticavo: lo segnalo perché i racconti sono belli. Iniziative del genere hanno senso solo se dietro c’è sostanza, se no sarebbero semplici fuochi artificiali.
martedì 6 maggio 2014
UN CORSIVO
La collana “I corsivi” del Corriere della Sera pubblica in formato ebook una serie di testi che vanno dai saggi di costume alle analisi politiche, dai manuali agli approfondimenti scientifici. C’è anche una sezione dedicata alla narrativa che raccoglie inediti d’autore (come Gianni Biondillo, Aldo Nove, Ivan Cotroneo, Clara Sereni, Alessandro Bertante...). Proprio in questa sezione esce in questi giorni anche un testo firmato da me. Si intitola “Sfondi scrivania” ed è la storia di una sviluppatrice informatica in fuga dalla sua carriera di successo.
Lo trovate cliccando qui.
martedì 21 gennaio 2014
#SELF CONTROL
Debutta questa settimana on line “#self”, una nuova rivista di narrativa, creata e diretta dallo scrittore e giornalista Alberto Forni, un nome certamente già noto a chi legge questo blog. Alberto, oltre a essere stato insieme a me uno degli autori della trasmissione “Dispenser” di RadioDue RAI, alcuni mesi fa ha fondato il sito iltuoebook.it, divenuto in breve uno dei punti di riferimento per gli autori che si rivolgono al mondo del digitale.
Per capire meglio di che rivista si tratta gli ho alcune domande:
Cos’è #self?
#self è una rivista digitale di racconti, provenienti perlopiù dall’universo del self-publishing, di cui è appena uscito il primo numero.
Perché hai deciso di fare questa rivista? In cosa si differenzia dalle altre?
L’idea mi è venuta di ritorno dal primo Self-Publishing Festival che si è tenuto a ottobre a Senigallia. In quel contesto ho percepito un così grande entusiasmo e voglia di fare che mi sono lasciato trascinare. Anche perché la differenza con il mondo editoriale, diciamo così, “ufficiale” – che negli ultimi tempi non brillla certo per entusiasmo – era davvero tangibile.
Devo poi dire che sono da sempre un appassionato dell’autoproduzione, tanto che già nei primi anni Novanta mi ero fatto catturare dall’idea che con un computer, uno scanner e una stampante laser ci si potesse fare un piccolo prodotto editoriale in casa. Adesso il cerchio si chiude, visto che anche la distribuzione e la vendita possono avvenire “in proprio”. Quella del digitale è una grande rivoluzione, ma rimane un mezzo, poi ci vogliono le idee.
Da un certo punto di vista #self non è diversa dalle altre riviste di narrativa, la discriminante è forse il fatto di tenere conto del fenomeno del self-publishing – rivolgendosi proprio a quel serbatoio – che da una parte concede grande libertà e duttilità, dall’altra crea scompiglio in un mondo in cui le strade per arrivare alla pubblicazione, fino a pochi anni fa, erano ben definite.
Con che criterio hai scelto i racconti del primo numero?
Devo dire che si sono scelti da soli. Nel senso che a un certo punto è stato chiaro quali racconti emergevano sugli altri, a prescindere dai gusti personali. Metà dei testi arrivati era abbastanza improponibile, si trattava di racconti molto letterari, o scolastici, con tutti i difetti che chi frequenta i manoscritti conosce bene. Poi c’erano alcuni testi che non erano convincenti ma la cui scrittura mostrava comunque delle qualità: a queste persone ho scritto dicendo di mandarmi altro in futuro. Alla fine sono stati scelti otto racconti. Anche qui non tutto è dello stesso livello, ma risulta evidente che l’approccio di questi autori è scaltro, consapevole, per nulla dilettantistico.
Quanto conta l’esperienza del sito iltuoebook.it nella realizzazione del progetto #self?
Conta perché mi ha permesso di esplorare questo strano universo, di venire a contatto con diversi scrittori indipendenti e con i loro testi, di farmi un’idea generale del materiale che circola, di osservare quali sono i diversi approcci dei self-publisher. Ormai, quando vedo una copertina o leggo una sinossi so già cosa aspettarmi e difficilmente sbaglio. È chiaro che nel magma del self-publishing si riversa tutta una serie di testi di scarsa qualità ma è anche chiaro che non si può ridurre tutto alla trafila editoriale tradizionale con i progetti sempre a lunghissimo termine, il problema della visibilità e della promozione e poi questa modalità ormai preistorica di spostare qua e là migliaia di libri per poi mandarne la maggior parte al macero. Chiaramente il digitale e il self-publishing non sono la risposta a tutto e buttare un libro autopubblicato in mezzo ad altre migliaia significa comunque condannarlo all’anonimato. Però cominciano a esserci anche alcune esperienze interessanti di autopubblicazione, cioè testi validi che sono riusciti a trovare un loro pubblico. Non è tutto oro, ma neanche tutta fuffa.
Che consigli daresti a chi vuole proporre testi per il prossimo numero?
Di mandarli, ovviamente. E magari di leggere i post sul primo numero della rivista e sul progetto in generale per farsi comunque un’idea.
Dove si può trovare #self?
Si può trovare online (scaricabile anche in formato pdf) su Issuu. Poi su Amazon e sui principali store digitali come ad esempio Ultima Books o Bookrepublic. Sempre gratuitamente.
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