domenica 27 febbraio 2011

LITTIZZETTO A DOMICILIO

Due nuove date lombarde questa settimana per presentare "Apocalisse a domicilio":

Martedì 1 marzo, ore 18

Palazzo Cattaneo - via Oscasali 3

CREMONA


Giovedì 3 marzo, ore 18

Libreria Voltapagina - via Boffalora, 3

SONDRIO

Intanto il romanzo ha trovato una lettrice entusiasta in Luciana Littizzetto: dopo averlo consigliato su Radio DeeJay, l'ha anche consigliato in tv sul canale digitale Iris.

sabato 19 febbraio 2011

ESCHE VIVE

Ho letto un libro bellissimo. L'autore è il giovane Fabio Genovesi, è un romanzo che si intitola "Esche vive" e l'ha pubblicato Mondadori. Stranamente non ne parla nessuno, ed è un delitto, quindi lo faccio io qui.

E' la storia di Fiorenzo, adolescente di un paesino toscano di provincia, che a quattordici anni ha perso una mano per un gioco assurdo tra ragazzi con i petardi. Vivere con una mano sola, in un posto sfigato, con una madre morta da poco e un padre burbero ossessionato dal ciclismo, non è facile. Fiorenzo cerca di sopravvivere all'inquietudine dei suoi anni e alle sue private disgrazie incanalando tutta l'energia che ha dentro nella musica, come cantante di un gruppo heavy metal.

Parallela alla sua scorre la vicenda di Tiziana, trentenne fresca di specializzazione all'estero, che torna al paese con l'entusiasmo di chi ha visto il mondo e grandi idee di rinnovamento, ma che è costretta a scontrarsi con le ristrettezze, economiche e mentali, della sua terra.

A unire i loro percorsi distanti (uno narrato in prima persona, uno in seconda) è la storia di Mirko, bambino brufoloso e introversissimo, ma con una forza sovrumana nelle gambe, che lo porterà ad essere un prodigio del ciclismo locale.

Sono pochi gli autori che riescono a raccontare bene il mondo dei ragazzi. Uno di questi è Ammaniti (pensateci: i suoi libri con dei ragazzi dentro sono i più belli). Fabio Genovesi in questo è una rivelazione. La figura, tenera e straziante, del Campioncino, idolatrato dagli adulti per le sue abilità agonistiche e additato dai compagni di classe come freak, rappresenta un'ottima intuizione narrativa. Lo scontro tuto interiore tra gli ideali adolescenziali di Tiziana e l'asfissiante realtà provinciale con cui si scontra da adulta sono lo specchio di un'infinità di vicende simili, con cui forse tutti noi abbiamo più o meno avuto a che fare. Ma è la figura centrale di Fiorenzo, giovane monco traboccante di voglia di vivere, che conquista in pieno il lettore. I dubbi, le angoscie, il senso di scoperta, gli insensati atti di ribellione e di affermazione di sé, gli entusiasmi folli ed effimeri che ci accompagnano all'ingresso dell'età adulta: sembra che Genovesi abbia tenuto un registro di tutto ciò che attraversa la mente in ebollizione costante di un adolescente di provincia e oggi ce lo restituisca sulla carta con una lievità e una precisione che si incontrano raramente. Con la sua menomazione poi Fiorenzo è ancora più autentico, trasparente. Ha imparato presto dalla vita cosa vuol dire avere qualcosa in meno, ed è questa la sua forza, questo che lo rende un involontario ma convincente eroe.

"Esche vive" è uno di quei romanzi che potrebbe diventare un caso editoriale anche solo col passaparola. Non è un libro da critici, è un libro da lettori.

E se avete un figlio, un nipote, un amico adolescnte regalateglielo: ancora non può saperlo, ma sarà il suo romanzo preferito dell'anno.

venerdì 18 febbraio 2011

UNA NUOVA CANZONE (E UN VIDEO PAZZESCO)

Chi ha seguito la breve (fin qui) avventura dei Nome, sa che si tratta di una sorta di gruppo fantasma formato da una serie di musicisti e cantanti misteriosi. Gli unici nomi noti sono il mio, in veste di autore dei testi, e quello di Michele Bitossi, leader dell'ottima band genovese Numero 6, in veste di compositore.

A proposito di Numero 6, da un paio di mesi è uscito nei negozi il loro nuovo album "I love you fortissimo", salutato dalla stampa specializzata con critiche quasi entusiastiche. Il disco è bello e i ragazzi se lo meritano davvero. Michele mi ha chiesto di collaborare con lui alla stesura del testo di un brano dell'album. Il risultato si intitola "Chiederti scusa" ed è stato scelto come nuovo singolo.

E' uscito in questi giorni (in perversa concomitanza con il festival di Sanremo) il video che lo accompagna e io lo trovo eccezionale. Il protagonista è "il ballerino più anziano del mondo", un arzillo e scatenato danzatore genovese di 75 anni. Mi auguro che sulla rete diventi un virale.

Eccolo:


martedì 15 febbraio 2011

RIUNIONE DI REDAZIONE

Fine anni '80. Io lavoro come copywriter in un'agenzia pubblicitaria, anche se il mio interesse principale, già da allora, erano i libri. I miei amici ne erano bene a conoscenza.

Un giorno ricevo la chiamata di un amico che lavora come reporter presso un mensile di viaggi e attualità, ora estinto.

- Senti tu sai cos'è la "Generazione X"? -

- Sì, certo. E' una definizione presa dal titolo di un romanzo dello scrittore canadese Douglas Coupland -

- E cosa vuol dire? -

- Si riferisce alle persone che hanno oggi intorno ai 25 anni, che non hanno riferimenti sociali e culturali precisi, per questo li ha catalogati con una generica X -

- Verresti a spiegarlo in redazione? -

- In che senso, scusa? -

- Il giornale vorrebbe occuparsi del fenomeno, ma non abbiamo una conoscenza precisa della cosa, e ho pensato che magari tu potresti aiutarci. Ti presento al direttore, forse fa scrivere qualcosa anche a te... -

Illuso dalla prospettiva, accetto.

Il giorno seguente mi trovo in una sala di redazione con una mezza dozzina di giornalisti raccolti intorno a un tavolo ovale. Accanto a me, il direttore, che scopro essere una direttrice. Io, in piedi, spiego l'origine della definizione, riassumo i contenuti del romanzo, indico le caratteristiche non-caratteristiche della popolazione a cui l'etichetta si riferisce.

Al termine, la direttrice stessa, chiede: - E dove si trovano questi ragazzi? Che locali frequentano? -

- E' un po' questo il punto: non hanno riferimenti. I luoghi che frequentano sono non-luoghi: centri commerciali, sale giochi, fast food, sale d'attesa di aeroporti. E' il fatto di essere generici che li caratterizza. E' un paradosso -

Lei insiste: - Sì, ma puoi darci i nomi di questi centri commerciali? -

La guardo stupefatto. - Non sono luoghi specifici. Qualunque centro commerciale -

La direttrice comincia a squadrarmi con un leggero fastidio, come se io non sia in grado di cogliere il suo ragionamento: - Senti, noi dobbiamo scrivere degli articoli che i lettori possano capire, dare loro dei riferimenti precisi, dei nomi. Se tu non ne conosci, va bene. Ma ce ne saranno -

- Onestamente, se è questo il vostro intento, credo che la Generazione X come soggetto sia sbagliato. E poi il fenomeno è prettamente americano. Potreste fare un servizio, che ne so, sugli attori o sui cantanti di quell'età, come artisti che identificano quella generazione. Ma se il vostro intento è quello di indicare locali, ristoranti o discoteche, allora è un vicolo cieco -.

La direttrice non è affatto convinta. Scuote le spalle. - Sarà come dici tu - dice, ma è chiaro che non lo pensa affatto. - Avresti qualcosa d'altro da suggerirci? C'è qualche fenomeno interessante che sta invece venendo fuori in Italia secondo te? -

Ci penso un attimo. Così su due piedi non so cosa dire. - Beh, forse ci sarebbe una cosa... -

- Sì? -

- Ecco, mi sembra che stia per essere ampianente rivalutato il fenomeno del trash. Il recupero del cattivo gusto. Negli ultimi tre mesi sono usciti due saggi che si occupano del fenomeno, per piccole case editrici, però è significativo. Stanno facendo un musical sulla mafia con musiche di Nino D'Angelo, una parodia. Anche nei locali dove vado con gli amici mi accorgo che sempre più spesso vengono riscoperte canzoni imbarazzanti del passato ma proposte col gusto della riscoperta... -

La direttrice mi interrompe. - Ecco, mi sembra che sia una cosa che diverte te e i tuoi amici. Senza offesa, eh? Ma io parlavo di fenomeni sostanziali -

Il mio incontro è finito. E' chiaro che io e la direttrice ci detestiamo e che io non scriverò mai una riga per questa rivista. Il mio amico reporter mi riaccompagna alla porta in evidente imbarazzo.

Esattamente un anno più tardi (sottolineo, un anno), in edicola vedo la copertina del nuovo numero della rivista. Il titolo riporta: "Trash: un fenomeno italiano".

sabato 12 febbraio 2011

INCONTRI DI FEBBRAIO


Ecco le prossime date di presentazione di "Apocalisse a domicilio":

Mercoledì 16 feb, ore 19
Libreria SIC!
via Pantaneto 107
Siena

Sabato 19 feb ore 17.30 (insieme alla scrittrice Antonella Lattanzi)
Libreria Il Delfino
piazza Vittoria 11
Pavia

Martedì 22 feb
ore 21
Biblioteca / Auditorium
via Calori, 9
Locate Triulzi (Mi)

Giovedì 24 feb ore 18.15
Libreria Inderart
via Diaz 32
Trieste

Venerdì 25 feb ore 18
Libreria Moderna Udinese
via Cavour 13
Udine

mercoledì 2 febbraio 2011

AMANDA NADELBERG NON MI CAGA


Questa è una triste storia di insensibilità letteraria alla quale ho ripensato ieri dopo aver ripreso in mano un libro che non sfogliavo da tempo.
Tre anni fa mi trovavo in vacanza a Provincetown, negli Stati Uniti, deliziosa cittadina a base di casette di legno, spiaggie sull'oceano e travestiti: cosa chiedere di più a una località di villeggiatura? Una libreria. Ce n'era una sulla strada pricipale, nota anche per essere frequentata da celebri poeti e da scrittori di grido come Michael Cunningham, che trascorreva lì ogni estate. Ma ho scoperto in seguito che ce n'era anche un'altra, in una stradina microscopica, individuabile solo grazie a un segnale in legno che ne indicava la direzione. Era una libreria dell'usato. A differenza di quella sulla via, un vero negozio con vetrine e novità esposte, questa era un'abitazione trasformata in deposito di libri. Ogni stanza traboccava di volumi, sulle librerie, sulle mensole, sui tavolini. L'appartamento era approssimativamente suddiviso in generi letterari: all'ingresso c'era la narrativa, poi si entrava nella stanza della saggistica, poi c'era quella dei libri d'arte e, se non ricordo male, anche una per bambini. Ci ho trascorso un mezzo pomeriggio (un bellissimo mezzo pomeriggio), anche se alla fine ho acquistato solo due esemplari: un'antologia curata dal solito Dave Eggers e "Bird by bird", un saggio sulla scrittura dell'autrice - a me sconosciuta - Anne Lamott.
L'antologia di Eggers era recente, il libro della Lamott invece era datato 1994, era dunque più vissuto, e riprova del fatto di essere stato letto più volte, all'interno conteneva due dediche (in inglese) vergate a mano. La prima diceva: "Agosto '98 - Ciao Jim, spero che tu possa apprezzare il libro della signora Lamott quanto l'ho amato io: grandi riflessioni sulla vita, sulla scrittura (in più, spiritoso!). Ti faccio i migliori auguri di buona fortuna e possa la vita essere generosa con te, portandoti gioia, pace e soprattutto amore! Shalom! PS: Spero che troveremo il tempo per restare in contatto" Seguiva la firma, qualcosa come Karen o Karl Smith, ma è difficile decifrarne la calligrafia. La dedica era scritta in inchiostro nero. Sotto ce n'era una seconda, assai più stringata, in inchiostro blu: "12/01 - Amanda, pace & amore", firmata Jim. Dunque era evidente che Jim avesse ricevuto in regalo questo libro dall'amica Karen (o amico Karl) e che a sua volta l'avesse donato a una certa Amanda, forse anche come gesto di riconciliazione dopo un litigio sentimentale, se il messaggio "pace & amore" era da intendere alla lettera.
Trovavo in qualche modo elettrizzande essere in possesso di questi brandelli di storie che tracciavano il percorso che il volume aveva compiuto prima di arrivare nelle mie mani, ma il vertice dell'esaltazione l'ho raggiunto qualche settimana più tardi, già rientrato a Milano, quando ho scoperto, sepolto fra le pagine a mò di segnalibro, un cartoncino: era la ricevuta di un biglietto aereo, la parte che rimane in possesso del viaggiatore al momento dell'imbarco, sulla quale sono segnati il numero del volo, il posto assegnato e il nome, che in questo caso era NADELBERG/AMANDA.
Ora avevo anche un cognome. E neanche tanto comune, mi sembrava. Ho provato a cercare su Facebook: tra i suoi milioni di iscritti c'era una sola Amanda Nadelberg. Doveva essere lei. Le ho immediatamente scritto, raccontandole tutto il percorso che il libro aveva fatto prima di giungere a me, le dediche, il biglietto aereo col suo nome, il romanticismo sublime e subliminale di questi passaggi di testimone, da un lettore all'altro.
Non mi ha mai risposto.