martedì 29 novembre 2011

FRAGILE ON LINE

Il sito "Granta Italia" ha reso disponibile on line il mio racconto "Fragile" tratto dal numero due della rivista, quello dedicato al sesso e attualmente in libreria. Potete leggere il racconto qui.




sabato 26 novembre 2011

LE COSE (BELLE) SUCCEDONO

Torno a parlare del progetto musicale dei Nome perché è di questi giorni una notizia che mi riempe di entusiasmo. Per chi non lo sapesse i Nome sono un gruppo fantasma composto da musicisti e cantanti che tengono (più o meno) segreta la loro identità, lasciando a me il compito di unico membro dichiarato, in quanto autore dei testi. Abbiamo esordito nel 2008 col brano "Le cose succedono" (di cui trovate il video qui) e l'anno successivo con un secondo brano intitolato "Io non riesco più stare zitto". Proprio il testo di questo pezzo è arrivato (non so come) alle orecchie di Rita Borsellino che ha scelto la canzone come colonna sonora della propria campagna politica per la candidatura a sindaco di Palermo.
Ecco il video della campagna.

mercoledì 23 novembre 2011

IL TEMPO DI JENNIFER


Qualche settimana fa vi avevo annunciato l'uscita del mio romanzo preferito di quest'anno, "Il tempo è un bastardo" di Jennifer Egan. Ora che il volume è in libreria copio qui di seguito la lunga recensione ho pubblicato due settimane fa sul quotidiano L'unità.  




Quando in aprile Jennifer Egan ha vinto il Pulitzer con "A visit from the goon squad" sui media italiani si era diffusa la voce che a ottenere il più prestigioso premio letterario americano fosse un romanzo scritto in Power Point, ossia il software usato in tutti gli uffici per realizzare tavole e diagrammi illustrativi. Si trattava, ovviamente, di un'esagerazione. In realtà, il volume contiene un solo capitolo illustrato sotto forma di tavole, tuttavia resta un libro molto particolare: benché il resto sia pura narrativa non si può certo affermare che ci troviamo davanti a un romanzo tradizionale.

Ora che finalmente esce in Italia pubblicato da minimum fax col titolo "Il tempo è un bastardo", nell'ottima traduzione di Matteo Colombo, i lettori potranno rendersi conto di persona del perché sia talmente originale da aver conquistato in patria un'infinità di premi, non ultimo il National Book Award, soffiandolo al grande favorito Jonathan Franzen.
Il libro è costituito da tredici storie correlate fra loro. Difficile, e riduttivo, definirle "capitoli". Non a caso l'autrice ne ha pubblicate numerose come singoli racconti su riviste letterarie. Testi autoconclusivi dunque, che però riuniti acquistano un senso generale, come piastrelle colorate che, una volta avvicinate, si rivelano tessere di un grande mosaico.
Non è certo la prima volta che un autore sceglie di scrivere un romanzo in forma di racconti. Citiamo per esempio il best-seller internazionale di qualche anno fa "Manuale di caccia e pesca per ragazze" di Melissa Banks, la cui protagonista era ritratta in racconti che partivano dalla sua adolescenza fino ad arrivare alla completa maturità. Quello che Jennifer Egan ha fatto però è qualcosa di più azzardo e ambizioso: ha lavorato sui testi come entità individuali, non ha seguito alcun ordine cronologico, ha dato spazio a una ventina di personaggi. In altre parole, ha mischiato le tessere del puzzle, come se volesse suggerire il disegno conclusivo senza mai tracciarlo.
Le due figure principali attorno alle quali ruota il libro sono un produttore musicale, Bennie, e la sua assistente, Sasha. Il lettore li incontra in varie fasi della loro vita e del loro rapporto. Il libro si apre con un incontro di Sasha adulta dall'analista. Nei capitoli successivi la ritroviamo ragazzina mentre assiste a un concerto rock, madre di famiglia matura e sistemata in una villetta borghese di provincia, giovane irrequieta mentre vaga nei vicoli di Napoli vivendo di piccoli furti ed espedienti: sembrano tante donne, ma è sempre la stessa, colta in momenti differenti della propria esperienza. Anche Bennie lo vediamo come produttore di successo, adolescente cantante scatenato in un gruppo punk, professionista in declino alla ricerca di un riscatto... Attorno a loro una miriade di comprimari (figli, mariti, mogli, fratelli, compagni di univesità, persino vecchi flirt dimenticati) che a volte sono relegati nel ruolo di comparse, altre assurgono a quello di protagonisti.
L'andamento del romanzo è continuamente oscillante fra momenti storici, punti di vista e intensità differenti, in un arco temporale che va dagli anni '70 sino al 2020. Ogni volta il lettore non sa cosa aspettarsi, si abbandona al flusso che l'autrice ha programmato per lui. La Egan ha dichiarato di aver impiegato molto tempo per stabilire la consequenzialità dei capitoli, come una sapiente dosatrice di indizi ed emozioni. L'insieme che si compone alla fine è dunque un grande affresco post-moderno.
L'ispirazione principale dell'autrice è stata la lettura integrale della Recherce. Il modo di rappresentare la vita e le esperienze individuali di Proust l'ha spinta a concentrarsi sulla complessità e la frammentarietà del vivere contemporaneo. Per questo ha scelto di focalizzare la sua attenzione su singoli episodi piuttosto che su una trama corale. A spingerla verso questa libertà narrativa è stata anche un'altra grande influenza, ma di ordine cinematografico, quel "Pulp fiction" di Tarantino nel quale lo spettatore è catturato dalle diverse vicende prima di arrivare a capire la relazione che le lega.
La complessità strutturale non deve però spaventare. La vera forza del romanzo sta proprio nella straordinaria qualità delle sue storie: una PR chiamata a rinnovare l'immagine di uno spietato dittatore, un giornalista che si prende delle libertà con l'attricetta che deve intervistare, un safari in Africa nel quale un figlio s'invaghisce della giovane amante del padre, le pagine di diario di un'adolescente del futuro in formato Power Point.
La potenza visiva di questi episodi non è sfuggita ai produttori televisivi. Così come è successo per "Le correzioni" di Franzen, anche il romanzo della Egan è stato opzionato dal canale via cavo HBO per una riduzione televisiva. Trattandosi della stessa rete che ha prodotto serie tv spettacolari del livello de "I sopranos" e "Six feet under" è legittimo avere aspettative elevate sul progetto.
"Il tempo è un bastardo" è un romanzo profondamente contemporaneo, che racconta senza svelare, che apre scenari e li richiude, e al termine lascia una curiosa sensazione di inedita pienezza. E se è difficile trovarne equivalenti letterari il motivo va ricercato nel tema del libro stesso, quello musicale. Questo libro è come un album: si può scegliere di ascolarne le singole canzoni, ma è nell'ascolto completo che se ne assapora tutta la potenza. 


martedì 22 novembre 2011

I FIGLI DELLE GIOSTRE


Ogni anno, a maggio, in occasione della festa del patrono, nel mio paese arriva un piccolo luna-park. Visto oggi con gli occhi da adulto è un assembramento patetico di poche e malconce attrazioni, ma quando ero bambino mi sembrava un grande e meraviglioso evento.
La cosa che però mi affascinava di più era che in quei giorni a scuola venivano inseriti nelle classi i figli in età elementare dei giostrai. Mi eccitava l'idea di un compagno di classe nuovo e di passaggio, destinato a durare il breve arco di cinque o sei giorni, e dalla vita così avventurosa. Si trattava in effetti di ragazzini piuttosto diversi da noi. Avevano un'aria più indipendente, più matura. Era gente sempre in viaggio, abituata a vedere scenari e persone ogni volta diverse, e del tutto avvezza alla convivenza con gli adulti. Spesso questi stessi ragazzini che la mattina vedevi nei corridoi li incontravi di nuovo la sera che davano una mano ai loro genitori sulle giostre, ritirando i biglietti dei bambini in fila o aiutando i grandi a coprire le attrazioni con i teloni all'orario di chiusura. A me parevano quasi eroici in questo.
Non ho mai capito quale fosse il criterio che regolasse l'inclusione di uno di questi alunni temporanei in una classe piuttosto che un'altra. So solo che ogni volta io speravo tenacemente che finissero nella nostra classe, ma non è mai successo. C'erano cinque sezioni alle elementari. Io ero nella E. Forse, semplicemente, venivano messi nelle A e B.
Nella mia testa coltivavo la speranza di diventare amico per la pelle con qualcuno di loro, di poter entrare nelle roulotte parcheggiate alla periferia del paese, di aggirarmi nel luna-park quando le giostre erano ancora spente e nessuno aveva il permesso di accedervi tranne i proprietari, di ricevere lettere da indirizzi lontani una volta che fossero ripartiti.
Invidiavo terribilmente i miei amichetti delle altre classi a cui era toccato in sorte un figlio delle giostre. Li tempestavo di domande su di lui: - Come si chiama? E' simpatico? E' bravo a scuola? Qual è la sua giostra? -. I miei amici non capivano cosa ci trovassi di tanto interessante. Mi fornivano risposte laconiche tipo: - Sta sempre zitto -.
Una volta una ragazzina era stata affidata alla classe confinante con la mia. Per tre giorni, durante l'intervallo, l'ho osservata mangiare la merenda accanto alle sue nuove compagne, cercando di trovare il modo per avvicinarmi e stringere un'improvvisa e fulminante amicizia. Il quarto giorno mi decisi. Di lei sapevo solo che era la figlia dei proprietari del tunnel della paura, una struttura nella quale i visitatori dovevano seguire un percorso al buio, squarciato ogni tanto da fari che illuminavano teschi in plastica o finti ragni. Ci ero stato la sera prima e l'avevo trovato terribile e per niente spaventoso, ma non mi importava. Attesi che la bambina mi passasse accanto per rientrare in classe e la fermai. - Volevo solo dirti che la tua giostra è bellissima - esclamai con entusiasmo. Ero consapevole di mentire, ma volevo lusingarla. Lei mi guardò con aria sbalordita e leggermente schifata. Dalla sua espressione compresi che lei stessa riteneva la propria giostra orrenda e che solo un deficiente avrebbe potuto entusiasmarsene. - Grazie - mormorò imbarazzata, allontanandosi. Mi sentii avvampare per la vergogna e per avere tentato un approccio così meschino e fasullo. L'unico effetto che ottenni fu che nei suoi ultimi giorni di permanenza a scuola si girasse dall'altra parte quando i suoi occhi incrociavano i miei in cortile.
Paradossalmente l'incidente non fece altro che confermare la mia fascinazione verso questi individui, appartenti a un mondo misterioso che non riuscivo neppure a immaginare come approcciare.
Un fascino destinato a durare solo brevemente, perché poi sono cresciuto, mi sono disinteressato delle giostre e ho scoperto le popstar.




lunedì 21 novembre 2011

GRANTA SESSO


Esce in questi giorni in libreria il secondo numero della rivista letteraria "Granta Italia", pubblicata da Rizzoli. "Granta" è probabimente la più celebre rivista di letteratura del mondo, con edizioni americane, inglesi, spagnole, portoghesi e (da quest'anno) anche in lingua italiana. I suoi numeri sono monotematici e quello in uscita ora è dedicato al sesso. Con una copertina oggettivamente strepitosa, l'antologia include racconti inediti di autori italiani quali Diego De Silva, Flavio Soriga, Antonella Lattanzi, Fabio Geda, Marco Mancassola, Veronica Raimo, Valeria Parrella, Emma Dante, accanto a quello di scrittori stranieri come John Irving, Iris Murdoch e Jeannette Winterson. In Rizzoli sono impazziti, perché pur avendo a disposizion un cast simile, hanno scelto come pezzo d'apertura un mio racconto. Si intitola "Fragile" ed è una storia di sesso e amputazioni.




PS Vi consiglio anche una visita al sito della rivista, dove compaiono alcuni racconti esclusivi della versione on line, tra i quali degli inediti di Giorgio Fontana e di Susanna Bissoli.    

venerdì 18 novembre 2011

INCONTRO A FIRENZE

Martedì prossimo 22 novembre, nell'ambito del Florence Queer Festival, sarò ospite della libreria Melbook di Firenze (via de' Cerretani 16/r) alle ore 18 per presentare i miei ultimi libri "Sotto Anestesia" e "Gatta gatta" (ma anche per parlare del resto). Vi aspetto.


martedì 15 novembre 2011

ALLORA NON SONO IL SOLO

Tempo fa avevo confessato che una delle mie fantasie più ricorrenti è quella di poter parlare con il me stesso più giovane e metterlo in guardia, o rassicurarlo, sul futuro che l'attende. In questi giorni esce negli Stati Uniti "Dear me", una raccolta di lettere che 65 celebrità (fra le quali Stephen King, Gillian Anderson, Alice Cooper, John Waters, Hugh Jackman...) hanno scritto immaginandosi di rivolgersi a loro stessi a sedici anni. Bene, mi consolo: non sono un caso patologico isolato.

mercoledì 9 novembre 2011

BOOK ADVENTURE


Oggi, per mie esigenze editoriali, cercavo un romanzo degli anni '80 da tempo esaurito in libreria. Alla biblioteca centrale di Milano ho scoperto che non era disponibile in nessuna filiale milanese. Tramite una ricerca telematica sono giunto a scoprire che ne esistevano pochissime copie in biblioteche sparse per la Lombardia, ma senza la possibilità di risalire a quali. Ho dovuto ricorrere all'aiuto di un responsabile del centro consulenza per riuscire a individuare la sede più vicina. Mi sono fatto dare il numero, ho chiamato, ho verificato che il volume fosse disponibile e nel pomeriggio mi sono fatto un viaggetto di quasi un'ora sui mezzi pubblici per andare a recuperarlo in provincia.
Il treno, il sole che è rispuntato dopo giorni di diluvio, girare per le strade del paese chiedendo agli sconosciuti indicazioni per raggiungere la biblioteca, mettere le mani su un testo difficile da trovare, scoprire che sono passati dodici anni da l'ultima volta che qualcuno l'ha chiesto in lettura, affrontare le prime pagine sul treno che mi riportava verso la città, ecco, l'insieme di queste cose mi sembra che abbia reso la mia giornata curiosamente emozionante.


sabato 5 novembre 2011

LA KRYPTONITE NELLE SALE

Ieri ho visto il film di Ivan Cotroneo "La kryptonite nella borsa", tratto dal suo romanzo omonimo pubblicato da Bompiani. Mi è piaciuto davvero molto. E' una commedia gentile, che cresce lentamente e che ha un finale bellissimo, uno di quei rari esempi di disvelamento che illumina tutto il percorso narrativo precedente dandogli una prospettiva (e un senso) differente. E con un gusto pop che levati.


martedì 1 novembre 2011

FANZINISTA


Conosco molte cose di Alex. So che per vivere fa cinque lavori diversi, che dopo il divorzio da suo marito ha ottenuto la casa e in cambio ha ceduto a lui la gestione della piccola azienda che avevano fondato insieme (pentendosene in seguito), che per un paio d'anni ha cercato di rivendere l'abitazione ritenendola troppo grande ma poi ha preferito la strada della coabitazione affittandone una parte a due coinquilini, che il suo attuale compagno Paul era un amico con cui aveva avuto un breve flirt da ragazza e che poi ha ritrovato in età adulta e se ne è innamorata di nuovo, che detesta i gatti e che, per ironia della sorte, ora si trova a convivere con due di loro e sta imparando a trovarli simpatici.
Alex non è una mia amica. Anzi, non l'ho mai vista, né sentita. Tutte queste cose le so da "Brainscan" la perzine che da anni produce e di cui ho svariati numeri. Il termine "Perzine" è una crasi fra "personal" e "fanzine" e si riferisce a una rivista autoprodotta che parla dell'autore stesso, ossia appunto una "personal fanzine".
Periodicamente, come un morbo latente, torna a sgoragare in me l'entusiasmo per le pubblicazioni autoprodotte. E' una passione che non si è mai sopita e che continua a resistere, malgrado gli anni e le rivoluzioni tecnologiche. Per un certo periodo ho immaginato che la diffusione dei blog avrebbe soppiantato (anche in me) il fascino di questi giornaletti. Non è stato così. Non lo è stato neanche culturalmente. Al contrario, solo in questi ultimi anni la rivalutazione critica ed estetica del fenomeno fanzine sta acquistando sempre più rilevanza. Lo dimostrano i due splendidi e massicci volumi fotografici pubblicati da Chronicle Books a San Francisco e Gestalten a Berlino, rispettivamente:  "Fanzine - The DIY revolution" di Teal Trigs e "Behind the zines: self-publishing culture", curato da R. Klanten, A. Mollard e M. Hübner.




Il primo tenta di tracciare una storia del fenomeno fanzine, partendo da alcune pubblicazioni storiche (Murder can be fun, Mistery Date, Beerframe, Cometbus, ecc) sino a illustrare un ampio ventaglio di fanzine contemporanee e dei loro equivalenti in forma di e-zine.
Il secondo analizza invece l'evoluzione del concetto di autoproduzione in relazione alla stampa contemporanea, fungendo da vero e proprio catalogo per una serie di (splendide) riviste prodotte in ogni angolo del pianeta che, malgrado l'aspetto talvolta patinato e raffinatissimo, vengono prodotti da editori del tutto indipendenti e in forma spesso completamente artigianale.


E comincio a pensare che sia proprio in questo concetto tangibile di artigianilità che continui a farmi provare un'attrazione irresistibile verso l'oggetto fanzine, che blog, siti e webzine non riescono comunque a soppiantare. E' la manualità che queste rivistine trasudano, il tempo e l'impegno che gli autori ci hanno dedicato, utilizzando materiali semplici e basilari quali carta, forbici, colla, disegni e fotocopie, che rende le loro produzioni così affascinanti. Sono piccoli scrigni di artigianalità da terziario avanzato, capsule di amore e devozione per il lettore che difficilmente riesco a trovare altrove.
Ad emozionarmi dunque non è solo sapere la storia che lega Alex al suo attuale compagno, ma il piccolo libricino "How long have you and Paul been together?", una sorta di timelime tracciata a mano che parte dal 1991 (anno del loro primo incontro) ai giorni nostri, accompagnata da una foto di loro due ragazzi e loro due oggi, in forma di micro-inserto dentro la fanzine "Brainscan" numero 28. Aprire il cuore agli sconosciuti attraverso una foglietto illustrato e ripiegato a mano. A me pare pazzesco.