mercoledì 30 marzo 2011

DA DOMANI IN LIBRERIA


Nella Pavia dei primi anni '80, mentre facevo l'università, ho dato vita, insieme a un amico, ad "Anestesia Totale", una rivista indipendente dedicata al fenomeno emergente della musica new wave italiana. Da un giorno all'altro mi sono trovato catapultato in un nuovo mondo fatto di interviste, concerti, sale prove, festival musicali, radio libere e band storiche, come Litfiba e Diaframma, agli albori della loro carriera. Questo è il racconto di quell'esperienza straordinaria. Un distillato di entusiasmi giovanili in un libretto di 50 pagine dal prezzo super-pop di 4 euro.

SOTTO ANESTESIA

Terre di Mezzo editore


mercoledì 23 marzo 2011

OBAMA DICE AI GAY CHE ANDRA' MEGLIO

Martedì sera, ore sette, sono in una libreria di Tribeca, a New York per la presentazione di un libro uscito oggi negli Stati Uniti intitolato "It gets better". Ci sono per caso: mi trovo a New York per una conferenza, ho letto stamattina su un giornale dell'evento e ho deciso di venire a fare un salto.

"It gets better" (Dutton publishing, 21,95 dollari) è un raro caso, quasi unico, di libro tratto da YouTube, ossia di progetto nato in forma di video e poi trascritto per la stampa. L'idea nasce nel settembre del 2010 da Dan Savage, scrittore e giornalista americano, in seguito alla morte di alcuni adolescenti gay, suicidatisi dopo mesi di insulti, violenze, persecuzioni da parte dei loro stessi compagni di scuola. Memore degli attacchi subiti da lui stesso durante l'adolescenza e profondamente toccato da queste morti insensate, Savage decide di voler far qualcosa per aiutare le migliaia di ragazzi vittime ogni giorno di tali violenze fisiche e psicologiche in ogni scuola del paese. Sa bene che farsi invitare a parlare agli studenti negli istituti è difficile, quasi impossibile: schiere di genitori fondamentalisti si oppongono all'ipotesi che intellettuali gay adulti incontrino i loro figli, adducendo assurde accuse di possibile corruzione morale e persino pedofilia. Tuttavia Savage si rende conto che oggi questi ostacoli sono superabili all'istante: nell'era dei social network chi ha più bisogno di entrare in una scuola, di chiedere permessi che non arriveranno mai? Lo scrittore chiama il suo compagno, il dj Terry Miller, e gli annuncia il suo progetto: pubblicare un video su YouTube nel quale raccontare agli adolescenti in crisi che il periodo terribile che stanno attraversando finirà e che dopo andrà meglio. Che togliersi la vita per gli insulti e la prepotenza altrui è uno spreco assurdo. Che il futuro ha in serbo per loro felicità e amore. Ma per farlo, per creare un messaggio convincente e realistico, ha bisogno della sua complicità. Sa che non si tratta di una richiesta semplice. Malgrado lo scrittore abbia pubblicato tre libri sulla propria vita di coppia (i due hanno adottato un bambino e hanno lottato per il riconoscimento del matrimonio omosessuale neglio USA), Miller non ha mai concesso un'intervista, non è mai apparso in tv o sui giornali, ha preteso (e ottenuto) dal compagno un rispetto della privacy pressochè totale. Invece stavolta, e per la prima volta, Miller accetta di apparire a suo fianco e di testimoniare con lui, nella speranza concreta di offrire conforto a ragazzi in difficoltà e riuscire addirittura a salvare vite umane.

Quando postano il loro video, Savage e Miller si augurano che altri possano seguire il loro esempio. Si dicono quanto sarebbe bello se riuscissero col tempo a ottenere un numero significativo di contributi simili. Si fissano il traguardo, ipotetico, di cento. Sembra loro un bel numero, tondo, ampio: cento versioni diverse della stessa promessa: resisti, andrà meglio, ve lo giuriamo. I due non hanno idea di quanto le loro previsioni siano distanti dalla realtà: il giorno dopo i commenti, le richieste, le mail rivolte a Savage sono tali che il suo computer va in tilt. Nel giro di pochi giorni i video sulla scia di "It gets better" sono già diecimila. Dopo un mese è impossibile tenerne il conto. Chiunque, tra artisti, attori, scrittori, cantanti, personalità televisive e soprattutto gente comune, offre la propria testimonianza. Il fenomeno si espande nel resto del mondo. A quattro settimane dal debutto su YouTube, Savage riceve una telefonata dalla Casa Bianca: Barak Obama chiede di poter inserire anche un proprio messaggio di solidarietà.

La presentazione del libro in Tribeca è la prima del tour promozionale. I due fondatori del progetto sono vistosamente emozionati. Dan Savage durante l'introduzione legge la lettera che gli ha scritto una madre, raccontandogli come i loro video abbiano salvato la vita del figlio. Mentre legge le sue parole non riesce a trattenersi e si lascia scappare qualche lacrima. "Scusate, mi commuovo come una cretina" dice al pubblico, che lo copre di applausi. Poi lo scrittore chiede ai presenti se c'è qualcuno che ha contribuito al progetto con una propria testimonianza. Diverse persone alzano la mano. Lui le invita sul palco. Sono presenze casuali, ma sembra che sia un cast operato dall'Onu: c'è una lesbica di mezza età, una giovane di colore, un gruppo di ebrei ortodossi, un ragazzo italoamericano, un asiatico... La loro semplice presenza testimonia il valore, la varietà, la diffusione del progetto: "It gets better" ha parlato a tutti, ha coinvolto tutti, ha spinto tutti a fare la propria parte. Non è più la presentazione di un libro: è un happening, una sequenza di voci diverse che racconta una grande storia comune. Ci siamo passati tutti, fa schifo, lo sappiamo, ma vi assicuriamo: si può sopravvivere e il futuro per voi sarà radioso.

Abbandono la sala prima che l'incontro finisca. Scendo in metrò, sfoglio il volume per verificare chi conosco fra i nomi degli autori presenti. C'è di tutto: scrittori (Cunningham, Sedaris), cantanti (Jake Shears degli Scissor Sisters), blogger (Perez Hilton), cartoonist (Alison Bechdel), attori (Ellen Degeneres), politici (Hilary Clinton, David Cameron), celebrità (Chaz Bono, il figlio transessuale di Cher e Sonny Bono). E poi una lista infinita di anonimi insegnanti, medici, grafici, studenti, manager, agricoltori, negozianti, poliziotti, che hanno voluto mettersi in prima linea per la causa. Leggo il messaggio di Obama. A un certo punto dice: "Non so cosa significhi essere preso di mira in quanto gay. Ma so cosa vuol dire crescere sentendosi fuori luogo. Ed è dura". Mi colpisce questa frase. Obama sembra quasi scusarsi del fatto di non poter empatizzare fino in fondo con chi sta vivendo sulla propria pelle la discriminazione per ragioni sessuali. Offre comprensione, consapevole che non può comprendere fino in fondo il dolore che ha conosciuto chi ha subito certi assurdi soprusi. Mentre leggo le promesse di futuro sereno che Obama fa ai giovani gay in difficoltà del suo paese non posso fare a meno di pensare all'imbarazzante arretratezza del mio. Un paese nel quale un presidente del consiglio può sollazzarsi con le minorenni in nome di una propria vita privata, mentre la sola ipotesi di affrontare in parlamento una discussione per il riconoscimento dei diritti civili a una coppia stabile di persone dello stesso sesso è ostacolata da ogni tipo di impedimento di ordine etico, morale, religioso. Un paese nel quale che un progetto come "It gets better" possa ottenere il plauso del governo, la testimonianza delle più alte cariche dello stato, sia quantomeno fantascientifico.

Non l'ho fatto prima, alla libreria, ma adesso, circondato da sconosciuti in un vagone della metropolitana, leggendo le parole che Obama e pensando al pianeta lontano dal quale provengo, sono io ora la cretina che si commuove.



www.itgetsbetter.org

Al momento della scrittura di questo post, il video di Savage e Miller su YouTube è stato visto da 1.264.342 persone.

martedì 22 marzo 2011

BB ON LINE


C'è un po' di matteobbianchismo sparso sul web di questi tempi:

- la webzine letteraria Brown Bunny mi ha chiesto di autointervistarmi

- il blog Cose Da Libri pubblica un resoconto della manifestazione BookSwap, a cui ho partecipato anch'io

- il blog milanese ViziAMi mi ha intervistato sul mio rapporto con la città

Ecco.




martedì 15 marzo 2011

'tina NUMERO 24

Da oggi è on line il nuovo numero di 'tina, tutto al femminile. Contiene un racconto inedito di Antonella Lattanzi e quattro autrici da scoprire. Come sempre, potete scaricarlo in formato .pdf dal sito di 'tina o sfogliarlo on line su Issuu. Buona lettura!

mercoledì 9 marzo 2011

RIMPIANTI POSTALI


Comincio a rimpiangere la corrispondenza fisica. Le buste coi francobolli, il mittente che riconoscevi dalla grafia, il piacere di scendere alla casella e trovare testimonianze di affetto da lontano.

Come per tutti, o quasi, l'uso dell'e-mail ha azzerato questo rito. Ogni giorno apro lo sportello senza alcuna emozione, consapevole che raccoglierò solo pubblicità, bollette, fatture.

Da ragazzino tenevo decine di corrispondenze. Scrivevo lettere quasi ogni giorno perché alimentavo una catena che era fonte di felicità. Sapevo che per ogni busta che inviavo ne avrei avuta una in cambio. Poteva contenere semplici lettere, ma a volte era corredata di foto, disegni, adesivi, audiocassette. Erano piccoli tesori da scoprire.

Il mio primo pensiero mentre tornavo a casa da scuola era sempre quello: la posta. Chi mi avrà scritto oggi, cosa mi avrà mandato.

Mi manca l'esperienza visiva: i colori della busta, dei francobolli, l'inchiostro con cui era scritto il mio indirizzo. Quella tattile, di saggiare il contenuto della busta ancor prima di aprirla, indovinare dal gonfiore che sarebbe stata una lunga lettera, sentire che conteneva altro, oltre ai fogli.

Rimpiango anche la parola "corrispondenza", che implica una reciprocità, un afflato comune. Rispondere insieme allo stesso bisogno.

Ne parlo come se il servizio postale fosse defunto. So bene che non lo è, che se volessi riattivare questo meccanismo forse potrei farlo: dare io l'esempio, riprendere a scrivere lettere a mano e aspettare che gli altri rispondano. Ma sarebbe una forzatura, per me e per loro. Ormai sono altri i mezzi con cui comunichiamo e non avrebbe senso tornare indietro.

Una volta giudicavo gli amici anche dalla quantità di lettere che ci scambiavamo. Se dovessi farlo oggi, con tristezza probabilmennte il mio migliore amico risulterebbe essere Monte dei Paschi di Siena.

martedì 8 marzo 2011

ANIMALS MARZO

Il numero attualmente in edicola della rivista di fumetti "Animals" pubblica un mio racconto inedito intitolato "Contraffatti".

APOCALISSE CAMPANA



Ultimi due appuntamenti con le presentazioni di "Apocalisse a domicilio":

Giovedì 10 marzo, ore 18
Presenta: VALERIA PARRELLA
libreria Ubik
via B. Croce 28
NAPOLI

Venerdì 11 marzo, ore 18
Bottega Equazione
via Jannelli (alle spalle di Piazza Portanuova)
SALERNO

lunedì 7 marzo 2011

GIORNALISMO D'ASSALTO

Mi trovo in una cittadina di provincia per la presentazione del mio romanzo. L'organizzatrice dell'incontro, una donna preparatissima e di grande simpatia, mi fa notare due giovani uomini seduti verso il fondo della sala. - Quelli sono giornalisti dei due quotidiani locali -, mi informa. La cosa mi meraviglia. In primo luogo mi sorprende che una città di dimensioni ridotte possa vantare ben due quotidiani, poi che entrambi abbiano deciso di inviare un loro collaboratore a un appuntamento di letteratura. Succede piuttosto raramente.

Appena la presentazione ha inizio, i due si alzano e in maniera discreta cominciano a scattare fotografie a me e alla presentatrice. Tornano a sedersi per un paio di minuti poi, uno dopo l'altro, se ne vanno. Li ho delusi così tanto? mi chiedo.

Al termine della serata, mentre usciamo dalla sala, l'organizzatrice dichiara di essere molto contenta della presenza dei giornalisti, prova tangibile che la mattina seguente entrambi i giornali pubblicheranno un pezzo su di me.

- Ma come? Non hanno ascoltato nulla dell'incontro, non mi hanno fatto nessuna domanda, in pratica si sono dileguati quando ancora stavamo salutando il pubblico... -

- Oh, ma l'incontro non lo seguono mai. Vengono solo per le foto -

- E come fanno a scrivere un articolo? -

- Copiano quello che trovano sul comunicato stampa -

Ah, ecco.

venerdì 4 marzo 2011

IL MALE MINORE

Avevo un amico, un tipo simpatico e molto vivace, che aveva un problema di "vescica debole" (parole sue). Ogni volta che si usciva insieme, fosse in un locale, al cinema, in pizzeria, doveva assentarsi almeno un paio di volte per andare in bagno. Era una caratteristica a cui noi amici eravamo abituati, ma che lo metteva leggermente in imbarazzo con le nuove conoscenze. Una sera in discoteca aveva incontrato un ragazzo di cui si era invaghito e l'aveva invitato a cena il giorno seguente. Al ristorante, complice forse anche l'agitazione, aveva dovuto recarsi alla toilette ben tre volte, ma fingendo assoluta indifferenza con il suo ospite. A quel primo incontro ne seguì un altro, anche in questo caso con tre parentesi in toilette, sempre senza commento da parte sua. Al terzo appuntamento, dopo l'ennesima tappa in bagno, ha deciso che fosse il caso di fornire una spiegazione a questo ragazzo che stava continuando a frequentare (e di cui, oltretutto, si stava inesorabilmente innamorando). Sfoderando un sorriso radioso, ha detto: - Beh, avrai notato che sono di vescica un po' debole -. Lui, signorile, ha scosso le spalle e ha risposto: - Oh, figurati. Pensavo fossi un cocainome e che andassi in bagno a sniffare -.


martedì 1 marzo 2011

LE PAROLE DI SUSANNA

In genere succede che quando leggi un libro che ti piace tanto per il successivo è vita grama: difficile che il nuovo mantenga lo standard del precedente. Pertanto mi è sembrato strano e anche un po' miracoloso leggere due romanzi italiani di seguito e provare lo stesso entusiasmo. Di "Esche vive" vi ho riferito settimana scorsa. Oggi non posso fare a meno di parlarvi di "Le parole che cambiano tutto", primo romanzo di Susanna Bissoli, edito da Terre di mezzo.

Devo fare una premessa: di Susanna ho già parlato bene, più volte. Sulla copertina di questo libro è anche riportata la citazione da una mia recensione nella quale già la definivo "bravissima". Tuttavia fino a oggi la conoscevo come autrice di racconti. Ne avevo letti diversi, tra editi ed inediti, e mi avevano rivelato il suo talento, una capacità particolare di tratteggiare situazioni, anche difficili e dolorose, con una delicata leggerezza, con un linguaggio quotidiano, confidenziale. Nei suoi racconti la Bissoli ha la capacità di far sembrare le cose molto vere, quasi le avesse vissute tutte di persona. Caratteristiche che la rendevano appunto un'ottima narratrice di storie brevi, ma che ignoravo quali risultati avrebbero potuto ottenere sulla lunga durata.

Il primo romanzo conferma invece le sue qualità. E' una vicenda familiare, una sottile trama di rapporti interpersonali. Arianna, la protagonista, da due anni abitante in Grecia, torna a vivere in Veneto nella casa di famiglia dopo la morte della madre. Si trova a che fare con un padre taciturno e perso dietro misteriosi impegni, che assomigliano più a pretesti per stare fuori casa che reali incombenze, e un fratello gay che per ragioni non svelate ha troncato i rapporti con lui. Arianna comincia a intuire che c'è qualcosa sotto, un segreto che deve essere indagato. L'improvvisa partenza del padre per una vacanza le offre l'occasione giusta: decide di raggiungerlo per affrontare la questione. Anche lei, del resto, ha un piccolo segreto da rivelargli.

Susanna Bissoli riesce ad ancorare le complesse dinamiche che regolano i rapporti familiari alle contingenze di ogni giorno: il vicino che passa a salutare, i piselli da sbucciare, l'albero in giardino da potare. Tutto, dal linguaggio, all'ambientazione, ai sentimenti indagati, suona profondamente semplice e autentico.

Anche se la trama ruota attorno a segreti taciuti a lungo, il libro non procede a colpi di scena, a rivelazioni ad effetto. Le cose accadono col loro ritmo naturale, certe vengono dette al momento giusto, certe hanno bisogno di tempo. E ci si deve comunque sforzare di capire e accettarle, anche se rivoluzionano la vita che abbiamo condotto fino a quel momento. La stessa semplicità del titolo è eloquente: "Le parole che cambiano tutto".

Un libro che si fa leggere d'un fiato e che per molti, in particolare per il pubblico femminile, potrebbe rivelarsi una piccola scoperta.