lunedì 29 ottobre 2012

DECALOGHI DI SCRITTORI - UN'AGGIUNTA D'AUTORE

Lo scrittore Paolo Cognetti, leggendo il mio post precedente, ha deciso di tradurre sul suo blog la lista redatta in inglese da Edgar Keret. La riporto anche qui. Eccola:


1. Godi della scrittura.
Gli scrittori raccontano sempre quanto sia duro il processo di scrittura, e quanta sofferenza provochi. Mentono. Alla gente non piace ammettere di godere del proprio lavoro. Scrivere è un modo di vivere un’altra vita. Molte altre vite. Le vite di un’infinità di persone che tu non sei mai stato, ma che sono assolutamente te. Ogni volta che ti siedi e affronti la pagina e provi a scrivere - anche se non ce la fai - sii grato per l’opportunità che hai di espandere lo scopo della tua vita. È divertente. È figo. È dandy. E non lasciare che nessuno ti dica il contrario.

2. Ama i tuoi personaggi.
Perché un personaggio sia reale, deve esistere almeno una persona al mondo in grado di capirlo e di amarlo, non importa se approvando o meno quello che fa. Tu sei la madre e il padre dei personaggi che crei. Se non li ami tu non li amerà nessuno.

3. Quando scrivi non devi niente a nessuno.
Nella vita se non ti comporti bene vieni sbattuto in galera o in un istituto, ma nella scrittura si può fare tutto. Se nella tua storia c’è un personaggio che ti attrae fisicamente, bacialo. Se c’è un tappeto che detesti, brucialo nel bel mezzo del soggiorno. Quando scrivi puoi disintegrare i pianeti e sradicare intere civiltà con uno schiocco di dita, e un’ora dopo la signora del piano di sotto ti rivolgerà ancora il saluto.

4. Comincia sempre dal centro.
L’inizio è come il bordo di una torta bruciacchiato dalla teglia. Puoi averne bisogno per ingranare ma non è davvero commestibile.

5. Cerca di non sapere come va a finire.
La curiosità è una forza molto potente. Non perderla per strada. Quando stai per scrivere una storia tieni sotto controllo la situazione e i bisogni dei tuoi personaggi, ma lasciati sempre sorprendere dalle svolte della trama.

6. Non usare niente solo perché “si fa così”.
Gli a capo, le virgolette, i personaggi che mantengono lo stesso nome anche se hai girato pagina: sono tutte convenzioni che esistono per servirti. Se non funzionano lasciale perdere. Il fatto che una regola sia stata applicata in ogni libro che hai letto non significa che debba essere applicata anche nel tuo.

7. Scrivi a modo tuo.
Se provi a scrivere come Nabokov, ci sarà almeno una persona che l’ha fatto meglio di te (si chiama Nabokov). Ma se scrivi a modo tuo sarai sempre il campione del mondo dell’essere te stesso.

8. Assicurati di essere da solo nella stanza dove lavori.
Anche se scrivere al bar suona romantico, avere altra gente attorno a te ti rende conformista, che tu te ne accorga o no. Quando in giro non c’è nessuno puoi parlare da solo o metterti le dita nel naso senza problemi. Scrivere è mettersi le dita nel naso, e in mezzo alla gente la cosa non viene naturale.

9. Lasciati incoraggiare dalle persone a cui piace quello che scrivi.
E prova a ignorare tutti gli altri. Quello che hai scritto semplicemente non è per loro. Non importa. Il mondo è pieno di scrittori. Se cercano bene ne troveranno uno che li soddisfa.

10. Ascolta tutto quello che ti dicono ma non dar retta a nessuno (a parte me).
La scrittura è il territorio più privato al mondo. Nessuno può insegnarti come ti piace il caffè, e nessuno può insegnarti come scrivere. Se qualcuno ti dà un consiglio che suona bene e senti che è giusto, usalo. Se il consiglio suona bene e senti che è sbagliato, non ci perdere nemmeno un secondo. Potrà andar bene per qualcun altro ma non per te.




martedì 23 ottobre 2012

IL PIACERE DELLE LISTE - SPECIALE "DECALOGHI DI SCRITTORI"


Se seguite questo blog ormai lo sapete, adoro leggere liste e invidio chi riesce a scriverne di efficaci. Ogni tanto mi dico “Adesso scrivo una bella lista per il blog”. Me lo dico e basta, però. Mica lo faccio. Per compensare allora ne ho selezionate alcune ottime di altri. 
Ecco alcuni esempi di decaloghi (o quasi) firmati da scrittori. 

Il giovane e talentuoso Giorgio Fontana spiega qui come scrivere articoli di giornale migliori.

Il celebrato autore di racconti brevi israeliano Edgar Keret qui fornisce le dieci “verità nascoste” che ogni scrittore dovrebbe conoscere [in inglese].

La scrittrice, blogger ed editor di riviste americana Roxane Gay illustra invece qui le 25 regole per essere uno “scrittore contemporaneo” [in inglese].

Il sempre sorprendente Giulio Mozzi, che di decaloghi sul suo blog Vibrisse, bollettino ne scrive di continuo, si è divertito (si fa per dire) a raccogliere qui le dieci peggiori cose che i lettori hanno scritto a proposito dei suoi libri sul sito della libreria on line IBS (un giorno lo farò anch’io, se sono di buon umore).






venerdì 19 ottobre 2012

COME INIZIA


Volevamo di più. Picchiavamo sul tavolo il manico delle forchette, sbattevamo i cucchiai contro le scodelle vuote: avevamo fame. Volevamo più baccano, più casino. Alzavamo il volume della TV fino a farci dolere le orecchie a furia di gente arrabbiata che urlava. Volevamo più musica alla radio; volevamo ritmo; volevamo rock. Volevamo muscoli sulle nostre braccia scarne. Avevamo ossa da uccello, cave e leggere, e volevamo più densità, più peso. Eravamo sei mani che strappavano, sei piedi che pestavano; eravamo tre fratelli, tre maschi, tre piccoli re asserragliati nella smania di avere di più.

Justin Torres 
“Noi gli animali”
trad. di Sergio Claudio Perrone
Bompiani, 2012


giovedì 18 ottobre 2012

TRIBUTO GRAFICO


I “lyrical videos” sono un fenomeno diffusissimo su YouTube: si tratta di clip musicali nei quali, invece di un contenuto filmato originale, vengono riportate solo le parole della canzone. A volte sono realizzati dai fan, altri dalle stesse case discografiche per sopperire all’assenza di un videoclip vero e proprio o per colmarne il vuoto mentre è in via di realizzazione. Si tratta di video molto scarsi, la cui cura grafica è minima. Raramente un lyrical video viene proposto come unico video ufficiale, però può succedere (l’esempio più celebre di tutti i tempi credo sia questo). 
La band australiana di electro-pop Parralox ha diffuso in questi giorni il lyrical video per il loro nuovo singolo “Sharper than a knife (Pete Hammond remix)” ed è una piccola rivoluzione. In questo caso la grafica gioca un ruolo fondamentale e l’utilizzo delle liriche diventa il pretesto per creare una sorta di tributo alla nascita del sound electro. 
Il video ripropone alcune delle copertine di dischi che hanno fatto la storia della musica elettronica (Depeche Mode, New Order, Kraftwerk, Human League, Joy Division, OMD...), iscrivendo le parole del testo al loro interno e quasi sfidando lo spettatore a riconoscerle mentre si vanno componendo. 
Uno splendido esercizio grafico e un raffinato gioco di complicità rivolto agli amanti di questo genere musicale (io quando ho riconosciuto l’omaggio a The Assembly, progetto di Vince Clarke durato lo spazio di un solo singolo, mi sono quasi commosso).  




martedì 16 ottobre 2012

ROMANZIERINI


Il quotidiano inglese The Guardian l’altro giorno ha pubblicato alcuni illustri esempi di “Romanzi in 140 caratteri”, firmati da alcuni noti scrittori anglosassoni (fra i quali David Lodge, A.M. Homes, A.L. Kennedy, Helen Fielding, Geoff Dyer...). 
Il più riuscito fra tutti mi è parso quello firmato da Jeffrey Archer (la traduzione è liberamente mia):

“E’ un miracolo che si sia salvato”, disse il medico. “E’ la volontà di Dio” disse la signora Schicklgruber. “Come lo chiamerete?” “Adolf”, rispose.

Trovate tutti gli altri romanzi in formato Twitter qui


lunedì 8 ottobre 2012

IL BELLO DELLA DIRETTA


Ieri durante "Quelli che" è successa una cosa che mi ha fatto riflettere.

Victoria Cabello, parlando con Alba Parietti, le ha detto: - Sai che c'è un travestito che si fa chiamare Alba Paillettes? Fa uno spettacolo bellissimo -.
Una mezzoretta dopo, durante una pausa pubblicitaria, il Trio Medusa mi ha avvisato che sul loro account di Twitter erano arrivate centinaia di proteste per l'uso del termine "travestito" invece di "drag queen". Anche su FB ho notato messaggi simili. Ho subito informato Victoria che ha poi chiesto scusa in diretta e rettificato. 
La cosa però mi ha lasciato cmq un po' stupito. Posto che l'uso del termine travestito sia stato improprio, a me sembra più significativo che una conduttrice della domenica pomeriggio conosca il personaggio Alba Paillettes, ne abbia visto lo spettacolo e gli faccia i complimenti. Cioè, in centinaia a darle addosso per l'errore e nessuno a riconoscere l'intenzione più che positiva del riferimento? E poi, ditemi se sbaglio (e lo sto chiedendo sul serio, non è una domanda retorica), ma "travestito" è un dispregiativo? Se sì, da quando? Perché personalmente non l'ho mai inteso come tale. E per quanto politically correctamente la si voglia mettere, una drag queen è un uomo che fa spettacolo "travestito". Letteralmente. 
In un paese nel quale i gay non hanno alcuna forma di tutela giuridica attaccare una presentatrice perché ha fatto i complimenti a un "travestito" a me pare una cosa senza senso.
Ma, ripeto, forse sono io che mi sbaglio.

[Questo è il testo di un intervento che ho postato su Facebook stamattina e che ha creato un certo scalpore, con decine di commenti, centinaia di lettori e con qualche reazione a catena (per esempio, Matteo Bordone ne ha scritto a sua volta). Per questo ho deciso di riproporlo sul blog]


martedì 2 ottobre 2012

IL DOPO


La tre giorni di “Roland Macchine e Animali” è andata bene oltre le nostre più rosee aspettative: incontri affollatissimi (anche quelli all’apparenza più ostici), pubblico attento, partecipe e caloroso, atmosfera generale rilassata e molto divertente. Insomma, grazie davvero a tutti, noi organizzatori siamo entusiasti del risultato. E grazie soprattutto al pubblico del sabato, che ha scelto di venire ad Assab One anche se a Milano era in corso il diluvio. Siete stati eroici e noi vi abbiamo amati.