venerdì 30 dicembre 2011

COLLEZIONE 2011


Fine anno, tempo di bilanci. 
Il 2011 per me è stato l'anno delle piccole pubblicazioni: il memoriale fanzinaro di "Sotto Anestesia" per Terre di mezzo, il racconto felino "Gatta gatta" per la collana Zoo di :duepunti editore e l'horror femminile di "Al sangue" per il Corriere della Sera. Se si aggiungono l'intervista a Andy Warhol (nelle interviste impossibili di "E ti vengo a cercare", Stile Libero Einaudi), il racconto erotico "Fragile" (in "Granta Sesso", Rizzoli) e la prefazione a "Signorina Cuorinfranti" di Nathanael West (minimum fax), posso dire di essere stato decisamente prolifico per i miei standard. Sempre quest'anno ho anche scritto con Ivan Cotroneo e Monica Rametta la sceneggiatura per un film che capiremo nei prossimi mesi se riuscirà a vedere la luce. Quindi ho davvero prodotto un sacco (me lo dico da solo per rassicurarmi). 
Il 2012 si preannuncia al momento assai più silenzioso. Sto scrivendo il nuovo romanzo, ma sono solo a un terzo (circa) e mi ci vorrà ancora tempo. 
Però una novità importante c'è: la collaborazione come editor per una nuova casa editrice. 
A gennaio uscirà il primo volume che ho curato e un sacco di altra roba è in previsione. Ma di questo parleremo al momento giusto, tra un paio di settimane.
Buon 2012!

giovedì 22 dicembre 2011

MAT 'TINA DI NATALE


Con un rush finale da primatista, proprio a un passo dal Natale e dalla fine dell'anno, ecco il nuovo numero di 'tina edizione 2011! Il mio regalino natalizio. Questa nuova uscita presenta cinque nuovi autori fra i quali (tenetevi forte!) un poeta. Ma non vi dico altro e lascio a voi il piacere della scoperta. Come sempre potete scaricare il numero in formato .pdf qui oppure sfogliarlo on line qui.
Una 'tina sotto l'albero fa subito atmosfera.
Merry Poppins a tutti.


lunedì 19 dicembre 2011

REGALA UN LIBRO


Ecco qualche consiglio personale sui libri che potreste regalare a Natale. (Anche a voi stessi, nel caso).


Jeffrey Eugenides - La trama del matrimonio (Mondadori), 20 euro

Non è mia abitudine consigliare l'acquisto di un romanzo ancor prima di averlo finito, ma in questo caso faccio un'eccezione. Eugenides è un autore stellare che in vent'anni di attività ha prodotto solo tre libri: "Le vergini suicide", primo caso che io ricordi di romanzo scritto in prima persona plurale, da cui Sophia Coppola ha tratto il suo bellissimo film d'esordio, e "Middlesex", epopea familiare con un ermafrodito per protagonista. Due esempi talmente luminosi che mi permetto di consigliare anche il nuovo romanzo benché sia ancora a metà lettura. Parla degli struggimenti sentimentali di una giovane studentessa universitaria che sta seguendo un corso di letteratura sul tema del matrimonio (beh, in estrema sintesi; è molto più ricco e complesso di così: è una sorta di adattamento contemporaneo di un romanzone sentimentale alle Jane Austen). Fin qui, mi pare implicito, è splendido.


Cosa volete sentire (a cura di Chiara Baffa) (minimum fax), 10 euro

Se amate la musica indie italiana, se avete un amico, un fidanzato, un figlio adolescente che ama il rock indipendente, avete già trovato il regalo perfetto. Tredici cantautori e/o musicisti di gruppi quasi sconosciuti al grande pubblico, ma assai rispettati da chi ama il genere, si cimentano in veste di autori. Dente, Virginiana Miller, Perturbazione, Offlaga Disco Pax, Non voglio che Clara, Zen Circus... Confesso che sulla carta il progetto sembrava rischioso (le librerie sono piene di libri orrendi di famosi cantanti, il passaggio dalla canzone alla narrativa non è semplice), invece i risultati dell'operazione sono decisamente validi. Alcuni scelgono di raccontare esperienze dirette sulla propria attività (incontri disastrosi con produttori, melodie incise sulla segreteria telefonica per non scordarle, i retroscena spiacevoli delle tourné), altri si concedono di spaziare verso l'adolescenza vissuta in provincia, i ricordi di un'infanzia da outsider, i riti simbolici e privati, come una cassetta audio seppellita nel deserto in via propiziatoria. A mio avviso, tra questi autori si nasconde qualche rivelazione letteraria. Ma (ancora) non vi dico quale.
Questa raccolta inoltre funziona benissimo come stimolatore di curiosità: di alcuni dei musicisti presenti non conoscevo la produzione discografica. Dopo aver letto i loro racconti sono andato a recuperarmi pure quella.


Giorgio Fontana - Per legge superiore (Sellerio) 13 euro

Un magistrato sessantenne del Palazzo di Giustizia, carriera consolidata, stile di vita agiato, altissima rispettabilità sociale, si trova sul proprio cammino una giovane e appassionata giornalista che cerca di fargli rimettere in discussione un caso il cui esito, per la stampa e l'opinione pubblica, è già scontato e che vede come colpevole un muratore tunisino. Quello che ne scaturisce è l'incontro tra due mondi: gli extracomunitari di via Padova e la Milano altoborghese che il magistrato frequenta e crede strenuamente di difendere.
Giorgio Fontana giunge al suo terzo romanzo con una svolta narrativa totale, matura e convincente. Qualcuno dice sin troppo matura: per la l'austerità del protagnista, il libro sembra scritto da un autore molto più anziano. Ma in questo caso, mi sembra un vero complimento.


Emanuele Kraushaar - Maria De Filippi (Alet), 10 euro

Non fatevi ingannare dal titolo e dalla copertina: questa non è una biografia sulla conduttrice televisiva. Non è neanche un saggio di critica televisiva. E' piuttosto una curiosa opera di narrativa sperimentale nella quale l'autore, esordiente, traccia 110 profili di ipotetici partecipanti al programma "Uomini e donne", sotto forma di fulminanti ritratti-racconti, non più lunghi di una pagina o due. Un'umanità confusa, fragile, accecata dal mito della popolarità televisiva, che attende un'occasione, l'inquadratura di una telecamera, nella convinzione di dare un senso alla propria esistenza. Uno dei libri italiani più pop dell'anno.



Aimee Bender - L'incredibile tristezza della torta di limone (minimum fax), 16,50 euro

Aimee Bender è un'autrice davvero unica, in grado di oscillare tra la narrativa classica e una curiosa forma di surrealismo incantato. Lo ha dimostrato nello spettacolare romanzo "Un segno invisibile e mio" e nelle raccolte di racconti "Grida il mio nome" e "Creature ostinate": figlie che partoriscono le proprie madri, una donna che vede tornare dal fronte il marito senza labbra, un'etologa che di professione ricuce i ventri di tigri ferite, una ragazza con una mano di fuoco e una di ghiaccio... I protagonisti (o meglio, quasi sempre, le protagoniste) delle sue storie sono sempre strabilianti. Non fa eccezione la bambina al centro di questo nuovo romanzo, che possiede un dono eccezionale: quello di percepire i sentimenti di chi ha cucinato il cibo che ingerisce. Ma non è la sola in famiglia ad avere strane caratteristiche. Di più non posso dire. Un romanzo ipnotico, strampalato, affascinante.

martedì 13 dicembre 2011

MERCIMONIO


E' strano ma quando qualcuno mi chiede quali siano i miei romanzi preferiti non so mai cosa rispondere. Me ne vengono in mente troppi e tutti per ragioni molto diverse. Finisco per annaspare e fornire risposte casuali. Invece una cosa che non mi ha mai chiesto nessuno e alla quale saprei rispondere con maggiore prontezza è quali siano i miei racconti preferiti. Ne so citarne svariati all'impronta e senza particolari tentennamenti.
Fra i miei preferiti in assoluto dell'ultimo decennio ce n'è uno di un autore americano mai pubblicato in Italia, Ryan Boudinot. Ne ho parlato tempo fa anche sul blog. Si intitola "The littlest Hitler" e l'avevo scoperto in un'antologia annuale della serie "Best American non-required reading" che mi compro regolarmente tutti gli anni. (In seguito ho scoperto che questo racconto è stato anche tradotto in italiano su un numero di "Internazionale", se qualcuno volesse lanciarsi in un'avventurosa ricerca bibliografica). E' la storia di un bambino che il giorno di Halloween va a scuola vestito da piccolo Hitler e scopre che nella sua classe c'è una bambina vestita da Anna Frank e questo crea una frattura fra i compagni che finiscono per dividersi in schieramenti opposti. Geniale.
Io e Ryan Boudinot siamo amici di Facebook. Il che non significa niente, nel senso che Boudinot si è limitato ad accettatare la mia richiesta di amicizia ma non ha mai risposto neanche una volta a una mia mail. (Arido!)
Comunque stamattina, tramite una news riportata su FB, leggo sul suo blog che Ryan ha lanciato una sorta di competizione: promette di inviare una pagina originale del manoscritto del suo nuovo romanzo "Blueprints of the afterlife" a chiunque lo citerà su un social network o su un blog. Quindi, ecco fatto.
Questo post è un puro atto di mercimonio. L'ho scritto solo per guadagnarmi la pagina autografa e originale del suo manoscritto. Che poi non abbia alcun valore e che Boudinot in Italia non lo conosca quasi nessuno non importa. 
Potevo resistere a un simile trofeo simbolico?
Ovvio che no.


venerdì 9 dicembre 2011

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

Non so chi se ne sia già accorto, ma da alcune settimane il blog è in versione ottimizzata per smartphone, quindi si legge benissimo anche sui piccoli schermi di iPhone e simili. Per la versione iPad attendo che la piattaforma Blogger si decida a realizzare la modalità apposita (come ha già fatto Wordpress, per esempio). Spero che si adegui in fretta.


giovedì 8 dicembre 2011

SIGNORINA CUORINFRANTI


E' da poco tornata in libreria la ristampa del romanzo "Signorina Cuorinfranti" di Nathanael West, pubblicato da minimum fax nella collana Classics. West è oggi considerato uno dei più grandi autori del '900 americano, ma in vita fu particolarmente sfortunato: nessuno dei suoi libri ebbe alcun successo e morì precocemente in un incidente d'auto (a soli trentasette anni) poco dopo aver dato alle stampe la sua opera più celebre, "Il giorno della locusta". La sua struggente vicenda, personale e professionale, è raccontata nella prefazione che ho scritto per questa nuova edizione (e grazie agli amici di minimum fax per avermi chiesto di scriverla).  

martedì 6 dicembre 2011

E' MEZZORA CHE RIDO

Conosco lo scrittore Stefano Amato da tempo, ho molto apprezzato il suo primo romanzo pubblicato da Transeuropa e su questo stesso blog avevo tempo fa segnalato la sua traduzione gratuita di un inedito di Salinger. Sapevo anche che Stefano teneva due blog, avevo letto alcuni post del primo ("Renault 4"), ma non ero mai incappato nel suo secondo ("L'apprendista libraio"). Oggi, per via di un link trovato in un articolo on line, ci sono finalmente arrivato. Ed è una piccola folgorazione. Stefano è commesso in una libreria di provincia, a Siracusa per la precisione, e quasi ogni giorno raccoglie le richieste più assurde che i clienti gli pongono nell'esercizio delle sue funzioni. Una raccolta esilarante di ingenuità, ignoranza, presupponenza e, a volte, semplice maleducazione. Per il giovane apprendista libraio non deve essere facile da sopportare. Per i lettori del blog però è un'assoluta goduria. 
Ne riporto di seguito un paio di esempi:

12 novembre:

«Avete qualcosa di Hemingway? E' uno scrittore americano del '900, ha vinto anche il Nobel. Si scrive con l'acca.»


17 settembre:


Cliente (mostrandomi il diario di Anna Frank): "Mi scusi, questo lo conosce?"

Io: "Be', è uno dei libri più famosi nel mondo."


Cliente (sospiro): "Non è quello che le ho chiesto."





martedì 29 novembre 2011

FRAGILE ON LINE

Il sito "Granta Italia" ha reso disponibile on line il mio racconto "Fragile" tratto dal numero due della rivista, quello dedicato al sesso e attualmente in libreria. Potete leggere il racconto qui.




sabato 26 novembre 2011

LE COSE (BELLE) SUCCEDONO

Torno a parlare del progetto musicale dei Nome perché è di questi giorni una notizia che mi riempe di entusiasmo. Per chi non lo sapesse i Nome sono un gruppo fantasma composto da musicisti e cantanti che tengono (più o meno) segreta la loro identità, lasciando a me il compito di unico membro dichiarato, in quanto autore dei testi. Abbiamo esordito nel 2008 col brano "Le cose succedono" (di cui trovate il video qui) e l'anno successivo con un secondo brano intitolato "Io non riesco più stare zitto". Proprio il testo di questo pezzo è arrivato (non so come) alle orecchie di Rita Borsellino che ha scelto la canzone come colonna sonora della propria campagna politica per la candidatura a sindaco di Palermo.
Ecco il video della campagna.

mercoledì 23 novembre 2011

IL TEMPO DI JENNIFER


Qualche settimana fa vi avevo annunciato l'uscita del mio romanzo preferito di quest'anno, "Il tempo è un bastardo" di Jennifer Egan. Ora che il volume è in libreria copio qui di seguito la lunga recensione ho pubblicato due settimane fa sul quotidiano L'unità.  




Quando in aprile Jennifer Egan ha vinto il Pulitzer con "A visit from the goon squad" sui media italiani si era diffusa la voce che a ottenere il più prestigioso premio letterario americano fosse un romanzo scritto in Power Point, ossia il software usato in tutti gli uffici per realizzare tavole e diagrammi illustrativi. Si trattava, ovviamente, di un'esagerazione. In realtà, il volume contiene un solo capitolo illustrato sotto forma di tavole, tuttavia resta un libro molto particolare: benché il resto sia pura narrativa non si può certo affermare che ci troviamo davanti a un romanzo tradizionale.

Ora che finalmente esce in Italia pubblicato da minimum fax col titolo "Il tempo è un bastardo", nell'ottima traduzione di Matteo Colombo, i lettori potranno rendersi conto di persona del perché sia talmente originale da aver conquistato in patria un'infinità di premi, non ultimo il National Book Award, soffiandolo al grande favorito Jonathan Franzen.
Il libro è costituito da tredici storie correlate fra loro. Difficile, e riduttivo, definirle "capitoli". Non a caso l'autrice ne ha pubblicate numerose come singoli racconti su riviste letterarie. Testi autoconclusivi dunque, che però riuniti acquistano un senso generale, come piastrelle colorate che, una volta avvicinate, si rivelano tessere di un grande mosaico.
Non è certo la prima volta che un autore sceglie di scrivere un romanzo in forma di racconti. Citiamo per esempio il best-seller internazionale di qualche anno fa "Manuale di caccia e pesca per ragazze" di Melissa Banks, la cui protagonista era ritratta in racconti che partivano dalla sua adolescenza fino ad arrivare alla completa maturità. Quello che Jennifer Egan ha fatto però è qualcosa di più azzardo e ambizioso: ha lavorato sui testi come entità individuali, non ha seguito alcun ordine cronologico, ha dato spazio a una ventina di personaggi. In altre parole, ha mischiato le tessere del puzzle, come se volesse suggerire il disegno conclusivo senza mai tracciarlo.
Le due figure principali attorno alle quali ruota il libro sono un produttore musicale, Bennie, e la sua assistente, Sasha. Il lettore li incontra in varie fasi della loro vita e del loro rapporto. Il libro si apre con un incontro di Sasha adulta dall'analista. Nei capitoli successivi la ritroviamo ragazzina mentre assiste a un concerto rock, madre di famiglia matura e sistemata in una villetta borghese di provincia, giovane irrequieta mentre vaga nei vicoli di Napoli vivendo di piccoli furti ed espedienti: sembrano tante donne, ma è sempre la stessa, colta in momenti differenti della propria esperienza. Anche Bennie lo vediamo come produttore di successo, adolescente cantante scatenato in un gruppo punk, professionista in declino alla ricerca di un riscatto... Attorno a loro una miriade di comprimari (figli, mariti, mogli, fratelli, compagni di univesità, persino vecchi flirt dimenticati) che a volte sono relegati nel ruolo di comparse, altre assurgono a quello di protagonisti.
L'andamento del romanzo è continuamente oscillante fra momenti storici, punti di vista e intensità differenti, in un arco temporale che va dagli anni '70 sino al 2020. Ogni volta il lettore non sa cosa aspettarsi, si abbandona al flusso che l'autrice ha programmato per lui. La Egan ha dichiarato di aver impiegato molto tempo per stabilire la consequenzialità dei capitoli, come una sapiente dosatrice di indizi ed emozioni. L'insieme che si compone alla fine è dunque un grande affresco post-moderno.
L'ispirazione principale dell'autrice è stata la lettura integrale della Recherce. Il modo di rappresentare la vita e le esperienze individuali di Proust l'ha spinta a concentrarsi sulla complessità e la frammentarietà del vivere contemporaneo. Per questo ha scelto di focalizzare la sua attenzione su singoli episodi piuttosto che su una trama corale. A spingerla verso questa libertà narrativa è stata anche un'altra grande influenza, ma di ordine cinematografico, quel "Pulp fiction" di Tarantino nel quale lo spettatore è catturato dalle diverse vicende prima di arrivare a capire la relazione che le lega.
La complessità strutturale non deve però spaventare. La vera forza del romanzo sta proprio nella straordinaria qualità delle sue storie: una PR chiamata a rinnovare l'immagine di uno spietato dittatore, un giornalista che si prende delle libertà con l'attricetta che deve intervistare, un safari in Africa nel quale un figlio s'invaghisce della giovane amante del padre, le pagine di diario di un'adolescente del futuro in formato Power Point.
La potenza visiva di questi episodi non è sfuggita ai produttori televisivi. Così come è successo per "Le correzioni" di Franzen, anche il romanzo della Egan è stato opzionato dal canale via cavo HBO per una riduzione televisiva. Trattandosi della stessa rete che ha prodotto serie tv spettacolari del livello de "I sopranos" e "Six feet under" è legittimo avere aspettative elevate sul progetto.
"Il tempo è un bastardo" è un romanzo profondamente contemporaneo, che racconta senza svelare, che apre scenari e li richiude, e al termine lascia una curiosa sensazione di inedita pienezza. E se è difficile trovarne equivalenti letterari il motivo va ricercato nel tema del libro stesso, quello musicale. Questo libro è come un album: si può scegliere di ascolarne le singole canzoni, ma è nell'ascolto completo che se ne assapora tutta la potenza. 


martedì 22 novembre 2011

I FIGLI DELLE GIOSTRE


Ogni anno, a maggio, in occasione della festa del patrono, nel mio paese arriva un piccolo luna-park. Visto oggi con gli occhi da adulto è un assembramento patetico di poche e malconce attrazioni, ma quando ero bambino mi sembrava un grande e meraviglioso evento.
La cosa che però mi affascinava di più era che in quei giorni a scuola venivano inseriti nelle classi i figli in età elementare dei giostrai. Mi eccitava l'idea di un compagno di classe nuovo e di passaggio, destinato a durare il breve arco di cinque o sei giorni, e dalla vita così avventurosa. Si trattava in effetti di ragazzini piuttosto diversi da noi. Avevano un'aria più indipendente, più matura. Era gente sempre in viaggio, abituata a vedere scenari e persone ogni volta diverse, e del tutto avvezza alla convivenza con gli adulti. Spesso questi stessi ragazzini che la mattina vedevi nei corridoi li incontravi di nuovo la sera che davano una mano ai loro genitori sulle giostre, ritirando i biglietti dei bambini in fila o aiutando i grandi a coprire le attrazioni con i teloni all'orario di chiusura. A me parevano quasi eroici in questo.
Non ho mai capito quale fosse il criterio che regolasse l'inclusione di uno di questi alunni temporanei in una classe piuttosto che un'altra. So solo che ogni volta io speravo tenacemente che finissero nella nostra classe, ma non è mai successo. C'erano cinque sezioni alle elementari. Io ero nella E. Forse, semplicemente, venivano messi nelle A e B.
Nella mia testa coltivavo la speranza di diventare amico per la pelle con qualcuno di loro, di poter entrare nelle roulotte parcheggiate alla periferia del paese, di aggirarmi nel luna-park quando le giostre erano ancora spente e nessuno aveva il permesso di accedervi tranne i proprietari, di ricevere lettere da indirizzi lontani una volta che fossero ripartiti.
Invidiavo terribilmente i miei amichetti delle altre classi a cui era toccato in sorte un figlio delle giostre. Li tempestavo di domande su di lui: - Come si chiama? E' simpatico? E' bravo a scuola? Qual è la sua giostra? -. I miei amici non capivano cosa ci trovassi di tanto interessante. Mi fornivano risposte laconiche tipo: - Sta sempre zitto -.
Una volta una ragazzina era stata affidata alla classe confinante con la mia. Per tre giorni, durante l'intervallo, l'ho osservata mangiare la merenda accanto alle sue nuove compagne, cercando di trovare il modo per avvicinarmi e stringere un'improvvisa e fulminante amicizia. Il quarto giorno mi decisi. Di lei sapevo solo che era la figlia dei proprietari del tunnel della paura, una struttura nella quale i visitatori dovevano seguire un percorso al buio, squarciato ogni tanto da fari che illuminavano teschi in plastica o finti ragni. Ci ero stato la sera prima e l'avevo trovato terribile e per niente spaventoso, ma non mi importava. Attesi che la bambina mi passasse accanto per rientrare in classe e la fermai. - Volevo solo dirti che la tua giostra è bellissima - esclamai con entusiasmo. Ero consapevole di mentire, ma volevo lusingarla. Lei mi guardò con aria sbalordita e leggermente schifata. Dalla sua espressione compresi che lei stessa riteneva la propria giostra orrenda e che solo un deficiente avrebbe potuto entusiasmarsene. - Grazie - mormorò imbarazzata, allontanandosi. Mi sentii avvampare per la vergogna e per avere tentato un approccio così meschino e fasullo. L'unico effetto che ottenni fu che nei suoi ultimi giorni di permanenza a scuola si girasse dall'altra parte quando i suoi occhi incrociavano i miei in cortile.
Paradossalmente l'incidente non fece altro che confermare la mia fascinazione verso questi individui, appartenti a un mondo misterioso che non riuscivo neppure a immaginare come approcciare.
Un fascino destinato a durare solo brevemente, perché poi sono cresciuto, mi sono disinteressato delle giostre e ho scoperto le popstar.




lunedì 21 novembre 2011

GRANTA SESSO


Esce in questi giorni in libreria il secondo numero della rivista letteraria "Granta Italia", pubblicata da Rizzoli. "Granta" è probabimente la più celebre rivista di letteratura del mondo, con edizioni americane, inglesi, spagnole, portoghesi e (da quest'anno) anche in lingua italiana. I suoi numeri sono monotematici e quello in uscita ora è dedicato al sesso. Con una copertina oggettivamente strepitosa, l'antologia include racconti inediti di autori italiani quali Diego De Silva, Flavio Soriga, Antonella Lattanzi, Fabio Geda, Marco Mancassola, Veronica Raimo, Valeria Parrella, Emma Dante, accanto a quello di scrittori stranieri come John Irving, Iris Murdoch e Jeannette Winterson. In Rizzoli sono impazziti, perché pur avendo a disposizion un cast simile, hanno scelto come pezzo d'apertura un mio racconto. Si intitola "Fragile" ed è una storia di sesso e amputazioni.




PS Vi consiglio anche una visita al sito della rivista, dove compaiono alcuni racconti esclusivi della versione on line, tra i quali degli inediti di Giorgio Fontana e di Susanna Bissoli.    

venerdì 18 novembre 2011

INCONTRO A FIRENZE

Martedì prossimo 22 novembre, nell'ambito del Florence Queer Festival, sarò ospite della libreria Melbook di Firenze (via de' Cerretani 16/r) alle ore 18 per presentare i miei ultimi libri "Sotto Anestesia" e "Gatta gatta" (ma anche per parlare del resto). Vi aspetto.


martedì 15 novembre 2011

ALLORA NON SONO IL SOLO

Tempo fa avevo confessato che una delle mie fantasie più ricorrenti è quella di poter parlare con il me stesso più giovane e metterlo in guardia, o rassicurarlo, sul futuro che l'attende. In questi giorni esce negli Stati Uniti "Dear me", una raccolta di lettere che 65 celebrità (fra le quali Stephen King, Gillian Anderson, Alice Cooper, John Waters, Hugh Jackman...) hanno scritto immaginandosi di rivolgersi a loro stessi a sedici anni. Bene, mi consolo: non sono un caso patologico isolato.

mercoledì 9 novembre 2011

BOOK ADVENTURE


Oggi, per mie esigenze editoriali, cercavo un romanzo degli anni '80 da tempo esaurito in libreria. Alla biblioteca centrale di Milano ho scoperto che non era disponibile in nessuna filiale milanese. Tramite una ricerca telematica sono giunto a scoprire che ne esistevano pochissime copie in biblioteche sparse per la Lombardia, ma senza la possibilità di risalire a quali. Ho dovuto ricorrere all'aiuto di un responsabile del centro consulenza per riuscire a individuare la sede più vicina. Mi sono fatto dare il numero, ho chiamato, ho verificato che il volume fosse disponibile e nel pomeriggio mi sono fatto un viaggetto di quasi un'ora sui mezzi pubblici per andare a recuperarlo in provincia.
Il treno, il sole che è rispuntato dopo giorni di diluvio, girare per le strade del paese chiedendo agli sconosciuti indicazioni per raggiungere la biblioteca, mettere le mani su un testo difficile da trovare, scoprire che sono passati dodici anni da l'ultima volta che qualcuno l'ha chiesto in lettura, affrontare le prime pagine sul treno che mi riportava verso la città, ecco, l'insieme di queste cose mi sembra che abbia reso la mia giornata curiosamente emozionante.


sabato 5 novembre 2011

LA KRYPTONITE NELLE SALE

Ieri ho visto il film di Ivan Cotroneo "La kryptonite nella borsa", tratto dal suo romanzo omonimo pubblicato da Bompiani. Mi è piaciuto davvero molto. E' una commedia gentile, che cresce lentamente e che ha un finale bellissimo, uno di quei rari esempi di disvelamento che illumina tutto il percorso narrativo precedente dandogli una prospettiva (e un senso) differente. E con un gusto pop che levati.


martedì 1 novembre 2011

FANZINISTA


Conosco molte cose di Alex. So che per vivere fa cinque lavori diversi, che dopo il divorzio da suo marito ha ottenuto la casa e in cambio ha ceduto a lui la gestione della piccola azienda che avevano fondato insieme (pentendosene in seguito), che per un paio d'anni ha cercato di rivendere l'abitazione ritenendola troppo grande ma poi ha preferito la strada della coabitazione affittandone una parte a due coinquilini, che il suo attuale compagno Paul era un amico con cui aveva avuto un breve flirt da ragazza e che poi ha ritrovato in età adulta e se ne è innamorata di nuovo, che detesta i gatti e che, per ironia della sorte, ora si trova a convivere con due di loro e sta imparando a trovarli simpatici.
Alex non è una mia amica. Anzi, non l'ho mai vista, né sentita. Tutte queste cose le so da "Brainscan" la perzine che da anni produce e di cui ho svariati numeri. Il termine "Perzine" è una crasi fra "personal" e "fanzine" e si riferisce a una rivista autoprodotta che parla dell'autore stesso, ossia appunto una "personal fanzine".
Periodicamente, come un morbo latente, torna a sgoragare in me l'entusiasmo per le pubblicazioni autoprodotte. E' una passione che non si è mai sopita e che continua a resistere, malgrado gli anni e le rivoluzioni tecnologiche. Per un certo periodo ho immaginato che la diffusione dei blog avrebbe soppiantato (anche in me) il fascino di questi giornaletti. Non è stato così. Non lo è stato neanche culturalmente. Al contrario, solo in questi ultimi anni la rivalutazione critica ed estetica del fenomeno fanzine sta acquistando sempre più rilevanza. Lo dimostrano i due splendidi e massicci volumi fotografici pubblicati da Chronicle Books a San Francisco e Gestalten a Berlino, rispettivamente:  "Fanzine - The DIY revolution" di Teal Trigs e "Behind the zines: self-publishing culture", curato da R. Klanten, A. Mollard e M. Hübner.




Il primo tenta di tracciare una storia del fenomeno fanzine, partendo da alcune pubblicazioni storiche (Murder can be fun, Mistery Date, Beerframe, Cometbus, ecc) sino a illustrare un ampio ventaglio di fanzine contemporanee e dei loro equivalenti in forma di e-zine.
Il secondo analizza invece l'evoluzione del concetto di autoproduzione in relazione alla stampa contemporanea, fungendo da vero e proprio catalogo per una serie di (splendide) riviste prodotte in ogni angolo del pianeta che, malgrado l'aspetto talvolta patinato e raffinatissimo, vengono prodotti da editori del tutto indipendenti e in forma spesso completamente artigianale.


E comincio a pensare che sia proprio in questo concetto tangibile di artigianilità che continui a farmi provare un'attrazione irresistibile verso l'oggetto fanzine, che blog, siti e webzine non riescono comunque a soppiantare. E' la manualità che queste rivistine trasudano, il tempo e l'impegno che gli autori ci hanno dedicato, utilizzando materiali semplici e basilari quali carta, forbici, colla, disegni e fotocopie, che rende le loro produzioni così affascinanti. Sono piccoli scrigni di artigianalità da terziario avanzato, capsule di amore e devozione per il lettore che difficilmente riesco a trovare altrove.
Ad emozionarmi dunque non è solo sapere la storia che lega Alex al suo attuale compagno, ma il piccolo libricino "How long have you and Paul been together?", una sorta di timelime tracciata a mano che parte dal 1991 (anno del loro primo incontro) ai giorni nostri, accompagnata da una foto di loro due ragazzi e loro due oggi, in forma di micro-inserto dentro la fanzine "Brainscan" numero 28. Aprire il cuore agli sconosciuti attraverso una foglietto illustrato e ripiegato a mano. A me pare pazzesco.   



martedì 25 ottobre 2011

POI NON DITE CHE NON VI AVEVO AVVISATO


Si intitola "Il tempo è un bastardo".
L'autrice è Jennifer Egan.
Uscirà a novembre per minimum fax.
E' il romanzo più bello dell'anno. Sappiatelo.

lunedì 10 ottobre 2011

INTERVISTE CHE NON MI HANNO FATTO - 5 (Inside the Actor's Studio)


Per questa intervista devo ringraziare il mio amico americano Jim Hanks, che quando gli ho raccontato di questa rubrica del blog, mi ha suggerito di includere anche le domande fisse del programma tv "Inside the Actor's Studio", dove il conduttore James Lipton incontra i più famosi attori usciti dalla prestigiosa scuola di recitazione, gente tipo Al Pacino, Robert De Niro, Anthony Hopkins... Fra tutte le interviste che non mi saranno mai poste nella vita, questa in effetti raggiunge la vetta della più improbabile.
Qual è la tua parola preferita?
Resto fedele a quella che ho scelto per il "Dizionario affettivo della lingua italiana": moderno. Che è una parola contraddittoria, perché vuole indicare il futuro, mentre nessuno la usa quasi più. Io poi la uso anche in modo improprio, per indicare qualcosa che mi piace. Non so, se incontro un amico che indossa una t-shirt pazzesca commento: - Che moderna! -. Moderno per me è sinonimo di bello.
Qual è la parola che ti piace di meno?
Fottuto, che è un aggettivo che praticamente nessuno usa nella vita reale (mai sentito qualcuno dire: "Che fottuta giornata ieri"?), mentre nelle traduzioni di film e libri viene utilizzato di continuo.
Cosa ti stimola creativamente, spiritualmente o emotivamente?
Posso dirti per certo cosa non mi stimola: la natura. Un tramonto, un bel paesaggio, sono spettacoli che mi lasciano indifferente. Concordo con Oscar Wilde che diceva "Se la natura fosse stata comoda, l'uomo non avrebbe dovuto inventarsi l'architettura" o Andy Warhol che in un'intervista ha dichiarato: "Se sono in città e ho voglia di campagna, posso andare in un parco. Ma sono in campagna e ho voglia di città, dove vado?". Ecco, io sono urbano a questi livelli. Quello che mi emoziona veramente e che mi stimola è il lavoro creativo altrui: di carattere piango poco, ma al cinema mi commuovo tantissimo; un bel disco o un bel libro possono arrivare a esaltarmi. A volte ho le ispirazioni migliori mentre sto guardando un concerto, o uno spettacolo, e si tratta di cose che non c'entrano nulla con quello a cui sto assistendo. Intendo dire che se sto guardando un film di fantascienza non mi viene l'ispirazione per un racconto di fantascienza, ma se il film mi coinvolge in qualche modo inconscio stimola la mia creatività e comincio a pensare alle cose a cui io sto lavorando in quel momento. Per dire, il primo capitolo di "Apocalisse a domicilio" mi è venuto in mente mentre assistevo a un concerto dei Maximo Park al Rolling Stone di Milano. E, a tutta evidenza, non c'è alcuna relazione tra le due cose.
Cosa ti smorza creativamente, spiritualmente o emotivamente?
All'opposto, il brutto lavoro altrui. A volte leggo libri che trovo orrendi, che però sono esaltati dai critici sulla stampa e scalano le classifiche, allora mi deprimo e penso che sto facendo il lavoro sbagliato.
Qua è la tua parolaccia preferita?
Cazzo.
Qual è il suono o il rumore che ami di più?
Il caffè che gorgoglia nella moka.
Qual è il suono o il rumore che più detesti?
Gli allarmi che scattano d'estate nella calma della città semideserta.
Quale professione diversa dalla tua ti sarebbe piaciuto svolgere?
Prima di fare lo scrittore a tempo pieno, lavoravo come copywriter in un'agenzia di pubblicità. Immagino che avrei perseguito quella carriera.
Quale professione non avresti mai voluto svolgere?
Qualunque professione che abbia a che fare con la moda.
Se il paradiso esiste, cosa vorresti che ti dicesse Dio al tuo arrivo alle porte del cielo?
"Ti trovo in forma splendida!"

giovedì 6 ottobre 2011

AFFRONTARE IL DOLORE


Da qualche tempo avevo in mente di parlare di un libro che ho letto quest'estate e proprio in questi giorni ne è uscito un altro che tratta lo stesso tema, quindi mi viene ora spontaneo farne un discorso cumulativo. Sto parlando di due brevi romanzi italiani, "Piccolo testamento" di Gabriele Dadati (Laurana editore) e "La luce prima" di Emanuele Tonon (ISBN).




Entrambi i testi trattano il tema del lutto. Nel testo di Dadati a morire è un amico del protagonista, un compagno di lavoro che è anche, e soprattutto, un maestro. In quello di Tonon è la madre a venire a mancare. I due autori scelgono un approccio differente al tema. Il primo struttura il romanzo scegliendo la strada dell'autofiction: è facile riconoscere nella figura di Vittorio il critico d'arte Stefano Fugazza, che aveva fondato e diretto con Dadati la rivista di narrativa e arte contemporanea "Ore piccole". L'autore traforma l'elaborazione del lutto in materia narrativa e costruisce un romanzo nel quale aspetti palesemene autobiografici si alternano e confondono con elementi di finzione letteraria. Questo artificio gli permette di affrontare il soggetto con estrema lucidità: l'intera esperienza (la malattia dell'amico, la morte, il funerale, i rapporti successivi con la famiglia, le gestione dei lavori lasciati in sospeso...) viene quasi vivisezionata con uno sguardo chirurgico. Vittorio viene ritratto con i suoi pregi e i suoi difetti. Il discepolo affronta la figura del mentore, lo distrugge, ne sopravvive. Impara fare i conti con un'assenza che sa già essere incolmabile. E' un uomo che ha perso il suo doppio. E' un alunno che ora deve trovare la strada da solo. Forse, a sua volta, dovrà indicarla a qualcuno dopo di sé.

Se Dadati usa la chiave del distacco, Tonon al contrario sceglie di immergersi totalmente nel dolore, in maniera assoluta, dicharatamente autobiografica e senza possibilità di remissione. "La luce prima" è un'immensa dichiarazione d'affetto di un figlio verso la madre e il lettore non può che rimanere toccato e turbato dall'uso dei termini "amore", "amoruccio mio", con cui l'autore si rivolge alla defunta. Tonon sembra scarnificarsi sulla pagina, privo di remore o pudori racconta dei sacrifici che la donna ha dovuto fare per lui, figlio illegittimo di madre sola. Racconta della loro povertà, dell'impossibilità della donna di curarsi e di pagare le bollette, del suo rifugiarsi nella scrittura e nell'alcol, della propria incapacità, violenta, di accettarne la morte. Racconta senza nascondersi, senza risparmiarsi. Usa termini dolcissimi e parole violente, parla di amore così come di sborrate, non ci sono sfumature, è tutto assoluto.
Il modo, diverso ma altamente letterario, con cui questi due giovani autori intorno ai trent'anni affrontano il tema, la coincidenza delle loro pubblicazioni ravvicinate, sono elementi che non passano inosservati. Da più parti se ne sta parlando, spesso mettendoli a confronto, non sono certo il primo a farlo. Sono due letture non convenzionali. Possono coinvolgerci, respingerci, comuoverci, suscitare compassione o repulsione, ma non lasciarci indifferenti. Penso che per questo valga la pena affrontarle.

mercoledì 5 ottobre 2011

FANZINE MERAVIGLIA

C'è un motivo se continuo a essere affascinato dal mondo delle fanzine. Ecco una fanzine a fumetti di cui ho da poco scoperto l'esistenza (ne ho ordinata una copia pochi minuti fa). Non è una meraviglia?

martedì 4 ottobre 2011

LA QUESTIONE DELL'ANONIMATO

Sono costretto a tornare, inutilmente, su una faccenda che ho già affrontato in questo spazio. E sottolineo inutilmente perché so già che mi rivolgo a chi preferisce fingere di non capire.

Essere uno scrittore significa anche essere esposti al giudizio. Ci sono libri che possono piacere e altri no, ci sono sperimentazioni gradite al lettore e altre osteggiate, ci sono simpatie e antipatie che poco hanno a che fare con l'attività letteraria ma sono inevitabili da un punto di vista personale. Va bene tutto, lo metto in conto. In questi ultimi mesi in particolare ho pubblicato materiali assai diversi fra loro (il romanzo, i tre libretti, i racconti nelle antologie, l'intervista a Warhol), passando dal sentimentale al pop all'horror, è normale, e legittimo, che tale varietà susciti reazioni contrastanti. Io stesso vorrei che ne suscitasse.

Non mi oppongo, né mi sono mai opposto, al fatto di essere criticato. Mi oppongo al fatto che chi non perde occasione per farlo lo faccia trincerandosi dietro la comoda e vigliacca maschera dell'anonimato. Quasi sempre lascio correre, ma quando gli attacchi diventano frequenti e vistosamente mossi dal gusto di sfoggiare acidità, cominciano a infastidirmi. Ai tempi dell'uscita di "Esperimenti" qualcuno aveva riempito il blog di stroncature e commenti acidi. Con tristezza ho scoperto in seguito essere un livoroso conoscente. E io, come un cretino, avevo lasciato tutto quel fango in rete perché mi sembrava scorretto cancellare i giudizi negativi. Beh, non voglio ripetere l'esperienza. Può darsi che scriva solo cazzate, ma ci metto il mio nome e la mia faccia. Se non siete in grado di fare altrettanto, allora non c'è dialogo.

In Rete è fin troppo facile colpire anonimamente. Conosco scrittori che si sono visti costretti a togliere dai loro blog l'uso dei commenti. Non è il mio caso, ma tanto per dimostrare quanto la questione sia delicata e diffusa.

Quindi, per l'ultima volta, ribadisco: se certi commenti spariscono, non è perché sono giudizi negativi, ma perché detesto chi lancia il sasso e nasconde la mano.

Si chiama "rispetto". Cerca sul vocabolario.

giovedì 29 settembre 2011

UN SOGNO: INTERVISTARE WARHOL

Da qualche giorno è in libreria "Ti vengo a cercare", un'antologia edita da Einaudi Stile Libero e composta da 33 interviste impossibili. Valentina Alferj e Barbara Frandino, le curatrici del volume, hanno chiesto a vari scrittori di realizzare un'intervista con un personaggio immaginario o del passato. Così, per esempio, Silvia Ballestra ha intervistato Janis Joplin, Giancarlo De Cataldo Giuseppe Mazzini, Andrea Camilleri Galileo Galilei, Melania Mazzucco la Monaca di Monza, Giorgio Vasta King Kong, Dario Voltolini Silver Surfer, Ilaria Bernardini nientemeno che Dio. Tra questi ci sono anch'io e, ovviamente, ho scelto di intervistare Andy Warhol.

Il format delle interviste impossibili è ripreso da una storica trasmissione radio ed è stato preceduto alcuni anni fa da un altro volume, sempre pubblicato da Einaudi.

Inutile dire che mi sono divertito moltissimo a immaginarmi l'incontro con Warhol.

mercoledì 28 settembre 2011

TRAILER, NON SPOILER

Comincio ad avere un serio problema coi trailer cinematografici. Da un po' di tempo quando c'è un trailer in tv cambio canale. Non è che non mi interessa il cinema, è che detesto che mi si anticipi troppo dei film che voglio andare a vedere. Se ho un telecomando in mano posso cavarmela, ma quando sono in sala non posso evitarli. Ed è lì che comprendo quanto seria sia la faccenda.

Il modo di intendere il concetto di trailer in questi ultimi anni è cambiato notevolmente. Mentre prima una pubblicità cinematografica giocava sulla suggestione, mostrando frammenti di scene e dialoghi, oggi c'è questa tendenza criminale a condensare in un trailer il succo dell'intera vicenda. Un comodo riassunto affinché lo spettatore sappia già in anticipo cosa andrà a vedere.

Ma, mi chiedo, quale spettatore vuole davvero saperlo in anticipo?

L'altra sera, in sala, ho dovuto subire i trailer di due film verso i quali avevo atteggiamento opposto: del primo non mi fregava nulla, del secondo moltissimo. Il primo era il pseudo-kolossal "The eagle", la cui vicenda mi è stata illustrata nei suoi snodi principali; il secondo era "This must be the place", il film americano di Paolo Sorrentino, del quale fin qui ero stato attento a evitare di leggere recensioni troppo dettagliate o anticipazioni sui blog, perché la trama mi venisse poi spiattellata in faccia in un sol colpo con il trailer-Bignami. Di entrambi i film ora so molto di più di quanto avrei voluto.

Perché mi è stato anticipato tutto questo? Come posso, da spettatore, preservarmi dagli spoiler realizzati dalle case di distribuzione stesse? Come faccio a preservare il mio diritto a essere sorpreso dalle storie che vedrò al cinema?