mercoledì 30 marzo 2016

ESORDIRE NEGLI ANNI ’10 - GIULIANA ALTAMURA

Protagonisti di “Corpi di Gloria”, romanzo d’esordio di Giuliana Altamura pubblicato da Marsilio nel 2014, sono due fratelli: l’adolescente Gloria, che ha appena finito il liceo, e il fratello maggiore Andrea, tornato a casa in vacanza dagli Stati Uniti, dove studia arte all’università, insieme a un compagno di corso. Intorno a loro si muove una costellazione di amici che sembrano elementi fissi di una commedia che tende a ripetersi all’infinito: il ragazzo benestante e strafottente, l’amica spregiudicata e sempre pronta a flirtare col rischio, il timido compagno di serate che ha timore a mostrare agli altri i suoi veri sentimenti. Il ritorno di Andrea agita Gloria, che invidia la sua indipendenza e trova intollerabile l’idea di vederlo ripartire di nuovo alla fine dell’estate. Ma una tragedia imprevedibile viene a stravolgere l’equilibrio del gruppo, costringendo ciascuno ad affrontare la responsabilità del proprio futuro. 
Il tono dei dialoghi, l’ambientazione, la costruzione delle scene, i protagonisti, l’atmosfera, tutto sembra rifarsi al cinema indipendente americano, più che a dei modelli letterari. Sin dalle prime pagine la Puglia estiva che l’autrice ci racconta ricorda più una Los Angeles periferica che i dintorni di Bari e le immagini che evoca ci riportano alle pellicole di Gus Van Sant, Gregg Araki, Sophia Coppola, o ancor di più alla sorella minore Gia Coppola.

Una scrittura molto fluida e attenta al ritmo che invita a una lettura quasi compulsiva, un esordio con orizzonti decisamente internazionali. 


lunedì 21 marzo 2016

ESORDIRE NEGLI ANNI ’10 - GINEVRA LAMBERTI

Nelle prossima settimane mi occuperò di alcuni esordi interessanti usciti negli ultimi tempi. Non necessariamente novità, ma testi che mi hanno colpito, per svariate ragioni. Cominciando da questo:  



Gaia studia, non ha un lavoro (fisso) e accetta più o meno tutto quello che le propongono per guadagnare due soldi, vive con la madre in una valle in provincia di Treviso, dove non accade mai nulla, e di tanto in tanto si incontra il padre separato, che ha la tendenza a ridere nelle circostanze meno adatte. Spesso è assalita da crisi di panico che l’hanno resa una sorta di presenza fissa del pronto soccorso più vicino. Per spezzare questa condizione stagnante si trasferisce a Mestre e comincia un lavoro che potrebbe essere più serio e stabile dei precedenti. Ma davvero le cose potranno cambiare?
A grandi linee questa è la trama di “La questione più che altro”, romanzo d’esordio firmato dalla trentenne Ginevra Lamberti e pubblicato da Nottetempo a fine 2015.
Il libro è permeato di un’ironia implacabile e serrata: all’asfissiante immobilità che la circonda Gaia risponde con una serie di osservazioni acute e sarcastiche. Ed è proprio lo stile il punto di forza dell’autrice, capace di trasformare la condizione del precariato professionale ed emotivo della sua protagonista (che è facile immaginare essere un riflesso di se stessa) in terreno fertile per battute e invenzioni.
Cito qualche esempio, a caso: 

“Ho incontrato un’ex-collega di corriera delle superiori. (...) Era sorridente quando spiegava che le cose andavano bene, anche se l’anno precedente aveva affrontato il fallimento e la chiusura di un’attività commerciale, dato che in provincia di Treviso, inspiegabilmente, non c’era sufficiente mercato per la vendita di jeans push-up brasiliani”.  

“Al mio funerale vestitevi colorati.
Niente tinte pastello.
Se pubblicate i miei diari (e del resto perché non dovreste volerlo fare) senza un sapiente lavoro di editing mirato a farmi sembrare più intelligente di quello che sono, tornerò a fare scempio delle vostre carni”.

“Era il giorno della mia laurea. La segreteria ha ritenuto opportuno fissarla per il giorno di Martedì Grasso, onde evitare che a qualcuno potesse venire il sospetto che si trattasse di un affare serio. Anche a me è sembrato opportuno presentarmi vestita da membro del Trio Lescano, onde evitare di contraddire le intenzioni della segreteria”.

Da molto tempo non sorridevo così tanto come durante la lettura di questo romanzo, in grado di raccontare il presente attraverso uno sguardo niente affatto convenzionale.
Secondo me di una voce giovane del genere c’era bisogno. 

(E sì, ovvio, che mi sono affrettato a chiederle un racconto inedito per ‘tina, lei ha accettato e adesso che l’ho scritto anche qui è costretta a mantenere la promessa).