martedì 25 settembre 2012

ROLAND 2012


Dopo il successo dell’edizione 2011 (il “numero zero”, nella formula breve di una giornata), torna questo weekend a Milano “Roland, macchine & animali”, la manifestazione letteraria dedicata al mondo dell’editoria e ai meccanismi che lo regolano, ideata da Giorgio Vasta e Marco Peano e organizzata in collaborazione con Francesca Manzoni, Ilaria Bernardini, Elena Quarestani e il sottoscritto.
Il programma è molto ricco e si sviluppa per tre giornate, dal 28 al 30 settembre. Sono previsti incontri, letture, laboratori, concerti, premiazioni. 

Tra gli appuntamenti, vi segnalo gli incontri doppi con il fumettista Gipi e l’attore/autore Ascanio Celestini (presentati da Matteo Bordone) e con gli scrittori Walter Siti e Michele Mari (introdotti da Giuseppe Antonelli), una serata di letture collettive di racconti noir di autori milanesi (tra gli altri Paolo Cognetti, Giorgio Fontana, Violetta Bellocchio, Gianni Biondillo, Valerio Millefioglie, Gianni Miraglia...), presentata da me e Marisa Passera, e un reading musicale dello scrittore Paolo Nori accompagnato dal cantautore Dente. 
Se avete dei bambini in età scolare, sabato e domenica mattina ci sono due incontri dedicati a loro: uno con lo scrittore Fabio Genovesi e uno con l’illustratrice di favole Valentina Mai.
Per gli autori esordienti invece è imperdibile il laboratorio di editing dal vivo, tenuto sabato mattina dall’editor Giulio Mozzi sul nuovo romanzo, ancora in fase di stesura, di Vincenzo Latronico. Un modo per capire, in diretta, come si lavora professionalmente alla revisione di un testo.
I grafici e gli illustratori invece apprezzeranno la lezione di domenica mattina di Riccardo Falcinelli, il curatore dell’immagine delle edizioni minimum fax e di Stile Libero Einaudi.  

“Roland macchine e animali” si svolgerà presso gli spazi di ASSAB ONE, in via Assab 1 a Milano (zona viale Padova, metrò Cimiano, line verde). L’ingresso, con tessera associativa inclusa, è di 5 euro per l’intera manifestazione. In pratica regalato.
Trovate qui il programma completo e qui il sito con tutte le informazioni. 
Venite, sarà bello. 



lunedì 24 settembre 2012

IL DEBUTTO DI ELEONORA


Da giovedì scorso è in libreria un nuovo romanzo pubblicato da Indiana, di un’autrice giovane e di straordinario talento. A me è bastato leggere un capitolo del testo ancora in fase di stesura per decidere di contattarla e chiederle l’intero romanzo. In casa editrice ne siamo rimasti subito tutti entusiasti, tanto che l’editore le ha offerto un contratto giusto un attimo prima che si facesse vivo anche un altro editore (gigante) a corteggiarla. Carpe diem.

Eleonora (che ha solo 24 anni e che per mantenersi finora ha lavorato come operaia, centralinista di call center, l'impiegata e la commessa) non è un’esordiente in senso stretto. Lo è nella misura in cui arriva oggi a pubblicare il suo primo romanzo, ma in verità da anni ha già un pubblico vasto e appassionato delle sue storie. Con il nickname Caska Langley infatti è una delle più seguite autrici italiane di fan-fiction (un fenomeno letterario diffuso sul web, basato sulla narrativa prodotta utilizzando come personaggi i protagonisti di cartoni animati, saghe letterarie, televisive e cinematografiche). Con questa prova si presenta per la prima volta al pubblico dei lettori tradizionali.


Il romanzo si intitola “Comunque vada non importa” e racconta la storia di Darla, una ragazza praticamente sociopatica, che trascorre il suo tempo sepolta nel divano di casa a navigare su internet e a guardare anime giapponesi. I suoi unici contatti col mondo esterno avvengono attraverso pochissime amiche e il fratello gay Andrea. Questa confortevole ma malsana routine viene però spezzata all’improvviso e la realtà, con i suoi imprevisti e tragici stratagemmi, arriva a scuoterla, costringendo Darla a confrontarsi con il suo rimosso. 

Eleonora è un’autrice piena di idee e ha una scrittura dannatamente moderna, senza cedere al giovanilismo, in grado di parlare di manga, masturbazione, suicidio, amore e psicosi familiari con la stessa, disinvolta, determinazione. Leggendola si ha la (rara) sensazione di avere sotto gli occhi qualcosa di davvero nuovo. 
 La prima recensione (apparsa su “Wired” di questo mese a firma dello scrittore Marco Rossari) parla dell’attacco del romanzo come “Uno dei più belli degli ultimi anni” e definisce l’autrice “Una Sylvia Plath in salsa manga, indimenticabile”
Se volete scoprire qualcosa di più su questa originale scrittrice, leggete sul suo blog l’intervista che le ha fatto il direttore di “Playboy Italia” (yes, Playboy), divisa in quattro parti: qui, qui, qui e qui. E capirete che sto parlando di una ragazza che ha davvero qualcosa da dire.
Se invece vi fidate dei libri che consiglio, stavolta andate in libreria a occhi chiusi. Questo romanzo non può non piacervi.




sabato 15 settembre 2012

AVVENTURE CHE MI CAPITANO IN AUTOBUS QUANDO LEGGO (2)


Questo episodio è avvenuto una quindicina di anni fa.
Stavo attendendo un autobus che non arrivava. La banchina era affollata di gente in attesa, infastidita dal ritardo. Quando finalmente il mezzo è giunto alla fermata era carico di passeggeri. Il momento della discesa e della salita dei viaggiatori è stato caotico, con spintoni, lamenti, grida e imprecazioni. Sballottato io stesso qua e là, mi sono trovato davanti a un imprevisto posto libero e l’ho subito occupato. Per isolarmi dal tumulto che mi circondava, ho estratto un libro dalla borsa e ho cominciato a leggere. Pochi secondi dopo ho sentito una voce che diceva: - Uh, anch’io adoro leggere. Cosa sta leggendo? -
Ho alzato gli occhi dalla pagina e ho ho visto che la domanda proveniva dalla signora anziana seduta di fronte a me, sui 70 anni, capelli bianchi sotto una cuffietta, golfino azzurro, aria da nonnina ideale. 
Il volume che avevo fra le mani era un’antologia di giovani autori americani in lingua, mi sembrava complicato da spiegarle, così ho riassunto arbitrariamente in: - Un libro di racconti -.
- A me piacciono tantissimo anche i racconti. Io leggo di tutto. E’ uno dei pochi piaceri che ho dalla vita, perché, sa, io sono stata molto sfortunata - e, senza che io le dessi il minimo cenno di essere interessato, la signora si è lanciata in un resoconto sommario delle sue disavventure: figlia maggiore di una famiglia povera, composta da madre vedova e sorella minore, ai tempi della guerra aveva conosciuto un uomo che si era innamorato di lei, non ricambiato. Il pretendente non piaceva affatto perché era molto più vecchio, non bello e senza interessi culturali, ma era direttore di banca, un posto solido e di assoluto prestigio per l’epoca, sposarlo avrebbe significato regalare stabilità al resto della sua famiglia, quindi si è sacrificata e l’ha fatto. 
La donna parlava a un volume molto alto (forse aveva problemi d’udito, considerata l’età) e avevo l’impressione che l’intero autobus stesse assistendo alle sue confessioni. Lei però non dava cenno di preoccuparsene e continuava a rivelare ulteriori dettagli sulla sua sfortuna: il marito, dopo il matrimonio, si era rivelato genericamente “incapace di compiere i propri doveri” e mentre lei si avviava a subire una vita da infelice, la sorella aveva incontrato un ragazzo giovane e bello e, grazie alla nuova agiatezza, aveva potuto sposarlo liberamente. E a quanto pare, né la madre, né la sorella le avevano mai dimostrato la gratitudine che lei pensava di meritare per l’enorme sacrificio che aveva fatto per loro. 
Al termine di questo lungo monologo, la signora mi ha guardato fissa e ha concluso: - Non so se ha capito, ma io non ho mai provato un orgasmo in vita mia! -.
A quel punto io ero praticamente morto dall’imbarazzo e l’intero autobus di stava soffocando di risatine trattenute (chi più, chi meno). Però devo dire che la gioiosa frontatezza della signora mi aveva sorpreso e, visto che ormai la faccia me l’ero giocata, me ne sono infischiato degli astanti e ho cominciato a farle delle domande sul suo passato. Lei non aspettava altro e mi ha fornito un sacco di dettagli. 
Giunto alla mia fermata, le ho detto che mi auguravo sinceramente di raggiungere la sua età con la stessa vitalità. Lei ha risposto che ero “un giovane molto simpatico”.  Mentre scendevo dall’autobus tutti mi guardavano come se fossi il protagonista di qualcosa e, in effetti, lo ero stato. 


mercoledì 12 settembre 2012

AVVENTURE CHE MI CAPITANO IN AUTOBUS QUANDO LEGGO (1)


Anni fa ero su un autobus che stavo leggendo quando mi si è avvicinata una donna e mi ha chiesto, senza preamboli: - Mi scusi, possiamo scambiare numero di telefono? -.
Sorpreso dalla domanda, non ho saputo fare altro che chiederle: - E perché? -
- Perché vorrei frequentare gente interessante e l’ho vista che stava leggendo un libro e, niente, ho pensato che lei fosse una persona intelligente -.
Mentre la donna parlava l’ho osservata meglio e mi sono reso conto che non doveva essere completamente in sé. Aveva i capelli scarmigliati, gli abiti leggermente fuori posto (una giacchetta con metà del collo piegato verso l’interno, come se se la fosse infilata di fretta, senza darsi un’occhiata), si esprimeva con una strana lentezza, forse era sotto l’effetto di qualche medicina.  
Imbarazzato, ho detto: - Mi scusi, ma non credo sia il caso -.
A quelle parole la donna ha modificato subito espressione. Come se si fosse improvvisamente dimenticata di me, come se non esistessi già più, ha spostato lo sguardo verso l’interno dell’autobus e si è allontanata per andare a sedersi in un posto libero. Non sembrava ferita, o umiliata, dall’episodio. Sembrava proprio che l’avesse cancellato all’istante e ora guardava davanti a sé tranquilla. 
Ho provato a riprendere la lettura. Non ce l’ho fatta.

All’epoca lavoravo in un’agenzia pubblicitaria e avevo raccontato l’episodio alla mia collega di scrivania. Il giorno dopo avevamo un impegno di lavoro fuori ufficio. In pausa pranzo siamo andati in una trattoria scelta per caso nei dintorni. Seduta a un tavolo, da sola, c’era la donna dell’autobus che pranzava. In una città grande come Milano è rarissimo incontrare per caso lo stesso sconosciuto nel giro di ventiquattrore in luoghi così distanti. Io ero davvero esterrefatto dalla circostanza, tuttavia quando i nostri sguardi si sono incrociati ho avuto la certezza che io l’avessi riconosciuta, ma lei no.   


giovedì 6 settembre 2012

AIMEE IN ITALIA


Aimee Bender, la visionaria e strepitosa autrice dei romanzi “Un segno visibile e mio” e “L’inconfondibile tristezza della torta al limone”, nonché delle raccolte di racconti "Creature ostinate" e “La ragazza con la gonna in fiamme” (bastano i titoli per intuirne il talento), è in Italia in questi giorni per partecipare al festival di letteratura di Mantova e fare alcune presentazioni in libreria. Questo sabato, 8 settembre, sarà a Milano, presso la Centofiori in piazzale Dateo n.5, alle ore 19. Tocca a me l’onore e il piacere di presentarla al pubblico. Se volete, ci vediamo lì.



PS: Se volete saperne di più sull'autrice, trovate qui uno special che gli ha dedicato la casa editrice sul proprio sito.  




martedì 4 settembre 2012

IL CARO, VECCHIO JOE

"If I'm as normal as I think I am, we're all a bunch of weirdos"

(Se sono normale come penso, allora siamo tutti una banda di strambi)

Joe Brainard


domenica 2 settembre 2012

I LIBRI NON SONO MAI ABBASTANZA


Non viaggio mai senza un libro con me. Anche se il viaggio consiste di sole cinque fermate di metropolitana. L’idea di avere del tempo a disposizione e non poterlo sfruttare per leggere mi atterrisce. Quando poi il viaggio è significativo (un treno, un aereo), di libri me ne porto una scorta. 
L’uso del tablet ha semplificato le cose, ma non le ha modificate in maniera radicale. Sul tablet ho generalmente pdf di lavoro da valutare o qualche rivista. Le letture di piacere rimangono, nella quasi totalità dei casi, cartacee. 
In genere porto scorte in eccedenza. Tre libri per un viaggio di quattro ore, sapendo che uno sarebbe sufficiente. Senza contare che è difficile per me, quando sono in giro, evitare di finire in qualche libreria e comprarne altri. Quasi sempre torno con più volumi nel bagaglio di quanti ne avessi all’andata. Si riproducono. 
L’ultima volta che sono stato negli Stati Uniti in vacanza (e l’ho raccontato sul blog) ho dovuto acquistare una borsa in più solo per i libri. 
Questa volta, dato che tornavo a New York per le ferie, ho deciso di fare il bravo. Il giorno prima di partire ho comprato un romanzone, uno di quei libri che da un decennio esatto rimandavo di leggere per la sua mole, 820 pagine. Il classico testo che uno ipotizza di poter leggere con calma, appunto, solo in vacanza. Mi sono detto che un tomo simile sarebbe stato sufficiente. Che là avrei sicuramente comprato altro e che non era neppure detto che lo finissi nei quindici giorni in un viaggio che prevedeva più giornate in giro per una metropoli che pomeriggi su una sdraio al sole. Quindi, vincendo ogni mia resistenza e interrompendo una tradizione che proseguiva da decenni, al momento di chiudere il bagaglio a mano ho inserito solo questo libro. 
Arrivato sull’aereo ho scoperto che si trattava di un vecchio modello, i cui sedili non erano dotati di microschermi individuali, quindi anche l’intrattenimento video era da escludere. Bene, mi sono detto, nessuna paura, mi sono detto, ho le mie 820 venti pagine da esaurire in queste otto ore di volo, mi sono detto, non panicare se hai un libro solo, mi sono detto, ottocento pagine sono ottocento pagine, cazzo, mi sono detto. 
E così, ho tirato fuori il mio bel volume nuovo, mi sono immerso nella lettura in fase decollo, e ho proseguito allegramente spedito per le prime centodieci pagine e poi è successa una cosa. Che il testo a pagina 111 non proseguiva su pagina 112. Non proseguiva da nessun’altra parte, per la precisione, perché per un errore di stampa il libro passava da pagina 111 a pagina 192, saltando ben sessanta pagine di contenuto. Ho provato a sfogliare il volume avanti e indietro, sperando che fossero state inserite in un altro punto. Una volta mi era successo di avere un libro i cui fascicoli interni erano stati rilegati in ordine sbagliato. Speravo (pregavo) che fosse lo stesso errore. No, niente. Quelle pagine non c’erano. 
L’unica volta che porto un solo libro mi capita un volume fallato. E io avevo ancora SEI ETERNE ORE E MEZZA davanti a me.
Che mi serva da lezione. 
Quando mi portavo quelle scorte di letture inutili avevo ragione. Fanculo il buonsenso.