Si intitola "Il tempo è un bastardo".
martedì 25 ottobre 2011
POI NON DITE CHE NON VI AVEVO AVVISATO
Si intitola "Il tempo è un bastardo".
lunedì 10 ottobre 2011
INTERVISTE CHE NON MI HANNO FATTO - 5 (Inside the Actor's Studio)
giovedì 6 ottobre 2011
AFFRONTARE IL DOLORE
Entrambi i testi trattano il tema del lutto. Nel testo di Dadati a morire è un amico del protagonista, un compagno di lavoro che è anche, e soprattutto, un maestro. In quello di Tonon è la madre a venire a mancare. I due autori scelgono un approccio differente al tema. Il primo struttura il romanzo scegliendo la strada dell'autofiction: è facile riconoscere nella figura di Vittorio il critico d'arte Stefano Fugazza, che aveva fondato e diretto con Dadati la rivista di narrativa e arte contemporanea "Ore piccole". L'autore traforma l'elaborazione del lutto in materia narrativa e costruisce un romanzo nel quale aspetti palesemene autobiografici si alternano e confondono con elementi di finzione letteraria. Questo artificio gli permette di affrontare il soggetto con estrema lucidità: l'intera esperienza (la malattia dell'amico, la morte, il funerale, i rapporti successivi con la famiglia, le gestione dei lavori lasciati in sospeso...) viene quasi vivisezionata con uno sguardo chirurgico. Vittorio viene ritratto con i suoi pregi e i suoi difetti. Il discepolo affronta la figura del mentore, lo distrugge, ne sopravvive. Impara fare i conti con un'assenza che sa già essere incolmabile. E' un uomo che ha perso il suo doppio. E' un alunno che ora deve trovare la strada da solo. Forse, a sua volta, dovrà indicarla a qualcuno dopo di sé.
mercoledì 5 ottobre 2011
FANZINE MERAVIGLIA
martedì 4 ottobre 2011
LA QUESTIONE DELL'ANONIMATO
Sono costretto a tornare, inutilmente, su una faccenda che ho già affrontato in questo spazio. E sottolineo inutilmente perché so già che mi rivolgo a chi preferisce fingere di non capire.
Essere uno scrittore significa anche essere esposti al giudizio. Ci sono libri che possono piacere e altri no, ci sono sperimentazioni gradite al lettore e altre osteggiate, ci sono simpatie e antipatie che poco hanno a che fare con l'attività letteraria ma sono inevitabili da un punto di vista personale. Va bene tutto, lo metto in conto. In questi ultimi mesi in particolare ho pubblicato materiali assai diversi fra loro (il romanzo, i tre libretti, i racconti nelle antologie, l'intervista a Warhol), passando dal sentimentale al pop all'horror, è normale, e legittimo, che tale varietà susciti reazioni contrastanti. Io stesso vorrei che ne suscitasse.
Non mi oppongo, né mi sono mai opposto, al fatto di essere criticato. Mi oppongo al fatto che chi non perde occasione per farlo lo faccia trincerandosi dietro la comoda e vigliacca maschera dell'anonimato. Quasi sempre lascio correre, ma quando gli attacchi diventano frequenti e vistosamente mossi dal gusto di sfoggiare acidità, cominciano a infastidirmi. Ai tempi dell'uscita di "Esperimenti" qualcuno aveva riempito il blog di stroncature e commenti acidi. Con tristezza ho scoperto in seguito essere un livoroso conoscente. E io, come un cretino, avevo lasciato tutto quel fango in rete perché mi sembrava scorretto cancellare i giudizi negativi. Beh, non voglio ripetere l'esperienza. Può darsi che scriva solo cazzate, ma ci metto il mio nome e la mia faccia. Se non siete in grado di fare altrettanto, allora non c'è dialogo.
In Rete è fin troppo facile colpire anonimamente. Conosco scrittori che si sono visti costretti a togliere dai loro blog l'uso dei commenti. Non è il mio caso, ma tanto per dimostrare quanto la questione sia delicata e diffusa.
Quindi, per l'ultima volta, ribadisco: se certi commenti spariscono, non è perché sono giudizi negativi, ma perché detesto chi lancia il sasso e nasconde la mano.
Si chiama "rispetto". Cerca sul vocabolario.