mercoledì 9 marzo 2011

RIMPIANTI POSTALI


Comincio a rimpiangere la corrispondenza fisica. Le buste coi francobolli, il mittente che riconoscevi dalla grafia, il piacere di scendere alla casella e trovare testimonianze di affetto da lontano.

Come per tutti, o quasi, l'uso dell'e-mail ha azzerato questo rito. Ogni giorno apro lo sportello senza alcuna emozione, consapevole che raccoglierò solo pubblicità, bollette, fatture.

Da ragazzino tenevo decine di corrispondenze. Scrivevo lettere quasi ogni giorno perché alimentavo una catena che era fonte di felicità. Sapevo che per ogni busta che inviavo ne avrei avuta una in cambio. Poteva contenere semplici lettere, ma a volte era corredata di foto, disegni, adesivi, audiocassette. Erano piccoli tesori da scoprire.

Il mio primo pensiero mentre tornavo a casa da scuola era sempre quello: la posta. Chi mi avrà scritto oggi, cosa mi avrà mandato.

Mi manca l'esperienza visiva: i colori della busta, dei francobolli, l'inchiostro con cui era scritto il mio indirizzo. Quella tattile, di saggiare il contenuto della busta ancor prima di aprirla, indovinare dal gonfiore che sarebbe stata una lunga lettera, sentire che conteneva altro, oltre ai fogli.

Rimpiango anche la parola "corrispondenza", che implica una reciprocità, un afflato comune. Rispondere insieme allo stesso bisogno.

Ne parlo come se il servizio postale fosse defunto. So bene che non lo è, che se volessi riattivare questo meccanismo forse potrei farlo: dare io l'esempio, riprendere a scrivere lettere a mano e aspettare che gli altri rispondano. Ma sarebbe una forzatura, per me e per loro. Ormai sono altri i mezzi con cui comunichiamo e non avrebbe senso tornare indietro.

Una volta giudicavo gli amici anche dalla quantità di lettere che ci scambiavamo. Se dovessi farlo oggi, con tristezza probabilmennte il mio migliore amico risulterebbe essere Monte dei Paschi di Siena.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

il tuo indirizzo?
vedrò di supplire, almeno un pochino, a questa comprensibile latitanza....

VincenzoM istrionico@tin.it ha detto...

Caro Matteo,

ogni volta che inviavo una lettera alla mia amichetta facevo un piccolo calcolo: contavo quanto tempo avrebbe impiegato per arrivare a destinazione - quando la posta prioritaria era ancora una chimera, ci volevano almeno tre o quattro giorni perché ciò accadesse -, poi consideravo un giorno per l'elaborazione della risposta - di più, avrebbe significato che lei non teneva abbastanza a questa abitudine per me preziosa -, e infine ci aggiungevo altri tre o quattro giorni per il recapito della sua lettera al mio indirizzo. Il w-end era l'incognita che scombinava tutte le previsioni, perché non riuscivo a capire mai da che ora il servizio postale cessava la sua attività e quando avrebbe ripreso a macinare i chilometri che restavano. In ogni caso, dal decimo giorno dal mio invio entravo in uno stato di agitazione ed ogni trillo del citofono di casa poteva essere quello del postino che doveva consegnarmi la "risposta".

Ah, che tempi...

ARIA FRITTA ha detto...

Anche io in passato mi sono fatto di lettere. Lettere lunghe e appassionate, sincere, amichevoli, confuse, elaborate, creative, volubili, essenziali...spedivo e attendevo un ritorno di parole. Ho scritto lettere di 40 pagine. Mi sono ammazzato le dita e gli occhi...e tutto questo...questo tempo della comunicazione allungato fino allo spasmo...mi sembra davvero appartenere a un'era geologica fa!

Anonimo ha detto...

io giudico gli amici dalla qualità degli sms che ci scambiamo. (non solo da quello, ma anche)
Sara (a cui non hai (ancora?) concesso l'amicizia su Fb)

Tryphon ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Barbauss ha detto...

Teh, ci pensavo ieri. Dopo aver rivisto con un pizzico di lagrima sul cuore "84 Charing Cross Road", ho iniziato a ripercorrere le vie della carta e dell'inchiostro.

Anonimo ha detto...

Volevo rispondere al bel messaggio con foto che precedeva quello inviato da Beton. Come mai l'autore l'ha cancellato? Mi riferisco al ragazzo con Schiele nell'avatar.

Anonimo ha detto...

Ok, le lettere spedite a mano non le usa più nessuno, ma ciò non significa rinunciare ad amicizie "di penna" o alla parola "corrispondenza"! Le email che ci scambiamo io e i miei amici e le mie amiche "di penna" sono chilometriche e spesso emozionanti quasi quanto quelle che sceivevo da ragazzo alle mie "amicizie lontane" :)
Insomma, capisco (eccome!) il feticcio della carta-e-penna, ma la loro assenza nel mio caso non ha diminuito la voglia di comunicare per iscritto.
baci
Orli