Esistono posti al mondo talmente piccoli da sembrare incredibili. Una chiesa che può accogliere un solo fedele per volta, una discoteca per dieci ballerini, un ristorante che può ospitare una sola coppia, un albergo con un solo letto, un’abitazione ricavata dall’intercapedine fra due palazzi... Lo scrittore Valerio Millefoglie per mesi ha girato l’Europa per scoprire e sperimentare di persona questi esempi reali di microscopia, a volte affascinanti, a volte semplicemente assurdi. Queste sue peregrinazioni sono ora raccolte nel saggio “Mondo piccolo” pubblicato da Laterza nella sua celebre collana Contromano.
Valerio però non si è limitato solo a visitare luoghi, ma ha esplorato il concetto di piccolo anche attraverso l’incontro con le persone: per esempio l’unico impiegato di una banca tedesca o lo scultore specializzato in creazioni posizionate dentro la cruna di un ago. Quella del “piccolo” diventa allora una lente nuova attraverso la quale analizzare la realtà, una filosofia di vita.
Una lettura che non può che fare sorgere curiosità turistiche (chi non vorrebbe sperimentare l’albergo da un solo letto?) e anche parecchie interessanti riflessioni.
Fra le molte pagine notevoli di questo libro mi ha molto colpito un’osservazione che Valerio inserisce nel capitolo riguardante la “Cortomobile”, una macchina trasformata in cinema per due spettatori alla volta:
C’è un pubblico che questo cinema non riesce proprio a coinvolgere, tira dritto quasi infastidito da ciò che reputa così strambo e inutile. Una signora dice ironica alla figlia piccola, “E io dovrei entrare lì dentro?”. La bambina ride e commenta, “Che stupidata, tanto vale vado al cinema vero”. Mentre le guardo andar via ridendo mi viene da pensare ai cattivi insegnamenti. Ragionando così, mi dico, al mondo non s’inventerebbe più niente. Senza azzardare combinazioni inusuali ci fermeremmo a ciò che già conosciamo. Diventeremmo i nuovi primitivi. Invece c’è bisogno di fare un cinema in una macchina, mettere per terra il segnale Pericolo che però non indica nessun pericolo, sistemare vicino un leggio e chiamarlo Cortomenù, dal quale poter scegliere il cortometraggio o il documentario che si vuol vedere. Un cavatappi dentro una bottiglia potrebbe essere un’altra idea, mi dico. Io di solito non so mai dove ho messo il cavatappi. In quel modo sarei sicuro di trovarlo al posto giusto. Inventare ciò che non serve significa inventare il bello.
Quanto ha ragione.
PS: Aggiunta personale: una volta mi è capitato di fare un reading nel teatro più piccolo del mondo: anche solo metterci piede dentro è stato emozionante, bellissimo poi esibirsi.
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