mercoledì 2 febbraio 2011

AMANDA NADELBERG NON MI CAGA


Questa è una triste storia di insensibilità letteraria alla quale ho ripensato ieri dopo aver ripreso in mano un libro che non sfogliavo da tempo.
Tre anni fa mi trovavo in vacanza a Provincetown, negli Stati Uniti, deliziosa cittadina a base di casette di legno, spiaggie sull'oceano e travestiti: cosa chiedere di più a una località di villeggiatura? Una libreria. Ce n'era una sulla strada pricipale, nota anche per essere frequentata da celebri poeti e da scrittori di grido come Michael Cunningham, che trascorreva lì ogni estate. Ma ho scoperto in seguito che ce n'era anche un'altra, in una stradina microscopica, individuabile solo grazie a un segnale in legno che ne indicava la direzione. Era una libreria dell'usato. A differenza di quella sulla via, un vero negozio con vetrine e novità esposte, questa era un'abitazione trasformata in deposito di libri. Ogni stanza traboccava di volumi, sulle librerie, sulle mensole, sui tavolini. L'appartamento era approssimativamente suddiviso in generi letterari: all'ingresso c'era la narrativa, poi si entrava nella stanza della saggistica, poi c'era quella dei libri d'arte e, se non ricordo male, anche una per bambini. Ci ho trascorso un mezzo pomeriggio (un bellissimo mezzo pomeriggio), anche se alla fine ho acquistato solo due esemplari: un'antologia curata dal solito Dave Eggers e "Bird by bird", un saggio sulla scrittura dell'autrice - a me sconosciuta - Anne Lamott.
L'antologia di Eggers era recente, il libro della Lamott invece era datato 1994, era dunque più vissuto, e riprova del fatto di essere stato letto più volte, all'interno conteneva due dediche (in inglese) vergate a mano. La prima diceva: "Agosto '98 - Ciao Jim, spero che tu possa apprezzare il libro della signora Lamott quanto l'ho amato io: grandi riflessioni sulla vita, sulla scrittura (in più, spiritoso!). Ti faccio i migliori auguri di buona fortuna e possa la vita essere generosa con te, portandoti gioia, pace e soprattutto amore! Shalom! PS: Spero che troveremo il tempo per restare in contatto" Seguiva la firma, qualcosa come Karen o Karl Smith, ma è difficile decifrarne la calligrafia. La dedica era scritta in inchiostro nero. Sotto ce n'era una seconda, assai più stringata, in inchiostro blu: "12/01 - Amanda, pace & amore", firmata Jim. Dunque era evidente che Jim avesse ricevuto in regalo questo libro dall'amica Karen (o amico Karl) e che a sua volta l'avesse donato a una certa Amanda, forse anche come gesto di riconciliazione dopo un litigio sentimentale, se il messaggio "pace & amore" era da intendere alla lettera.
Trovavo in qualche modo elettrizzande essere in possesso di questi brandelli di storie che tracciavano il percorso che il volume aveva compiuto prima di arrivare nelle mie mani, ma il vertice dell'esaltazione l'ho raggiunto qualche settimana più tardi, già rientrato a Milano, quando ho scoperto, sepolto fra le pagine a mò di segnalibro, un cartoncino: era la ricevuta di un biglietto aereo, la parte che rimane in possesso del viaggiatore al momento dell'imbarco, sulla quale sono segnati il numero del volo, il posto assegnato e il nome, che in questo caso era NADELBERG/AMANDA.
Ora avevo anche un cognome. E neanche tanto comune, mi sembrava. Ho provato a cercare su Facebook: tra i suoi milioni di iscritti c'era una sola Amanda Nadelberg. Doveva essere lei. Le ho immediatamente scritto, raccontandole tutto il percorso che il libro aveva fatto prima di giungere a me, le dediche, il biglietto aereo col suo nome, il romanticismo sublime e subliminale di questi passaggi di testimone, da un lettore all'altro.
Non mi ha mai risposto.


17 commenti:

Riccardo Fasti Onorato ha detto...

Probabilmente, siccome il volume era finito in quella libreria dell'usato, non aveva dei bei ricordi legati al libro. Altrimenti credo se lo avrebbe conservato.

Anonimo ha detto...

sarebbe stato così assolutamente banale se lo avesse fatto! E magari sarebbe stata pure simpatica, carina, ricca (perchè no?), intelligente etc. Amanda rimarrà un ricordo. Perchè non farci un racconto?
Flavia

Anonimo ha detto...

Neanche tu rispondi ai fan che ti scrivono su facebook (io ne so qualcosa) caro Matteo :-)

A.

Anonimo ha detto...

Così su due piedi, per non saper né leggere, né scrivere, lascia il link del suo profilo sulla tua bacheca chiedendo di scriverle 2 righe.
La prossima voltà che farà login su faccialibro si troverà giusto quei DUEMILASETTECENTO messaggi che dicono
"Ciao Amanda! Perchè non rispondi a Mattero???", sai come ti risponde in fretta?

controlC ha detto...

http://www.slopeeditions.org/index.cfm?p=p.40&title=Amanda+Nadelberg+Isa+the+Truck+Named+Isadore

Una poetessa?

Matteo B. Bianchi ha detto...

No, vi prego NON scrivete ad Amanda Nederlberg!

Matteo B. Bianchi ha detto...

Per A. : davvero non lo faccio? Di solito rispondo a tutti. Invece ho smesso di accettare amicizie di sconosciuti che non mettono neanche una riga per dire chi sono.

Anonimo ha detto...

Matteo, a me non hai risposto! Eppure la mail era carina, ti facevo complimenti per un tuo articolo che mi aveva colpito tanto. Sarò finito, centrifugato, tra le 2000 mail che ricevi ogni giorno :-) Non ti ho chiesto l'amicizia, però. Se mi prometti che mi rispondi ti riscrivo, eh eh.

A. ovvero Alessandro :-)

Matteo B. Bianchi ha detto...

Come diceva Ambra: prometto, prometto.

aurelio ha detto...

In un negozio dell'usato sfogliai "Diario segreto di Adrian Mole di anni 13 e 3/4" di Sue Townsend . All'interno c'era una dedica di amore ad una persona non nominata di un/una tale Augu che temeva la fine della loro relazione...
Evidentemente lo era, se il tizio si era sbarazzato del libro. Ma mi sembrava così triste che il libro e la dedica appassionata fossero finiti in un negozio dell'usato alla mercè di tutti...Così per "preservare" il sentimento di Augu lo comprai senza pensarci! (Tra l'altro il libro è un classico della letteratura per ragazzi inglese, molto divertente)

Anonimo ha detto...

Bella storia e bello anche il finale che resta aperto anche dopo tre anni (in fondo solo ciò che è già accaduto non può accadere domani...).
Confermo: Matteo risponde a tutti. Anche prima di fb lo faceva.
Alessandra F.

Anonimo ha detto...

se avesse risposto avresti potuto proporre questa storia come sceneggiatura ad un regista americano.
:)

viola.

Anonimo ha detto...

Anche io uso i biglietti come segnalibro. E gli scontrini, i volantini dell'HardRockCafe, le pubblicità che trovo sulla macchina, le ricevute del bancomat e se il libro è un regalo il biglietto di auguri...
Non ho resistito alla curiosità, ho cercato questa Amanda su fb (giuro che nn le volevo scrivere, volevo farmi solo un po' gli affari suoi) ma non c'è più. Si è cancellata a causa del tuo stolking? Ahahah!!!
E comunque confermo: Matteo risponde!!!
Manu

Anonimo ha detto...

Bellissima storia. Un racconto si può davvero nascondere nelle cose più piccole. Poi tu hai il dono speciale di rendere le cose piccole, grandi e preziose...e l'entusiasmo che ti ha spinto a vedere dietro questo passaggio di testimone un senso più profondo, fa capire molto di te e della tua "visione delle cose". Sarò sabato al Tumbao per sentirti e conoscerti. Sarà una piccola-grande emozione per me. Almeno potrai darmi una faccia...e se ti scrivo su fb rispondermi..."Ah, ma questo lo conosco!"...ahahah...
P.S.- parli l'inglese a che livello? E se lo hai studiato è una passione personale o...
Un salutone da...

Carlo Deffenu

thilick ha detto...

La prossima volta prova a scriverle che hai trovato una banconota da 100 dollari con il suo nome sopra e vorresti restituirgliela. Secondo me ti risponde il giorno dopo...

randagia ha detto...

Dicci che l'hai inventato il cognome di amanda, dicci che il tuo estro creativo e il rispetto delle inbox altrui ti hanno fatto inventare il cognome. No, se ti hanno fatto inventare anche la storia, non dircelo, ci piace così ;)

Randagia, che usa sempre i biglietti aerei per segnalibro...

[luca] ha detto...

Sai che mi è capitata una storia apparentemente simile, ma solo apparentemente. Avevo trovato il biglietto aereo dentro una rivista, abbandonata in qualche bar, in Francia. Avessi conosciuto la tua storia, avrei potuto pensare che la rivista, come origine, è meno poetica e garantista di un libro usato. ma non l'ho fatto. L'ho cercata su facebook, l'ho trovata: una sola persona aveva quel nome. Era una tedesca. Fra le sue pagine preferite, su facebook, quella dedicata a Ratzinger. Non le ho mai scritto.