Ho letto in questi giorni un romanzo catastrofista su Milano. Si intitola "Muori Milano muori!", è pubblicato dalla casa editrice Elliot ed è opera di Gianni Miraglia, scrittore atipico e antagonista, che già aveva dato prova di originalità col precedente "Six pack", romanzo di critica sociale ambientato in palestra e divenuto un piccolo culto, che l'autore presentava in performance dove alternava reading a flessioni sul palco. Per dire il tipo.
Questo secondo romanzo si svolge nel nostro prossimo futuro, un mese esatto prima dell'inizio dell'Expo. A Milano fremono gli ultimi preparativi. Le zone dove avverrano inaugurazioni ed eventi cominciano a essere recintate. Un nugolo di giovani di bella presenza e dall'inglese fluente è stato assunto per aggirarsi fra le vie del centro per rinforzare l'immagine di capitale della moda e della comunicazione italiana. Fa caldo e per un guasto alla rete fognaria l'intera città è immersa in un costante, quanto spiacevole, odore di escrementi. In questo scenario pre-apocalittico si colloca la vicenda del protagonista, Andrea, un grafico quarantenne licenziato dall'agenzia dove lavorava da anni. Coi risparmi ridotti al minimo, una moglie divorziata a cui passare gli alimenti, un padrone di casa che minaccia di sfrattarlo e con la stritolante consapevolezza che il suo curriculum lavorativo e la sua età matura sono armi spuntate per trovare una nuova occupazione, l'uomo si aggira tra colloqui di lavoro e tentativi di conservare un decoro apparente, che finga di collocarlo a un livello economico a cui, di fatto, non appartiene più: scarpe di marca, iPad, cellulari sfoderati come credenziali per dimostrarsi ancora perfettamente integrato al sistema. Una farsa destinata inesorabilmente a fallire, al punto che Andrea si troverà ad affrontare una caduta libera sulla scala sociale, fino a dormire nei parchi fra gli extracomunitari e a elemosinare avanzi nei bar, trasportando nello zaino sulle spalle gli status-symbol della sua carriera, e dunque della sua vita, precedente.
Miraglia è molto bravo a giocare con la metafora di una città che continua a vendere un glamour che ha perso da tempo e che si ostina a spacciare per scintillante realtà. L'approcciarsi dell'Expo scandito con un count-down, quasi un avvento religioso, sembra stringere le maglie intorno a un traguardo sempre più irraggiungibile: per Andrea un nuovo impiego che lo riporti alla rispettabilità sociale, per Milano a una manifestazione che la dimostri al passo con l'eccellenza europea e mondiale. La discesa agli inferi del protagonista è anche un'esplorazione geografica di zone che, da cittadino modello, non aveva mai visitato: i sotterranei della stazione centrale, i parchi pubblici di notte, le periferie dove barboni ed extracomunitari si accampano, i mercatini dove si vendono o barattano le proprie cose. Milano svela un'altra Milano, mostra un volto diverso, crudele, spietato, sporco, a chi l'ha vissuta solo da professionista affermato. E non sfugge l'ironia dell'autore, quando al protagonista sembra che proprio in queste zone l'afrore nauseabondo che impesta la città si senta un po' meno.
Miraglia, che nella vita è un pubblicitario e quindi ha uno sguardo privilgiato verso la dinamiche che regolano i rapporti sociali ed economici della realtà milanese, è bravo anche a testimoniare l'ostinazione di Andrea a conservare la propria dignità mentre tutto intorno a lui precipita, una rinuncia progressiva a privilegi vissuta con molta sobrietà e grande consapevolezza. La stessa idea di ribellarsi al sistema, di fare attentati che rovinino la festa, è ai suoi occhi destinata al fallimento, quando parte da gruppi di disperati senza coesione e senza altro collante che la comune miseria. La prospettiva di dare alle fiamme Milano dunque non è altro che un'utopia e persino a questa Andrea arriverà a rinunciare.
"Muori Milano muori" è un romanzo-denuncia che finge di proiettare nel futuro una crisi che è una cocente realtà, che trascina nelle sue spirali verso l'inesorabile e che non può fare a meno che indurci a riflettere.
L'altro giorno in metrò un'affissione elettorale del sindaco Letizia Moratti prometteva "Libri di testo gratis per le scuole elementari e medie". Qualcuno sotto a pennarello, pragmaticamente, aveva aggiunto: "Sì, brava, e intanto dobbiamo portare noi a scuola la carta igienica perché non hanno neache quella".
Forse Milano, qua e là, sta già andando a fuoco.