Il libro più bello che ho letto in vacanza non l'ho comprato, ma scaricato gratuitamente da internet. Tempo fa, su questo stesso blog, avevo segnalato il lavoro interessante portato avanti dal blog letterario "Barabba", gestito da un gruppo di ragazzi emiliani, che si occupa anche dell'omonima casa editrice virtuale. Dopo aver pubblicato due testi sulla Resistenza, a luglio la casa editrice ha reso disponibile sulla Rete il suo terzo volume, in formato e-book gratuito, intitolato "Cicatrici".
Si tratta di una corposa antologia che raccoglie racconti firmati sia dai curatori del blog che dai loro lettori. Anzi, a dirla tutta, la definizione di "racconti" è impropria, poiché nella quasi totalità dei casi si tratta di testimonianze autobiografiche. Ogni autore parla di una propria ferita, indica il punto preciso del corpo dove ne rimane la traccia, rievoca gli eventi che l'hanno portato a procurarsela, ne illustra le ripercussioni nel corso della vita. Uno schema fisso in tre punti (Posizione /Cause / Conseguenze) uguale per ciascun intervento, che fornisce la struttura, originale e portante, dell'intero progetto.
Come sempre avviene per le intuizioni più felici, questa antologia è nata per caso. Uno dei curatori del blog un giorno ha postato un racconto ispirato a una sua cicatrice. Subito un lettore ne ha preso ispirazione per scriverne uno simile su una propria ferita. Nei giorni seguenti decine di altri lettori hanno seguito il suo esempio e ai redattori è venuta così l'idea di raccogliere tutte queste testimonianze in un volume.
Il libro è dunque un concentrato di avversità: banali incidenti domestici, eroiche e sfortunate imprese infantili, malattie gravi, scontri stradali... Il più delle volte si tratta di vicende tragicomiche che strappano un sorriso. A volte invece è difficile trattenere la commozione. Ed è questo, a mio avviso, che rende straordinario questo testo. Si tratta di un'antologia sul dolore, ma ridotto ai minimi termini: dove, quando, perché. Niente fronzoli, niente dissertazioni filosofiche, niente lamentazioni. Ho vissuto, sono stato ferito: l'epigrafe di qualunque vita. Un dolore con le cui tracce si convive, una sofferenza che è diventata una componente integrante (fisica e spirituale) degli autori stessi. In più punti le testimonianze tendono a sottolinearlo: "Ormai fa parte di me". E' il segno di una battaglia sul campo, è una forma di esperienza. Non sempre le ferite riguardano chi scrive: c'è chi parla della sorella scomparsa, del figlioletto che ha avuto un problema di salute e via dicendo. Le cicatrici a volte sono sulla pelle altrui, ma sono rimaste, indelebili, nella memoria delle persone che le amano, e forse non fa alcuna differenza.
Sono più di cento le cicatrici del volume e questo è l'unico appunto che muovo ai curatori: una maggiore selezione lo avrebbe reso ancora più intenso ed efficace. Tuttavia è un difetto trascurabile: per la sua struttura a schede è un libro che si presta di più a una consultazione saltuaria che a una seduta continuativa. Io ho fatto così: ogni tanto riprendevo il testo e ne leggevo dieci, quindici testimonianze. E non so come altro spiegarlo, ma ogni volta era una lettura che mi riconciliava con l'umanità.