Qualche settimana fa avevo scritto un post su una serata dark milanese e sui ricordi che mi aveva suscitato. Con un tempismo ammirevole un amico mi ha regalato un libro, da poco uscito in libreria, di cui ignoravo l’esistenza e che è perfetto per il mio rinnovato interesse verso il fenomeno: “Creature simili - Il dark a Milano negli anni ottanta”. Immagino che l’idea di un saggio su un tema di nicchia (il fenomeno del dark) con una precisa collocazione geografica (a Milano) potrebbe per far storcere il naso ai più, invece garantisco che si tratta di un’analisi davvero significativa su un periodo storico troppo spesso banalizzato e raramente affrontato con tanta attenzione critica e sociologica.
Pubblicato dalla vivace e assai alternativa casa editrice Agenzia X, il saggio firmato da Simone Tosoni ed Emanuela Zuccalà è una biografia orale, il racconto di un momento preciso della musica, della cultura e della politica italiana attraverso le voci di chi l’ha vissuto (talvolta suo malgrado) in prima linea. Decine di interviste per raccontare cosa significava andarsene in giro vestiti di nero, con i capelli cotonati e il trucco sbavato sulle labbra nell’Italia provinciale e borghesissima degli anni ’80. Una sfida estetica al sistema, ma anche la rivendicazione di una personalità non omologata e certamente disgustata dal proliferare di mode classiste e fascistoidi come quella dei Paninari. Essere “dark” (termine assurdamente usato solo in Italia, mentre nel resto del mondo si utilizzava il più appropriato “gothic”) era una consapevole scelta di campo: a Milano e soprattutto nella sua desolante provincia comportava essere derisi per strada, a volte attaccati e picchiati, senza alcun motivo. Trucco sbavato e capelli sparati in aria venivano percepiti come sinonimo di omosessualità nei maschi e di rifiuto della femminilità nelle donne. Gli stessi coetanei, compagni di scuola o vicini di casa, ne erano sbalorditi e/o disgustati. La polizia compiva raid nelle discoteche e nei ritrovi dark nella vana ricerca di droga, catalogando tutti i presenti, talvolta portandoli in cella (essere arrestati per il proprio look: anche solo per questo motivo le testimonianze raccolte in questo libro meritano di essere lette).
“Creature simili” ha il pregio di analizzare ogni aspetto del fenomeno: la musica, le band, i locali, le riviste, la moda, l’estetica, le radici culturali, la sessualità, il rapporto col punk e con le altre controculture. Fra gli intervistati compaiono nomi celebri (come il cantautore Garbo e Andy dei Bluvertigo), esponenti di spicco del mondo culturale alternativo (come Angela Valcavi, fondatrice di “Amen”, fanzine diventata vero punto di riferimento dell’epoca, con tirature eccezionali che superavano le 4000 copie) ma anche semplici e anonimi esponenti del movimento. Il risultato è una polifonia di voci in grado di delineare ogni sfumatura, dalle moderate alle più integraliste. È proprio questa varietà di punti di vista che garantisce una lettura affascinante e per niente scontata.