sabato 30 luglio 2011
DOUBLE GARDA FANTASY
domenica 17 luglio 2011
UNA NUOVA ARGENTIERA
giovedì 14 luglio 2011
ZAZIE numero 100
CREATIVITA' TAROCCA
martedì 12 luglio 2011
(BI)SOGNO
Ogni tanto, se mi sveglio presto la mattina, mi capita che dopo pranzo vengo preso da un abbiocco terribile. Se sono in giro me lo faccio passare, ma se lavoro da casa non posso fare a meno di coricarmi. La cosa assurda è che mi assale quasi all'improvviso e quando appoggio la testa sul cuscino non solo mi addormento subito, ma precipito direttamente nella fase R.E.M. Passo dalla veglia al sogno in un attimo. Il tutto dura non più di cinque, dieci minuti. Quando riapro gli occhi la mia prima impressione è quella di essere ancora completamente assonnato e che dovrò dormire almeno un'altra ora. Invece un attimo dopo sono tornato sveglio e vigile. Dopo riposi così brevi, mi alzo sempre dal letto con la sensazione che il mio corpo non avesse tanto bisogno di dormire, quanto di sognare.
giovedì 7 luglio 2011
Non si può insegnare a scrivere
Sono sempre stato per natura un tipo molto tollerante. Tendo a rispettare le opinioni degli altri anche quando non le condivido. Magari mi fanno imbestialire, ma giudico comunque sacrosanta la libertà di pensiero.
Detto questo, se c'è una cosa che proprio fatico a comprendere è la palese ostilità che molti dimostrano nei confronti delle scuole di scrittura. Si tratta di un movimento di opposizione strenua, che vanta pubbliche dichiarazioni indignate, la pubblicazione di articoli e libri che ne contestano rabbiosi l'esistenza.
La cosa a me fa sorridere, perché la stragrande maggioranza di questi contestatori parte da un assunto erroneo: che non si possa insegnare a scrivere. Il che è un controsenso. Se non si può insegnare a scrivere, allora non si può neanche insegnare a disegnare, a dipingere, a scolpire, a comporre musica. Eppure non mi sembra che questi stessi oppositori si battano per la chiusura di licei artistici e conservatori.
La scuola, per sua natura, trasmette dei saperi. Trasmette regole, tecniche, indicazioni. Aiuta l'allievo a comprendere una materia e a maneggiarla. Ed è questo che fa anche qualunque (buona) scuola di scrittura. Alunni con scarse capacità narrative possono arrivare al termine di un corso con segnali di miglioramento assai visibili, e questi sono risultati concreti, tangibili.
Quello che i contestatori idioti vogliono dire invece è: non si può insegnare il talento. E se fossero in grado di formulare la frase in questi termini allora avrebbero tutto il mio appoggio: è vero, non si può insegnare il talento. O uno ce l'ha o non ce l'ha. Chiaro e semplice. Ma questo non concerne la scrittura. Concerne l'arte in generale.
Del resto, molti di questi feroci oppositori poi dichiarano di essere ammiratori di Raymond Carver, o di Bret Easton Ellis, o di Jonathan Franzen. Tutta gente uscita dalle scuole di scrittura americane, sia chiaro.
E' un castello di carte così debole che vien fino tristezza a soffiarci sopra. Eppure ogni tanto va fatto, almeno per un'esigenza di chiarezza.
Quando ero uno scrittore alle prime armi non c'erano scuole di scrittura a Milano. Nel senso di nessuna in assoluto. Anelavo così tanto a frequentarne una che quando il Comune ha dato avvio a un primo corso sperimentale di scrittura creativa sono stato fra i primi a iscrivermi. La cosa era talmente approssimativa che la docente era una professoressa che aveva pubblicato un libro sulla stesura delle tesi di laurea ed era stata arbitrariamente precettata per fornire rudimenti di scrittura narrativa (immagino che il fine ragionamento alla base della sua scelta fosse stato: "Se sa insegnare a scrivere tesi di laurea saprà insegnare anche come si scrive un racconto, no?"). La tecnica principale di questa insegnante consisteva nel farci leggere brani di Virginia Woolf, di Hemingway, di Salinger e farci riscrivere dei pezzi "alla maniera di". Un corso di mimetismo linguistico, in pratica. Ma per me era già qualcosa. Mi ha fatto conoscere altre persone che come me condividevano la passione per la parola scritta, mi ha fornito alcuni stimoli letterari e mi ha fatto anche capire che probabilmente quello non era il miglior modo per condurre un corso di scrittura.
Tuttavia stiamo parlando di un tentativo pionieristico risalente a un paio di decenni fa e da allora le cose sono cambiate notevolmente. Oggi ci sono tante valide scuole, che forniscono una preparazione adeguata e a volte fanno fiorire veri talenti.
A me stesso è capitato, nei vari corsi in cui ho tenuto delle lezioni, di incontrare allievi che in seguito hanno pubblicato romanzi addirittura per Rizzoli o Einaudi. Sarebbero arrivati a questi risultati senza quei corsi? Probabilmente sì. Forse però avrebbero impiegato più tempo. Oppure, chissà, non avrebbero avuto l'incoraggiamento sufficiente per portare a termine il loro lavoro. Non potremo mai saperlo. E' chiaro che non esiste una regola, che ogni percorso artistico è fatto di abilità individuale, tenacia, occasioni fortuite, sintonie.
Ma a mio avviso qui il punto è un altro, e va al di là del talento: quando uno è bravo a scrivere arriverà prima o poi a dei risultati, con o senza scuole.
Invece mi chiedo: la signora senza ansie da pubblicazione che vuole però scrivere la storia della sua vita da lasciare in ricordo ai suoi nipoti, l'impiegato che ama scrivere racconti su viaggi immaginari che non ha mai fatto, il ragazzo che vuole provare a raccontare il mondo dei suoi compagni di classe ma che ha paura a cimentarsi nell'impresa di un romanzo, perché non dovrebbero avere qualcuno che li aiuti a farlo?
Devo ancora trovare qualcuno che dia una risposta sensata a questa domanda.