Protagonisti di “Corpi di Gloria”, romanzo d’esordio di Giuliana Altamura pubblicato da Marsilio nel 2014, sono due fratelli: l’adolescente Gloria, che ha appena finito il liceo, e il fratello maggiore Andrea, tornato a casa in vacanza dagli Stati Uniti, dove studia arte all’università, insieme a un compagno di corso. Intorno a loro si muove una costellazione di amici che sembrano elementi fissi di una commedia che tende a ripetersi all’infinito: il ragazzo benestante e strafottente, l’amica spregiudicata e sempre pronta a flirtare col rischio, il timido compagno di serate che ha timore a mostrare agli altri i suoi veri sentimenti. Il ritorno di Andrea agita Gloria, che invidia la sua indipendenza e trova intollerabile l’idea di vederlo ripartire di nuovo alla fine dell’estate. Ma una tragedia imprevedibile viene a stravolgere l’equilibrio del gruppo, costringendo ciascuno ad affrontare la responsabilità del proprio futuro.
Il tono dei dialoghi, l’ambientazione, la costruzione delle scene, i protagonisti, l’atmosfera, tutto sembra rifarsi al cinema indipendente americano, più che a dei modelli letterari. Sin dalle prime pagine la Puglia estiva che l’autrice ci racconta ricorda più una Los Angeles periferica che i dintorni di Bari e le immagini che evoca ci riportano alle pellicole di Gus Van Sant, Gregg Araki, Sophia Coppola, o ancor di più alla sorella minore Gia Coppola.
Una scrittura molto fluida e attenta al ritmo che invita a una lettura quasi compulsiva, un esordio con orizzonti decisamente internazionali.