Quando Truman Capote pubblicò sulla rivista Esquire i primi capitoli dell'ultimo romanzo a cui stava lavorando ("Preghiere esaudite") causò una specie di terremoto nel jet-set newyorchese che era solito frequentare. Lo scandalo era dovuto al fatto che numerose personalità si erano riconosciute nelle vicende, spesso imbarazzanti, presenti nel libro. In molti gli tolsero il saluto e smisero di frequentarlo. Lui si meravigliò della loro reazione. Dava per scontato che, dal momento che gli avevano confidato certi segreti, dovevano essere consapevoli che lui avrebbe potuti renderli pubblici: "Ma cosa credevano? Sono uno scrittore!" sottolineava.
Morale della favola: non stupirsi mai se un racconto privato fatto a uno scrittore finisce in un suo libro.
Anche a me è toccato subire, in parte, questa sorte.
Anni fa i miei genitori si sono iscritti a un corso d'inglese. Quando mi hanno chiesto una mano nei compiti a casa, ho scoperto che gli errori che facevano erano esilaranti. Roba da lacrime agli occhi. Ho raccontato l'episodio svariate volte e spesso mi capita, quando sono in compagnia di persone appena conosciute, che qualche mio amico dica: "Raccontagli gli errori dei tuoi genitori coi compiti d'inglese". E' diventato una sorta di classico.
Inevitabilmente ho pensato di scriverne in un racconto. L'ho iniziato e poi abbandonato, nell'ipotesi di riprenderlo in futuro in un testo più ampio.
Il caso vuole però che nel frattempo mia sorella sia diventata amica di Fabio Volo e che un giorno gli abbia raccontato questa storia. Anche lui si è divertito molto e le ha subito chiesto di poterla inserire nel libro che stava scrivendo. Dimenticandosi di avere un fratello scrittore, lei gli ha detto che non c'era alcun problema.
L'aneddoto degli errori d'inglese dei miei genitori sta nel capitolo 27 del romanzo di Fabio Volo "Il tempo che vorrei".
Anche ponendo il fatto che io l'avrei scritto in modo completamente differente, è chiaro che non c'è gara. Se anche oggi pubblicassi il mio racconto arriverei secondo e dopo un romanzo che ha venduto centinaia di migliaia di copie. E' una guerra persa.
E il bello è che non posso certo prendermela con Volo, perché ha tutte le ragioni: ha fatto quello che doveva e che io stesso avrei fatto al posto suo. Confermando, indirettamente, che il vecchio Truman ha sempre ragione.