Personalmente, l’appuntamento che attendo con maggiore trepidazione della nuova edizione di Roland è quello conclusivo, il reading/concerto di Aldo Nove insieme a i Camillas. Se Aldo Nove però è un autore celebre e non ha bisogno di presentazioni, molti ignorano chi siano questi Camillas. Male, perché sono un gruppo originalissimo e hanno fatto un nuovo album che spacca. Quindi ho deciso di scrivere una recensione del loro ultimo cd come forma di presentazione per coloro che non li hanno mai sentiti nominare.
Eccola:
Difficile spiegare I Camillas a chi non li conosce.
Cerchiamo di farlo con ordine:
Intanto sono un duo. Quindi polistrumentisti, abituati a cavarsela da soli.
Poi sono di Pesaro. Quindi indie di provincia.
Infine sono pazzi, nel senso che producono dischi di un livello di creatività talmente incontenibile che per l’ascoltatore medio risultano solitamente uno shock. Quando fate ascoltare un disco de I Camillas a un amico la reazione standard è: “Ma cos’è ‘sta roba?”. In questo caso meglio cambiare amicizie, ma andare fieri dei propri gusti musicali.
L’ultimo album, uscito alla fine del 2012, si intitola “Costa Brava” e più che un disco verrebbe da definirlo una discografia, perché all’interno c’è di tutto: 16 brani più una ghost-track, che sono una carrellata di generi miscelati con totale disinvoltura.
Questo è il terzo capitolo della produzione targata Camillas: hanno esordito con l’ep “Everybody in the palco!”, seguito dall’album “Le politiche del prato”. “Costa brava” però a mio avviso rappresenta un salto evolutivo: mi sembra che qui i pesaresi raggiungano il loro vertice, perché ogni brano contenuto è bello, ma in modo sempre diverso.
Il cd si apre con “Giovane donna”, che si potrebbe agilmente definire il perfetto incrocio fra i New Order e Cochi & Renato (ma che razza di incrocio è?!?): un muro di chitarre e un ritornello (“Vai, giovane donna vai, più forte di me”) ripetuto in continue varianti, quasi cabarettistiche. Non so se abbia senso, so solo che è bellissimo.
Va detto che coi Camillas il dubbio è sempre un po’ quello: se stiano scherzando o facciano sul serio, e non è mai dato capirlo. Bastano alcuni titoli a suggerire la loro follia: un pezzo si intitola “Brano violento” - e, ovviamente, è lentissimo; un altro si chiama “Il ritorno avambraccio” (cioè? Boh).
Musicalmente si concedono qualunque cosa: si passa dall’electro-pop di “Capita”, alle ballate acustiche “Rovi” o “Bel pomeriggio”, al dub della già citata “Il ritorno avambraccio”, al puro pop di “Gli arpeggi”, sino a punk alla CCCP-Fedeli alla linea nello scatenato “Cane”. Come se tanta eterogeneità non bastasse si divertono a includere anche un finto canto popolare siciliano (“Sissignuri”) e una struggente canzone neomelodica napoletana (“Incajate”). Il pezzo conclusivo, “La canzone del mare”, inizia come una dolente ballata cantautorale e finisce con intensi echi elettronici alla “Atmosphere” dei Joy Division. Un distillato di influenze, sfacciato e consapevole.
La vera forza dei due pesaresi però sta nell’uso della lingua, sempre creativo e spiazzante. In “Cane” cantano: “Sei un cane, ti piace sbavare, a volte abbaiare, nei prati correre” ma lo pronunciano corrère, con l’accento spostato, per mantenere l’assonanza. In “Gli arpeggi” si inventano un liberissimo uso del riflessivo: “Gli arpeggi che mi sei”.
Adoro I Camillas perché ogni loro disco comporta tre strati: il primo ascolto implica continue sorprese (cosa succederà adesso?). La seconda fase è quella nella quale familiarizzi con i cambi di registro: ascolti il testo per bene e sei già preparato agli arditi sbalzi musicali. Infine, c’è il livello finale, quando hai superato l’analisi e hai solo il piacere ripetuto dell’ascolto per un disco così ricco di melodie e idee.
È l’esatto contrario dei successi radiofonici assimilabili al primo ascolto: qui c’è troppo perché tu possa capirlo la prima volta. E’ un album a rilascio graduale, come una flebo. Non una botta, ma tante goccine che poi ti fanno stare meglio.
“Costa Brava” è il capolavoro de I Camillas ed è il disco italiano dell’anno. Ma lo capiremo solo in quattordici.
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